Trama
A St. Mary Mead, quieto villaggio della campagna inglese, viene ucciso il colonnello Protheroe, un uomo arrogante e molto avaro. Il cadavere del colonnello è rinvenuto nella biblioteca del vicario del paese, Leonard Clement. Ben presto l’assassino si costituisce: si tratta del pittore Lawrence Redding, che ha una relazione con la moglie di Protheroe. Quando sembra che il caso sia risolto, emergono però molti dubbi: il racconto del pittore non convince gli investigatori, perché presenta alcuni lati oscuri e sembra non accordarsi con le tempistiche del delitto. Il giovane viene quindi rilasciato e la vicenda, almeno in apparenza, si complica. Ma grazie alla presenza di Miss Marple, innocua vecchietta dedita al lavoro a maglia, al giardinaggio e al pettegolezzo, il mistero viene svelato.
Commento
Pubblicato nel 1930, La morte nel villaggio è il primo romanzo di Agatha Christie in cui compare la figura di Miss Marple. La vicenda viene raccontata attraverso il punto di vista del vicario Leonard Clement; ciò significa che il racconto di tutti gli eventi e le riflessioni su di essi sono influenzati dalla personalità del vicario, un uomo dotato di notevole ironia e autoironia, elementi che conferiscono al romanzo un tono vagamente scanzonato.
Come sempre avviene nelle opere della Christie, anche qui compaiono numerosi personaggi. In alcuni casi sono figure appena abbozzate o caratterizzate in modo superficiale, mezzi utili a creare una certa suspense e a complicare l’intreccio attraverso una fitta rete di sottotrame o di piccoli misteri. Del resto, si tratta di un espediente tipico della Christie, un espediente che, a mio parere, costituisce anche il limite più evidente della sua produzione letteraria, perché a volte dà luogo alla creazione di personaggi privi di autentico spessore psicologico, a situazioni poco realistiche e a troppi colpi di scena fini a se stessi.
Al di là di ciò, in quest’opera il dato interessante – quello che spicca su tutto – è l’impietosa e acuta descrizione di alcuni personaggi. Come si è detto, è il vicario del paese, Leonard Clement, a raccontare gli eventi, e lo fa dal suo punto di vista, con sottile e persistente ironia e senza alcuna indulgenza per nessuno, neppure per se stesso. Il romanzo è dunque ferocissimo perché nessuno si salva, neppure il narratore e Miss Marple: ciascuno ha le proprie manie, i propri limiti, le proprie cattiverie più o meno segrete, i propri pensieri inconfessabili, le proprie meschinità. Solo che tutto ciò viene narrato con garbo, con disinvoltura, quasi con leggerezza. Probabilmente è questo il pregio maggiore de La morte nel villaggio, ossia la capacità di mostrare i lati peggiori della natura umana in maniera molto scorrevole e, a tratti, divertente.
Qualche anticipazione
Miss Marple entra in scena per la prima volta a casa del vicario. Qui, insieme ad altre donne, è stata invitata per un tè da Griselda, la giovane moglie di Leonard Clement. Ed è Leonard, il narratore, a dire: Miss Marple è una vecchietta coi capelli bianchi e dai modi sempre molto timidi e mansueti. La signora Wetherby è un misto di miele e aceto. Miss Marple è certamente la più pericolosa delle due.
Nel corso del tè e dei tanti pettegolezzi che l’accompagnano, la pericolosa Miss Marple dispensa perle di saggezza e, soprattutto, dichiara: «Caro vicario, lei non è abbastanza uomo di mondo. Temo che osservando la natura umana per molto tempo, come ho fatto io, si arrivi a non fidarsene troppo. Ammetto che le chiacchiere e i pettegolezzi possono essere nocivi e poco caritatevoli, ma molto spesso sono anche veri, non le pare?». Miss Marple, insomma, è una vecchia arpia dotata di grande buon senso, esperienza, lucidità e disincanto, tutte caratteristiche che le consentono di risolvere misteri più o meno complessi. Perché, come lei stessa afferma più volte nel romanzo, la natura umana è quella che è. Compresa la sua.
Ma anche il vicario, accusato da Miss Marple di non essere abbastanza uomo di mondo, ha le sue pecche. Verso la fine dell’opera, infatti, Clement trova un suo collaboratore agonizzante e non chiama alcun aiuto. Quando il colonnello Melchett, incaricato delle indagini, gli chiede perché mai non abbia chiamato il dottore, Leonard Clement commenta così: per fortuna Melchett non sospetta mai che uno possa avere idee differenti dalle sue. In altre parole, soccorrere un moribondo è soltanto questione di gusti personali. Basta questo a far comprendere la sottile ferocia che percorre tutto il romanzo.
A chi è consigliato: a chi ama svagarsi con i gialli, senza eccessive pretese, ma vuole anche immergersi in una narrazione ricca di ironia e scorrevole. Forse è uno dei migliori romanzi della Christie.