Il celebre giornalista di Rete4 ha ammesso di trovarsi in un situazione di seria difficoltà: cosa sta succedendo ad Emilio Fede.

Nato nel 1931, Emilio Fede è uno dei giornalisti televisivi più noti in Italia. Direttore del TG1 dal 1981 al 1982, poi di Videonews dal 1989 al 1991, di Studio Aperto dal 1991 al 1993 e infine del TG4 dal 1992 al 2012, oggi sta facendo parlare di sé per via di alcune recenti rivelazioni in merito alla pensione: ecco con cosa vive e perché non gli basta.

Figlio di una cantante dell’opera e di un maresciallo maggiore della pubblica sicurezza di stanza in Etiopia, Emilio Fede ha iniziato a lavorare come giornalista da giovane, quando ha iniziato a collaborare con Il Momento – Mattino di Roma. La sua collaborazione con la Rai, però, inizia nel 1958 e di fatto dà il via a una carriera che poi sarà caratterizzata da un gran successo, soprattutto su Rete4. Oggi che però è ormai in pensione, ecco con cosa vive Emilio Fede e perché sostiene che quanto prende non gli basti.

Emilio Fede parla della sua pensione: con cosa vive

Intervistato da La Zanzara di Radio24, Emilio Fede si lascia andare sull’importo dell’assegno pensionistico che percepisce ogni mese e rivela che non gli basta affatto. Pur avendo una pensione da 8 mila euro al mese, il giornalista sostiene che non è sufficiente per la vita che fa: “Devo pagare la rata della macchina in leasing, l’autista, la badante e l’affitto di casa. E le bollette. Una volta non pagavo nulla” ha quindi ammesso, aggiungendo alla lista di cose da pagare anche la cameriera che lavora a casa sua, la benzina e gli abbonamenti degli smartphone.

Al momento, secondo quando ammette lui stesso, in banca gli sono rimasti “solo” 12mila euro poiché il resto è sotto sequestro. Per tre udienze in tribunale, l’avvocato gli ha chiesto 400mila euro e questa spesa pesa sulle sue finanze. Emilio Fede, infatti, nel corso della sua carriera è stato travolto da diverse vicende giudiziarie: oltre a quella relativa al caso Ruby, c’è poi una querela da parte di Sergio D’Elia, quella per mano del Comune di Venezia e l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta, nonché l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione nei confronti dei vertici Mediaset, conclusa con un’assoluzione.

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