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"Ti amo"

Come si fa al giorno d’oggi a dire “Ti amo” a qualcuno?
Voglio dire: sembra quasi di sentire pronunciare queste due parole ogni giorno da una folla impazzita e bendata e mi sento quasi stordita da questo chiasso.
E Dio solo sa quanto la confusione m’inorridisca!
E poi dire “Ti amo” a qualcuno e’ una questione assai seria. Sono d’accordo che l’espressione di per se’ e’ anche il tramutare in parole un sentimento che non si riesce a contenere in nessun altro modo.
Ma ritengo che le due parole meritino Rispetto. Vanno maturate con il tempo. Devono diventare corpose. E’ un po’ come per il vino. Ecco. Oggi tutti bevono il vino nel brick spacciandolo per vino d’annata!
E poi bisogna che anche il destinatario sia pronto per ricevere un messaggio del genere. Deve essere in grado di sentirsi dire queste due parole senza sminuirle, senza trovarle inopportune o fuori contesto. Deve avere la stessa percezione di chi le pronuncia. Dev’essere sullo stesso spartito. E’ una questione di tempi, di ritmo. Come il jazz: sembra spesso non avere un ritmo proprio, ma ad un ascolto attento non puo’ sfuggire il ritmo. C’e’ sempre. In ogni cosa.
A volte le cose non vanno per il verso giusto perche’ qualcuno o qualcosa prende una stecca impercettibile. Ma quella stecca rovina il ritmo originario ed il risultato e’ una melodia malriuscita.
E quindi, mi mordo la lingua. Tengo a bada quel ghibli che modella le mie dune interiori, che secca la mia gola e mi spinge a socchiudere le labbra quando ti guardo.
Il vento caldo soffia gia’ dentro di me. Ma, si sa, il vento del deserto puo’ essere molto dannoso se non lo si conosce e non si e’ pronti per esso.
Cosi’, seguo il ritmo e aspetto.


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