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Garanzia giovani: il perché di un fallimento (all’italiana)

Tags: giovani

Che succede ai Giovani italiani? Alcuni ricorderanno l’infelice uscita, nel 2007,  dell’allora ministro delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa che invitò le famiglie a mandarli fuori di casa definendoli bamboccioni. Il problema è che i giovani, il consiglio di Padoa-Schioppa, l’hanno seguito. E, di corsa, non sono solo usciti di casa ma anche dai confini della nostra nazione.

I motivi? Gli stessi che fanno arrabbiare voi: tassazione, burocrazia, legalità, salari e tagli alla ricerca. Ma stiamo parlando di giovani, ricordate? oltre a questi motivi basterebbe da solo il dato della disoccupazione giovanile che quest’estate ha toccato la quota record del 44,2% . Se il dato in sé non vi impressiona, considerate che perfino il Lesotho fa meglio di noi. Per farvi un altro esempio, la Siria nel 2010 (ultimo dato disponibile) viaggiava con una disoccupazione giovanile intorno al 19%.

Il risultato scontato sono gambe, braccia e cervelli in fuga. Tanti cervelli in fuga. Nel solo 2014 sono stati oltre 90mila gli italiani che hanno cambiato residenza, più della metà dei quali under quaranta. La Repubblica evidenzia un caso fra tutti , quello dei medici appena laureati: erano 396 nel 2009 ad aver preso la via oltre confine, nel 2014 sono diventati ben 2.366.

Se per Renzi non c’è da preoccuparsi perché “l’occupazione è ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi” è piuttosto interessante osservare come, secondo le stime, dal 2008 al 2014 è emigrato all’estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo Stato 23 miliardi di euro. Persone che andranno inevitabilmente ad arricchire altri Stati.

E gli altri? Quelli fortunati, quei giovani in Italia con un impiego fisso? Solamente un giovane su dieci considera di disporre di occasioni di impiego buone e adeguate. Bamboccioni incapaci di crescere, viziati, privi di autonomia e di capacita di assumersi responsabilità. Ah, i giovani!

Per fortuna l’Italia si trova in Europa, no? In Europa si parla di lavoro, di crescita, di giovani. Ci sono più giovani negli spot televisivi dell’Unione Europea che in discoteca. Ci sarà pure qualche programma di sostegno per questi giovani!

E infatti qualche giorno fa grazie ad una lettrice, ho scoperto “Garanzia Giovani”, un programma europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile (Youth Guarantee) nato con il preciso scopo di collocare giovani sotto i 30 anni che non studiano né lavorano. Fin qua tutto bellissimo anche se va detto che questo non è certo un programma premio. E’ destinato ai Paesi Membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%. Poco male direte voi.

Come funziona Garanzia Giovani? Fonte: Ministero del Lavoro

Ma come funziona Garanzia Giovani nel concreto? Ogni regione si gestisce autonomamente, ma tutte in sostanza offrono ai ragazzi tirocini o servizio civile per la durata di 3 – 6 mesi presso aziende ed enti. Le aziende sono individuate attraverso centri per l’impiego pubblici o privati. Esse hanno la possibilità di far lavorare ogni stagista per un massimo di 140 ore al mese e hanno il vantaggio, non da poco, di non dover pagare questo dipendente, che comunque percepisce circa 400-500 euro al mese.

Il pagamento, infatti, arriva tramite fondi europei, ripartiti nelle varie regioni e poi inviati all’INPS, che provvede poi al pagamento tramite gli uffici postali.

Questo progetto è nato con uno scopo: incentivare le aziende a inserire giovani nel loro organico, aiutando questo percorso a livello economico. Questa la teoria. Con la pratica invece arrivano i dolori.

Da un lato c’è l’illusione del lavoro. Dall’altro ci sono le ombre.

“Speranze e anomalie che viaggiano sullo stesso binario” così scrive Palermo Today in un articolo dal titolo eloquente: “Garanzia Giovani, quanti sospetti”.

Prima di tutto, partiamo dai numeri: in Italia ci sono 2.400.000 giovani che non lavorano né studiano, di fatto i destinatari di questo progetto. Di questi, circa 400.000 hanno aderito all’iniziativa. 230.000 sono stati presi in considerazione e circa un decimo di questi hanno potuto accedere al progetto. In pratica 30.000 su 2,4 milioni di persone.

Se non bastasse, dei 16 miliardi destinati a questa iniziativa (che coinvolge oltre all’Italia, Francia, Portogallo e Irlanda) ben 360 milioni sono finiti nella misteriosa voce attività di orientamento e difficilmente monitorabile perché, come ricorda Linkiesta, “l’Italia è l’unico Paese (insieme a Malta) che non studia le performance dei propri servizi pubblici per l’impiego“.

E gli altri soldi? In questo l’Italia ha dato il peggio di se. Ritardi di pagamenti, sfruttamento del personale (con un monte ore spesso più elevato di quello stabilito), liste di attesa infinite e aziende che, il più delle volte, chiariscono non saranno impieghi permanenti.

Riporto parte della lettera della lettrice:

“Ti fanno lavorare fin dal primo giorno, manco per sogno per imparare un nuovo mestiere, anzi, solitamente prendono giovani formati con esperienza pregressa. 140 ore mensili non è considerato il massimo bensì lo standard e spesso capita che ti facciano mettere su carta molto meno. Per farti pagare devi compilare appositi moduli con gli orari che fai e i giorni e mandarli tramite posta alla regione stessa entro i primi giorni del mese che segue i due mesi di stage. Il pagamento dovrebbe arrivare ogni due mesi un mese al massimo più tardi dal suo inizio, quindi se inizia a maggio entro fine luglio, deve arrivarti il pagamento. Spesso non solo non ti arrivano entro quel limite ma molti finiscono l’intero tirocinio di 6 mesi senza vedere manco un pagamento. Per il pagamento poi è un’epopea e ogni volta s’inventano nuove scusanti, inclusa quella di non aver mai ricevuto i documenti (anche se mandati tramite raccomandata con ricevuta di ritorno).

Ho fatto lo stage da maggio 2015 ad ottobre 2015 e per ora ho ricevuto solo 800 euro su un totale di 3000 euro. Sono andata sotto alla regione con un gruppo di giovani come me per denunciare lo scandalo ma la situazione non migliora. Personalmente trovo triste tutto ciò, ingiusto e umiliante. Ho trenta anni, oramai sono fuori dal progetto, per me 2200 euro fanno la differenza e potessi denuncerei la regione. Più e più volte si è chiesto alle grandi testate giornalistiche di esserci e parlarne così come ai sindacati ma a parte l’usb e piccoli quotidiani come leggo.it qui nel Lazio tutti gli altri hanno taciuto”.

Grazie a questa segnalazione, ho potuto notare come su Facebook ci siano tanti gruppi (uno per ogni regione) di giovani che parlano degli stessi problemi. Delusione, rabbia e a volte rassegnazione. Tante volte sentiamo parlare di Europa e di fondi che dovrebbero essere destinati al nostro paese, ma quando esso avviene, come vengono impiegati?

Garanzia giovani: soldi destinati ad avviare giovani disoccupati nel mondo del lavoro impiegati per farli lavorare senza retribuirli (o retribuirli ben al di sotto della paga standard). Potrebbe essere ironico se non fosse tragico.

E voi? Avete già deciso che disoccupati volete essere da grandi?

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