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Società: Vittoriana nostalgia ed etichetta

Pensa che bello una notizia nuova: “La maleducazione non va più di moda“. Sarebbe stato il leit motive in Epoca Vittoriana. Peccato, che non sia così. Costume, si tratta di costume, bon ton, etichetta, galateo, comportamento .. come si voglia, la cosa fondamentale è prendere atto di come sia cambiato: non rispetto al 1500, bensì rispetto a meno di un secolo fa.

Il primo volume a chiamarsi Galateo dei Costumi è appunto del 1558 per cui non conviene spingersi indietro fino a lì: gli uomini e le donne hanno “abiti e abitudini” e non si possono paragonare. E’ bello comunque andare indietro nel tempo dalla fine dell’Epoca Vittoriana, tra l’inizio del ‘900 e l’inizio del 2000 per dare una occhiata di quanto sia grande questo cambiamento. Epoche che non hanno confronti. Nostalgie Vittoriane, crinoline e tanto eros (ora come allora).

A tavola: capita a tutti di andare a mangiare al ristorante con amici e con fidanzati, ma quanti di noi tengono presente che non ci si siede a tavola a caso ma esiste un ordine fisso per far capire al cameriere chi è in coppia e chi no, cosa importante ad esempio per proporre menù per coppie con particolari esigenze? Credo pochi. Non solo coppia ma anche comitive, ormai è raro che anche i grandi gruppi sappiano come ci si siede e come funzionerebbe la regola del “capo tavola”.

Tovaglioli e vettovaglie: tra chi si addobba come i “tre porcellini” e chi nella lunga attesa delle portate si ingozza di pane e vino diciamo che di sicuro la buona educazione è andata. Per non parlare del cellulare, che la maggior parte di noi non solo appoggia al tavolo, ma anche utilizza per fotografare pietanze e avanzi (davvero di cattivo gusto) e altre vomitevoli scene.

Uscite in gruppo: un tempo la persona che faceva da apripista era il marito, il padre, comunque il leader della compagnia. Oggi – invece – la “capritudine” non consente a volte di capire se un gruppo di persone siano uscite insieme o pascolino libere nell’Alsazia e nella Lorena. A volte nelle presentazioni c’è chi si presenta due volte e chi scompare mimeticamente nelle carte da parati.

Uomini e donne: i maschi recentemente al posto di entrare e uscire per primi dai luoghi pubblici mandano avanti le donne, nella convinzione che questo sia un gesto di generosa cavalleria, mentre in realtà sarebbe il contrario.

Profumi e addobbi: quando il nostro agghindare consente all’ultimo Lupo della Lessinia di localizzarci anche se siamo a Bolzano significa che abbiamo esagerato (problema di tutti ahimé). Sarebbe interessante il senso dell’equilibrio, dai tacchi alti in casa alla boccetta del nostro Eau de Parfume, dalla chincaglieria alle orecchie e bracciali come se fosse la Campanella della messa.

Paroline dolci e messaggini: da “merda” a “cazzo”, dalla bestemmia alla interlocuzione aggettivata da santi e pontefici, anche in questo caso il Bon Prix del dozzinale ha preso il posto del Bon Ton di classe. Non si parli poi dei messaggi, dove è altamente probabile che aprendone uno con un video ci si trovi di fronte un kamasutra mentre il nostro avvocato ci spiega i motivi per cui il marito ha chiesto la separazione. Magari con audio. Ecco perché in chiesa, in tribunale e in generale nei momenti importanti della vita è bene non avere con sé lo smartphone, o spegnerlo.

Non è solo una questione di moda o di costume, ma una questione sociale. Le abitudini si differenziano – ad oggi – tra le diverse sub culture urbane, non è una questione di ricchezza, non è una questione di classe, piuttosto di idee.

Volume e chiacchiere: sono esclusi dalle accuse sordomuti e portatori di apparecchi, of course, ma di fatto l’inaccettabile silenziazione del chiasso post traumatico causa molti litigi, dal tram al bar, dalla sala d’aspetto della clinica alla più mesta piazza, non è necessario che la moltitudine possa angosciatamente apprendere le “nuove” mentre siete al telefono, non interessa nessuno, disturba. Urlare al posto di parlare è un fatto causato certamente dal rumore di fondo, ma anche dalla maleducazione.

Menù stampato sulle magliette e profumi di nonna: a meno che non siate voi il primo cuoco è ovvietà che di tutte le peggiori abitudini, la deprecabile – in assoluto – è quella che consente al Cane da fiuto di trascrivere con perizia e dovizia il menù della vostra ultima settimana domestica. Motivo per cui se non siete Cracco o se non siete il proprietario del più grande All you can eat della regione sarebbe consigliabile cambiarsi, ogni tanto, con prudenza, mestizia e tanto amore.

Di Martina Cecco

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