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L’opinione: “GUERRA”

Stavo pensando alla «guerra». Non esiste un diritto alla «guerra di aggressione», solo il diritto alla «guerra di difesa». La guerra di aggressione è sempre da condannarsi e sempre va confermato il diritto alla legittima difesa.

Esistono tre tipologie di «guerre». le prime due possono essere di aggressione o di difesa. La guerra di aggressione è sempre da condannarsi e sempre va confermato il diritto alla legittima difesa della Patria, come sempre vale il diritto alla legittima difesa della famiglia da chi la minaccia gravemente. Il diritto delle Nazioni alla difesa può permettere forme di alleanze tra Stati affinché anche i più deboli possano essere protetti. Le «alleanze difensive», però, non devono trasformarsi in «alleanze offensive» e minacciose per la pace.

Il ricorso agli armamenti per motivi difensivi non deve avvenire trascurando i doveri di cercare strenuamente accordi internazionali per il disarmo bilanciato e progressivo. Il possesso degli armamenti per la difesa non è quindi indifferente dal punto di vista morale e politico, come se la questione si ponesse solo per il loro uso. Il possesso non è una variabile indipendente, esso trova la sua legittimazione nello sforzo mai interrotto di concordare un progressivo disarmo al fine di ridurre anche i limiti del possesso.

I due criteri della necessità e della proporzionalità riguardano quindi non solo l’uso delle armi ma anche il loro possesso, nell’impegno di alzare progressivamente la soglia dei due criteri. Senza questo impegno reale la corsa agli armamenti diventa colpevole.

Non vale nemmeno l’accumulo di armi per scopi di deterrenza, ossia per trattenere o dissuadere gli avversari da possibili aggressioni. La deterrenza diventa uno stimolo alla rincorsa verso armamenti sempre maggiori e fa aumentare il pericolo.

Nel rispetto del diritto internazionale umanitario Devono essere preservati i civili, sia da parte dell’eventuale aggressore sia da parte di chi organizza le azioni militari di difesa. L’uso di milizie civili e di resistenza civile, soprattutto l’utilizzo di donne e bambini, deve essere evitato dalle parti belligeranti.

Coloro che cercano rifugio in altri Paesi per fuggire dalla guerra che ha colpito il proprio devono poter contare su corridoi umanitari riservati e sull’aiuto della comunità internazionale. In queste occasioni si deve porre particolare attenzione a non dividere le famiglie. È possibile che una minoranza sia sottoposta a gravi minacce non solo per la sua libertà ma anche per la sua stessa sopravvivenza. In questi casi la comunità internazionale ha un dovere di ingerenza umanitaria, sulla base del quale intervenire a protezione delle vittime e per impedire violenze sistematiche che talvolta arrivano anche al genocidio. In questi gravissimi casi si può anche non rispettare la sovranità degli Stati, bisogna però porre grande attenzione perché quello all’ingerenza umanitaria non è un diritto, è un dovere.

Le sanzioni, soprattutto quelle economiche, possono essere assunte solo a determinate condizioni e finalità. Devono indurre alla trattativa e al dialogo, non devono gravare sulla popolazione come una punizione indiscriminata, devono essere limitate nel tempo, saggiamente monitorate affinché non facciano soffrire l’intera popolazione.

La «guerra civile» è frutto di ideologie politiche che producono violenza e ingiustizie di parte, l’una come l’altra, e che produce danni a lungo termine con le sue iniquità e lascia tracce che pesano sul futuro. La verifica e la storicizzazione del passato comporta anche di liberarsi da esse. L’Europa, in particolare (ma non solo: anche gli USA e molti Stati africani), ne è ancora molto gravata e questo ha comportato e comporta ancora forme di “guerra civile” europea da superarsi.

Questo è il mio pensiero sulle «guerre» presenti oggi sul Pianeta, in Europa come nei continenti asiatico e africano.

Marco Affatigato

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