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Il sapore dell'infanzia

Questo post partecipa all' iniziativa lanciata da Sigrid del Cavoletto di Bruxelles.






La mia ricetta dell’infanzia, non e’ proprio una ricetta, si basa su ingredienti semplici proprio come i miei ricordi.
Quando ero piccola vivevo in una casa vecchia, li’era nato mio padre, dove era cresciuto e poi era andato a vivere con mia madre una volta sposati. Tutt’intorno la campagna cedeva il posto alla citta’. C’erano dei grandi palazzi e con essi nuovi abitanti. La gente ci guardava con sorpresa, curiosita’ e molti anche con superiorita'.
Io era l’unica del mio mio gruppetto di bambini, che era sempre fuori mi bastava attraversare il ciglio della strada per ritrovarmi dall’altra parte a giocare. Li avevo conosciuti nei cortili, quando ancora c’erano bambini nei cortili a giocare, all’inizio ti guardavano ma poi subito ti accettavano per quello che eri una compagna di giochi. Quando era l’ora della merenda la mia mamma mi chiamava, verso le 4 del pomeriggio. Anche loro andavano a prendere la loro e ritornavano con dei misteriosi pacchetti trasparenti che io ho sempre guardado con vogliosita’…”chissa’ come erano buoni” pensavo…. tutto quel cioccolato che li ricopriva, alcuni erano davvero dei disegni di ingegneria quadrati ricoperti di cioccolata e dentro ripieno di vari strati di crema, alla nocciola o alla vaniglia….
Mia madre si avvicinava alla strada e mi porgeva la sua di merenda che aveva preparato con tanto amore e con quello che era disponiblie in casa, un tovagliolino di carta bianco nascondeva una fetta di buonissimo pane, olio d’oliva e una bella spolverata di zucchero. Questa era stata anche la sua merenda d’infanzia! Io spesso le recriminavo che volevo anche io quello che mangiavano gli altri ma lei con una voce dolce e carezzovole mi diceva che quelle erano porcherie e che comunque costavano molti soldi. Io da brava bambina che ero mi prendevo il mio pezzo di pane e me ne ritornavo dall’altra parte dove mi aspettavano i miei amichetti inquisitori. A volte si passava di casa in casa, ognuno raccoglieva la sua merenda. I miei amici che sempre mi chiedevano o mi guardavano con curiosita' quello che mangiassi un giorno si avvicinarono tutti alla mia casa, entrarono davanti a quella che a suo tempo era stata l’aia e mia madre vedendo tutti quegli occhietti splancati offri’ anche loro la mia stessa merenda. Ero molto timorosa, pensavo che non gli sarebbe piaciuta e che se ne fossero andati per sempre. Mia madre porse ad ognuno una bella fetta di pane ricoperta di zucchero ed olio. Alcuni subito l’addentarono, altri la guardarono e poi affondarono i loro dentini di latte nel pane. Vidi come quel morso si trasformava in un sorriso, come forse sperimentavano per la prima volta il gusto semplice delle cose. Tutti allegramente con il nostro trofeo in mano saltellammo verso la strada a giocare. Davanti casa mia, la mia casa vecchia ci furono tante di quelle merende. Quella casa e’ ancora li, quei bambini sono cresciuti ed oggi fanno finta di non riconoscermi, adesso fanno parte di quelle faccie che quando passano rimangono tutto il tratto a guardare.
Quando tutto intorno a me e’ grigio, quando fa freddo, quando ho voglia di dolce, mi preparavo una bella fetta di pane zucchero ed olio e ritorno bambina anche solo per il tempo di quella fetta di pane il mondo attorno a me e’ perfetto e la mia mamma che vive a mille chilometri di distanza e’ come se fosse li accanto a me, con il suo calore e il suo buonsenso che oggi comprendo come non mai.





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