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Desideri di primavera

Uh, come mi sento frizzantina! Sono consumata dal desiderio di uscire, passeggiare e fare la monella, come se avessi ancora quindici anni. È la primavera, lo so: alzarsi col sole la mattina, i pomeriggi che si allungano, le prime fioriture, i pensieri che vagano lontano. Anche sotto casa mia il paesaggio sta cambiando:

E che sforzo fermarsi, ricomporsi, comportarsi da persona adulta, fingere di non vedere e di non ricordare. Ma io le rievoco tutte, quelle primavere, perché sono rimaste dentro di me, a comporre il mosaico dei miei anni, del mio cammino – e nessuno mai potrà strapparmele.

Voglio la primavera colorata d’azzurro e di viola, quella che non sai mai se è un regalo o una dannazione, se ti abbraccerà col suo calore o ti respingerà d’improvviso – a lasciarti precipitare nella notte dei pensieri cupi. Voglio la primavera dei pomeriggi nel verde, a raccontare storie e a parlare di nulla, a intrecciare sogni e a ridere di niente, come se il domani dovesse recare chissà quale consolazione – e tu e io, e i nostri capelli neri al vento e quella passione che ci ha devastati.

Ma poi no, voglio il presente. Voglio la primavera dei sentimenti quieti, del disincanto, voglio la primavera a tinte pastello – e la calma che segue la tempesta. Voglio proseguire lungo un sentiero di alberi e di ombre, senza fantasmi a corrermi accanto.



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