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Compressione e "make it loud!" - parte 1

Recentemente, grazie alla segnalazione di un amico, ho letto un articolo su "Rolling Stones" riguardo alla "old new story" dei livelli usati nei master finali degli album pubblicati negli ultimi anni -- in parole povere del "volume" dei CD di rock/pop usciti negli ultimi anni.
E' tristemente vero, ormai tutto viene sparato a manetta. Ciò mi ha fatto quasi subito pensare alla compressione della dinamica audio.

La "compressione" è una sorta di mostro sacro per chi fa mixaggio audio: da sempre la frase "questa traccia va un po' compressa" è un must per chi vuole darsi un po' di tono da fase di mixaggio - e a onor del vero, a volte anche per essere fuori luogo.

Tuttavia non si vuole qui aggiungere nulla alla completa ed autorevole discussione di RS, bensì delineare più chiaramente i risultati effettivi di una operazione di compressione di dinamica. Nulla di troppo complesso e senza pretese di completezza, solo un po' di concetti ed un esempio reale.

Anzitutto cos'è la dinamica: con una prima definizione,

la dinamica è l'intervallo all'interno del quale
varia l'ampiezza del segnale.


Se si immagina di percuotere con vari livelli di forza a intervalli regolari nel tempo un tamburo, potremo ottenere un segnale con molta dinamica se avremo l'accortezza di dare sia colpi molto lievi sia colpi molto forti (e magari anche una certa gamma intermedia di intensità). Ancora, fra i numerosi simboli per scrivere uno spartito che gli autori di musica hanno a disposizione ci sono dei marcatori che possono essere apposti sopra al pentagramma: questi danno informazione sulla "intenzione dinamica" con cui l'autore desidera si suoni il brano a partire da quel punto: da un più che pianissimo (ppp) fino ad un fortissimo (fff) passando per pianissimo (pp) piano (p) mezzopiano (mp) ecc...

In modo più breve diremo che un segnale ha una certa dinamica in decibel quando la sua estensione in ampiezza lo porta a muoversi tra i limiti di un dato livello inferiore ad uno superiore: se un segnale non va mai oltre un minimo di -30dB ad un massimo di -5dB allora diremo che occupa una dinamica di 25dB.

Un aspetto che riveste una certa importanza è appunto la fedeltà con cui viene riprodotto un certo range dinamico: una registrazione di qualità è fedele quando preserva l'intenzione del musicista, mantenendo cioè le dinamiche che il musicista stesso ha usato quando ha suonato le varie parti.

Tuttavia a volte può risultare necessario, per vari motivi - problemi di registrazione, necessità di prodotto, ecc... - agire sulla dinamica con uno strumento in grado di manipolarla: il compressore di dinamica. In effetti il compressore di dinamica (o più semplicemente compressore) è in grado di rispondere a certe variazioni di dinamica producendone in uscita delle altre: questo - stante poi la possibilità di agire sul guadagno di segnale - significa che tramite la compressione siamo interessati non tanto ai valori finali massimi e minimi assoluti bensì al loro intervallo. Inoltre, il compressore non agisce sul valore del livello in ingresso ma risponde ad una "variazione di livello in ingresso" con una "variazione di livello in uscita".

Un compressore può avere vari settaggi ma sicuramente ha:
  1. una soglia di ingresso - o threshold - che determina il livello oltre il quale comincia a lavorare.
  2. una ratio, ovvero il rapporto di compressione fra le variazioni ingresso:uscita.
Per esempio, una ratio di 2:1 fa si che una variazione di 2dB in ingresso al compressore produca una variazione di 1 solo dB in uscita al compressore.
Altre regolazioni possono prevedere:
  • attack e release della compressione - ovvero quanto velocemente il compressore è sensibile alla variazione di dinamica e "per quanto" poi fa sentire la sua azione nel tempo
  • working mode: rms (Root Mean Square) o peak - se il compressore agisce considerando il valore rms oppure il picco del segnale
  • knee - l'andamento grafico della variazione di compressione (più o meno brusco)
  • gain: la compressione, riducendo la dinamica, può portare anche alla diminuzione del valore massimo del segnale; si può quindi ricuperare il perduto agendo sul segnale in uscita aumentandone il guadagno "globale". Questo è ciò che generalmente può creare i problemi di "loudness" dell'articolo citato: così infatti si aumenta il "volume" sia del segnale compresso che del segnale risparmiato dalla compressione, livellando nella sua globalità l'andamento della dinamica.
Compressore vst: "Classic Compressor" della Kjaerhus Audio

Vediamo un esempio concreto.



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