Ci sono dei veicoli, specie nel settore delle moto, che racchiudono nella loro bellezza una sorta di potenza immortale, come iconica: nell’intramontabilità, ad esempio, si inserisce una Suzuki.

Molti, senza dubbio, la ricorderanno: si tratta della Suzuki RG Gamma 500: qualcosa di spettacolare e unico, certo, e per definizione irripetibile. In che senso, però? Spieghiamolo.

La Suzuki RG Gamma 500 era, e inevitabilmente lo è ancora oggi, una moto dalla suggestione universale, e quasi metaforica. Semplicemente perché assomigliava a un’idea, poi, però, interrotta purtroppo.

Il suo fascino però è ancora oggi integro. Anzi, è talmente così, ancora oggi, che una 2 ruote simile è impossibile da trovre, se non nei sogni.

E chi ce l’ha, se la tiene stretta. Ma com’era, anzi com’è, la Suzuki RG Gamma 500? A cosa è dovuta la sua unicità e il suo fascino? Iniziamo con un pò di storia.

Suzuki RG Gamma 500, inimitabile super sportiva

Per definizione iper sportiva, quattro cilindri, la Suzuki RG Gamma 500 è datata 1985: il motore ha le peculiarità tipiche della Suzuki 2T, per intenderci quattro volte vincitrice dei Mondiali GP 500. Il problema, all’epoca, fu l’inquinamento.

O meglio, le norme anti inquinamento che, in sostanza, ne fermarono la produzione dopo appena un breve quinquennio. Eppure, bastò per renderla iconica e decisamente amata. Il suo essere ‘replica’ della Suzuki campione del mondo fece partire intorno a lei una sorta di battage mediatico non da poco, e una aspettativa ostica da far rispettare.

Gamma 500, un mito degli anni ’80

Le norme severissime relative alla lotta all’inquinamento hanno dato vita breve a questo gioiello, che però restò nella memoria perchè da subito rappresentò un mix tra le moto da Moto GP e quelle ‘ordinarie’, con un aspetto estetico da urlo.

Prestazioni elevate, motore 4 cilindri, raffreddamento a liquido, cambio a sei rapporti, telaio a doppia culla, potenza massima 95 cavalli a diecimila giri, velocità raggiunta 230 chilometri orari.  Livello senza dubbio più che sensazionale per una dure ruote che ebbe modo di conoscere la ‘strada’ o per meglio dire la produzione, per molto poco tempo, ma segnò un’epoca soprattutto in quanto idea: quella della fusione tra l’universo delle super sportive e quello altrettanto iconico delle moto su strada. Dopo tanti anni, se è ancora un simbolo, ci sarà un motivo.

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