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Cala il sipario sulla XII edizione di ‘Teatro alla Deriva’

Sulla zattera delle Stufe di Nerone è andata in scena l’ultima pièce della stagione, “Costellazioni” di Roberto Solofria.

BACOLI – Domenica 23 luglio, con il quarto e ultimo spettacolo in cartellone, si è chiusa la XII edizione di ‘Teatro alla Deriva‘, una rassegna teatrale diretta da Giovanni Meola, che fa esibire gli attori su una zattera collocata al centro del laghetto delle Stufe di Nerone. Applausi e consensi per la pièce Costellazioni, tratta dal testo del drammaturgo contemporaneo Nick Payne, per la regia di Roberto Solofria (produzione Mutamenti / Teatro Civico 14). Sulla zattera due soli attori: lo stesso Solofria e Ilaria Delli Paoli. L’opera teatrale dà corpo alla teoria degli universi paralleli, che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede, seducendo o incuriosendo uomini di scienza e pensatori. Marianna, cosmologa, e Rolando, apicoltore, conosciutisi ad un barbecue, si innamorano, intrecciano una relazione destinata a fallire a causa di un tradimento, per poi essere nuovamente ricucita, dopo un incontro casuale, a distanza di tempo, ad un corso di ballo. Epilogo tragico è il dramma vissuto dalla coppia a seguito della scoperta di un brutto male che affligge la scienziata. La trama procede in modo tortuoso (non vi è alcuna «spiegazione lineare», come sottolinea la stessa Marianna quando confessa il suo tradimento), in quanto le scene sono ripetute con alcune variazioni nel finale, variazioni che incidono anche sul conseguente evolversi della vicenda. In mondi paralleli scelte e parole diverse determinano destini diversi. E così, se il male di Marianna fosse stato un tumore benigno e non già il glioblastoma multiforme, probabilmente il fato avverso non si sarebbe accanito in modo così crudo e feroce sulla vita dei protagonisti. Eppure, malgrado la possibilità alternativa meno nefasta, Marianna è inchiodata alla dura realtà, come emerge da un dialogo serrato con Rolando, all’interno di una scena in cui peraltro viene rievocata la morte della madre di lei; scena che è riproposta all’inizio, nella parte centrale e alla fine della pièce, quasi a sancire che il tempo (inteso come coerente e cronologica successione degli avvenimenti) non esiste o che tutt’al più il suo valore è relativo ed effimero. Sulla base di tali presupposti, è inutile che si cerchi di prolungare disperatamente la vita di Marianna di qualche settimana. Risvolti comici si alternano a scene intensamente drammatiche, che nondimeno prevalgono e si impongono in una sorta di climax ascendente nel finale, a suggellare la presa di coscienza di una verità inconfutabile. Il passaggio da una scena e all’altra è demandato unicamente alle battute degli attori e al cambio di luci, senza alcun ausilio di supporti scenografici, che di fatto mancano del tutto, se si esclude il quadrato che delimita i confini della zattera.

IL COMMENTO DEL PATRON – Ideatore della rassegna, Ernesto Colutta esprime grande soddisfazione per i risultati dell’ultima edizione: «Dopo 12 anni, sono sempre più persuaso che ci siano ragionevoli presupposti per continuare ad andare avanti. Ho sempre approvato e condiviso le scelte fatte dal direttore artistico Giovanni Meola, improntate sul criterio della varietà e della pluralità di generi, ma quest’anno in modo più convinto. Nonostante i grossi sacrifici che abbiamo dovuto affrontare, non può farci che piacere riscontrare che si è venuto a formare un “pubblico della rassegna”, un pubblico affezionato che ci segue in modo assiduo e che ha decretato il successo della manifestazione».

Massimiliano Longobardo

Foto di Davide Russo

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