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Buckethead - Electric sea

Electric sea - 2012 (Metastation)

L'ultima fatica del testasecchiellato chitarrista era molto attesa da chi era rimasto favorevolmente impressionato dal precedente "Electric Tears", rilasciato nel 2002. Buckethead non è nuovo ad album acustici, o perlomeno elettro-acustici: si pensi ai precedenti "A real diamond in the rough", "Colma", "Shadows between the sky" ed il già citato "Electric Tears". Il personaggio creato da Brian Carroll può sicuramente essere oggetto di curiosità e critiche, così come inevitabilmente può esserlo il chitarrista Buckethead - quanto l'uno sia necessario all'esistenza dell'altro lo lasciamo deciderlo al diretto interessato: per noi è sufficiente poter continuare ad osservare il percorso di questo bizzarro musicista. Ammetto di aver atteso con molta curiosità e speranza questo album, soprattutto per il fatto di aver molto apprezzato "Electric Tears" - e onestamente, come spesso accade in questi casi, il primo ascolto non mi ha steso al pavimento; ad oggi, dopo vari ascolti, credo di poter definitivamente dare la colpa ai tre interludi classici, una scelta che personalmente trovo estranea alla logica dell'album e -se mai BH possa averlo inteso in questo senso (altrimenti non ne capirei il titolo)- alla logica di prosecuzione con "Electric Tears". Come spesso è accaduto nella produzione elettroacustica di BH, i pezzi sono giocati sulla stratificazione e la fusione di chitarre classiche, acustiche ed elettriche senza uso di ritmiche di batteria o basso.
Brani che considero notevoli sono la title track (che apre l'album), "Beyond the knowing", "Gateless gate" e "The home beacon"; come già detto, "La wally" (un brano del compositore italiano di fine '800 Alfredo Catalani), "La gavotte" e "Bachethead" (facendo anche lo sforzo di sorvolare sulla discutibile felicità del portmanteau...) li ho trovati un po' forzati - dipenderà forse da una mia innata diffidenza verso le interpretazioni di brani classici, chissà...
"The homing beacon" è invece un brano notevole: dedicato a Michael Jackson, uno dei personaggi di riferimento per il primo Buckethead, credo sia quello maggiormente ispirato.

Globalmente un *buon* album, che in alcuni tratti mostra una certa artigianalità, soprattutto per l'aspetto più prettamente audio se paragonato ad altre produzioni, cosa che ormai dovrebbe non essere nuova a chi segue BH da tempo: in fondo mi piace pensare all'uomo Brian Carroll che progetta, registra e effettua il tuning del suo album nella tranquillità di una stanzetta di casa sua, davanti al computer, con amplificatori, effetti, strumenti e modellini di robot. E' anche per questo che perdono tante stravaganze al personaggio...

Electric Sea

1. Electric Sea (6:26)
2. Beyond the Knowing (3:54)
3. Swomee Swan (4:43)
4. Point Doom (5:15)
5. El Indio (7:20)
6. La Wally (Alfredo Catalani) (3:46)
7. La Gavotte (J. S. Bach) (2:53)
8. Bachethead (J. S. Bach) (2:05)
9. Yokohama (2:52)
10. Gateless Gate (1:58)
11. The Homing Beacon (6:53)


Buckethead - chitarre





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