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Aggressività e mezzi di comunicazione: quali effetti nei bambini?

Indubbiamente i mezzi di comunicazione sono diventati parte della nostra vita quotidiana, parte della nostra cultura e più abituali sono divenuti anche i contenuti di tipo violento che sono presenti nei media. Si riflette ancora troppo poco su questi aspetti e sarebbe utile interrogarsi su quali effetti potrebbero dare in futuro.

I bambini e la violenza in televisione

I bambini americani guardano la TV in media dalle tre alle quattro ore al giorno. La televisione può avere un influenza davvero molto forte nello sviluppo del sistema dei valori di un bambino e nella formazione del suo comportamento. Sfortunatamente una gran parte delle programmazioni attuali ha contenuti aggressivi. Molti studi sugli effetti della Violenza in TV nei bambini e negli adolescenti hanno dimostrato che i bambini possono:

-diventare “immuni” all’orrore della violenza

-accettare gradualmente la violenza come un modo di risolvere i problemi

– imitare la violenza che osservano in TV

-identificarsi con certe caratteristiche sia delle vittime che degli aggressori

I bambini che vengono esposti eccessivamente alla violenza in televisione tendono ad essere maggiormente aggressivi. Alcune volte, il guardare un solo programma violento può aumentare l’aggressività nel breve termine. I bambini che guardano spettacoli in cui la violenza è molto realistica, è ripetitiva e non riceve punizione, saranno quelli che maggiormente tenderanno a imitare ciò che hanno visto.

I bambini con difficoltà emotive, di comportamento, di apprendimento o di controllo degli impulsi possono essere maggiormente influenzati dalla violenza in televisione. L’impatto dell’aggressività in televisione può divenire evidente nell’immediato o può sorgere anni più tardi e gli adolescenti o i giovani adulti posso divenire aggressivi in seguito all’esposizione della violenza in tv anche quando nel clima familiare non ci sono segni di tendenze aggressive.

Ciò che ho fin’ora riferito non significa che la televisione è l’unica fonte di aggressività o di comportamento violento però è certamente una fonte che ne contribuisce in modo significativo.

Videogames e film aggressivi

Attualmente, i videogiochi sono diventati un’industria che rende profitti più elevati dei film e quelli che vengono venduti di più purtroppo sono quelli di tipo violento. In passato, nei videogames, le immagini violente non erano molte e non era centrale per lo scopo del gioco uccidere altri esseri umani. Spazio, navi, zombie, alieni e mostri venivano uccisi, ma non gli esseri umani. Ora la grafica si sta avvicinando sempre più alla realtà e risulta che i giochi che vengono più venduti sono quelli dove la cosa importante è quella di sterminare l’umanità, un esempio di questi giochi è il recente Call of Duty: Modern Warfare, che ha fruttato circa 550 milioni di dollari in 5 giorni ed è diventato il gioco più venduto tra tutti gli altri e l’obiettivo del gioco consiste proprio nell’ uccidere altri esseri umani virtuali.

Per quanto riguarda il film, la violenza è stata sempre parte integrante dei film americani: delinquenza giovanile, i massacri più grandi della storia, la violenza familiare … Questi film hanno generato un pubblico abituato ai film violenti e che richiede anche contenuti sempre più violenti. Fortunatamente le regole sui film, stabilite nel codice di produzione di Hollywood, sono stati più rigorose e hanno impedito alla maggior parte dei film di mostrare i dettagli delle scene violente.

Internet

Internet è stato uno strumento che ci ha permesso di fare molte cose, come ricercare informazioni, comunicare, ecc. Ma anche, come tutto in questo mondo, quando viene usato in modo sbagliato può diventare violento. L’aggressività si può incontrare in diverse parti della rete.

Ad esempio quando si leggono dei blog o degli articoli si ritrovano molti commenti fuori contesto sino ad arrivare a leggere insulti verso i lettori o gli autori. Ciò non significa che non si deve esprimere il proprio punto di vista ma che non si deve mai dimenticare il rispetto per l’altro. Questo fenomeno sta sempre più aumentando nel nostro paese. Ultimamente alla radio, alla tv, ecc. si sentono sempre più notizie di qualcuno che prima di uccidere ‘x’ persone lascia un messaggio in linea. Questo è un altro importante punto che la violenza fa su internet, molti adolescenti si divertono a farsi notare come bulli su internet in modo che tutti i compagni ne siano consapevoli e li temano, internet diviene uno strumento di potere e ricatto per loro (esempio i video di atti di bullismo).

Anche le chat sono spazi a rischio di aggressività poiché chiunque può creare dei profili fittizzi e sono piene di persone che cercano qualcosa che va al di là dell’amicizia: non sapendo chi c’è dall’altra parte si può divenire vittime di stalker…ecc . Anche la violenza di contenuto sessuale diviene più frequente in internet, non esistono blocchi per i minorenni che riescano davvero a fermare la comparsa di pubblicità e pagine con contenuti sessuali.

Anche l’uso dei social network senza un’adeguata attenzione alla privacy può esporre a rischi, sono ormai conosciti i casi di molestie, furti di identità e rapimenti.

Ci si chiede fino a che punto può arrivare l’aggressività in internet? Quanto ne siamo davvero consapevoli? Cosa si può fare?

Il web è un mondo affascinante, un mezzo che aiuta a trovare un sacco di cose e accorcia le distanze tenendoci tutti collegati ma proprio per questo abbiamo l’obbligo di prenderci cura di questo spazio, di essere informati e di educare i nostri figli all’uso corretto.

Gli effetti dell’esposizione a scene aggressive

Una possibile spiegazione per l’attrazione e il forte interesse che porta a cercare e apprezzare i contenuti aggressivi può essere proprio che il guardare scene, immagini violente diviene una valvola di sfogo, permette alle persone di esprimere e provare indirettamente quell’aggressività repressa che ognuno di noi possiede.

Si verifica una doppia identificazione nel carnefice e nella vittima. Da un lato, è identificato con il potere sulla vita e sulla morte che possiede colui che commette il reato e che serve a soddisfare la sete di potere. D’altra parte è la paura e la fragilità della vittima che ci fa vedere il risultato che potrebbe causare lo scegliere di adottare un comportamento violento e sentirsi un po’ colpevole. Secondo lo psicologo Savater, fondamentalmente è una “semplice fantasia compensativa per la relativa incapacità di tutti i giorni “.

Le conseguenze si possono prevedere con certezza: produce un effetto di assuefazione, prova di ciò è il gran numero di contenuti violenti che appaiono in televisione e che provengono da un’elevata domanda del pubblico, è ciò che li rende redditizi.

Un effetto positivo che è attribuito alla violenza nei media è l’effetto di deterrenza. Si riferisce al messaggio che il reato è sempre punito (nelle serie TV, nei romanzi o anche nelle notizie alla radio e alla televisione).

Un ulteriore effetto positivo che solitamente viene attribuito alla violenza nei media è che la televisione o i film sono come una finestra che mostra il lato crudele del mondo, costringendo le persone a cercare l’opposto in realtà, vale a dire, la pace e la tranquillità.

Dall’altro lato però esporre a materiale violento causa un cambiamento nella percezione umana rispetto alla violenza. Questo fenomeno viene chiamato “la sindrome del mondo media”, in cui le persone si percepiscono più deboli e vulnerabili alla pressione imponente della violenza e ad un certo punto si sentono schiacciati, non sapendo come difendersi da essa. Questo sarebbe l’effetto opposto alla doppia identificazione del carnefice e della vittima.

Si dovrebbe tener conto che per tutte le persone l’esposizione improvvisa a situazioni molto violente o disumane è in grado di alterare la mente umana, in particolare i bambini, soprattutto dai quattro ai dodici anni di età che è il periodo in cui sono più vulnerabili e la cura parentale è fondamentale.

Fortunatamente la mente umana impara rapidamente a distinguere tra ciò che reale e fittizio, giusto e sbagliato e nessun mezzo di comunicazione, da solo, ha la forza di alterare questa capacità innata e adattiva”.

 

Dott.ssa Nadia Calderaro




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