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Biological Clock

E’ proprio vero che ad un certo punto della vita di ogni donna, comincia a farsi sentire una sorta di orologio biologico. O almeno, a molte accade.
Non parlo del guardarsi intorno ed accorgersi che il 70% delle tue coetanee ha il pancione o un umano in miniatura accanto. A quello, dopo le prime avvistate, fai anche l'abitudine. Parlo di quel piccolo lento cambiamento tutto femminile.

Certo, lento (l e n t i s s i m o) per me. Fino a qualche anno fa in fondo un simile pensiero non si azzardava nemmeno a toccarmi la coscienza.

Personalmente non ho mai amato troppo i bambini. Per carità, sono carini. Hanno quegli occhi da cuccioli che non lasciano indifferente nemmeno il cuore più duro. Ma di fatto non ho mai saputo, più che altro, come comunicarci. Se ci parlo facendo cucci-cucci, come fanno alcuni, mi sento una cretina.
Se ci parlo da adulta ho la sgradevole sensazione di non essere compresa.

Insomma, la mia difficoltà maggiore è stata quella di capire il target che avevo davanti e in che modo approcciarlo. Così, evitavo e basta.
Osservavo con distacco coloro che questa dote, invece, paiono averla innata.

L'istinto materno? Bhà! Ho sempre segretamente pensato fosse una balla, tramandata di mamma in figlia, per salvaguardare la specie e, dai pubblicitari, per vendere di più. Quasi ti fanno sentire in colpa se non ce l'hai. "Snaturata!"

Eppure, da qualche anno a questa parte, qualcosa di impercettibile in me è cambiata in merito alla questione.
Osservo le comuni attività genitoriali altrui e, riavvolgendo la pellicola appena vista nella mia mente, riscrivo la scena con me protagonista e le dò un apporto immaginario tutto personale.

Certo, “così è facile!” direte voi. Fra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di: giusto-sbagliato-lavoro-stanchezza-ciclo-isteria-partner-nonni-urla-piagnistei
-insicurezze-esperienze-personali-quant’altro.

Però, qualcosa è cambiato. Forse il mio corpo si sta inevitabilmente preparando all’ipotesi di un tale sconvolgente evento coinvolgendo la mia mente con questi episodi di genitorialità immaginata.

Mai dire mai. "Te l'avevo detto! Sapevo che non potevi essere davvero una snaturata!"
Dovrei sentirmi più normale adesso? Non direi. Sono ancora fermamente convinta di certi meccanismi massonici.
In fondo se sei brava a leggere tra le righe, anche la mamma più devota si lascia scappare qualcosa.
Non fraintendetemi. Ciò che mi indispone è l'omissione. Il non dire certe cose perchè, visto che la maternità è una cosa sacra, se le dici sei quasi messa alla gogna.
E allora vai col patinato mondo della maternità e la famigliola perfetta di certi spot.
Mi sta bene. Ma smettiamola con questa ipocrisia che certe cose non vanno dette. Che dormire poche ore a notte è un dolce sacrificio e tutto il resto.
Che "Il dolore del parto? Ma figurati! Lo dimentichi subito!". Probabilmente perchè è un dolore talmente allucinante che il tuo cervello per non scioccarsi troppo tende a rimuoverlo prima possibile. O magari perchè da subito dopo il parto in poi hai tante di quelle cose a cui pensare per occuparti del nuovo arrivato che non hai nemmeno il tempo e la possibilità di dolerti.

Resta comunque il fatto che si, qualcosa è cambiato.

E forse, non si è mai davvero pronti per tutto questo.




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