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Mihajlovic: dal non conoscere Anna Frank alla Tigre Arkan

Sinisa Mihajlovic non conosce Anna Frank. A dichiararlo è lo stesso allenatore nel corso della conferenza stampa per il match di stasera tra Torino e Fiorentina. Dopo il grave episodio che ha interessato una parte dei tifosi laziali, i quali hanno diffuso un fotomontaggio di Anna Frank con la maglia della Roma, i social media hanno fortemente condannato il gesto ed espresso solidarietà nei confronti della comunità ebraica. A peggiorare la situazione è stata poi la giustificazione del gruppo ultras, le cui intenzioni erano da “circoscrivere ad un contesto sportivo animato da scherno, sfottò e goliardia”. Come se il calcio non veicolasse alcun valore al di fuori dell’amore per la propria squadra.

Ma torniamo a Mihajlovic. L’allenatore serbo non è certo nuovo a questo tipo di scivolate: già nel 2000, da giocatore della Lazio, Mihailovic si era reso protagonista di insulti razzisti nei confronti di Patrick Vieira, apostrofandolo con “scimmia negra di merda”. Negli anni ’90 emergono poi alcuni lati oscuri della vita del serbo, come ad esempio l’amicizia con Željko Ražnatović, meglio conosciuto col nome di Tigre Arkan. Per chi non lo conoscesse, Arkan è stato un militare serbo incriminato dall’ONU per crimini contro l’umanità, tra cui genocidi e atti di pulizia etnica negli anni della guerra in Jugoslavia. Per formare la propria squadra paramilitare, Arkan reclutava adepti tra i seguaci della Stella Rossa di Belgrado, squadra in cui Mihajlovic ha militato agli albori della sua carriera calcistica.

Da qui, l’amicizia tra Ražnatović e Mihajlovic. Quest’ultimo è stato chiamato più volte a dare spiegazioni sulla questione e più volte ha riconosciuto importanza a Ražnatović, definito difensore dei serbi in un contesto di guerra civile contro gli odiati croati. Un’amicizia fondata sul sogno panslavo della “Grande Serbia” e sull’amore per il pallone. Ancora oggi, non tutti concordano sul sostantivo da accordare ad Arkan: eroe per i Serbi, criminale per la Croazia e per il mondo intero. Alla sua morte, nella curva della Lazio campeggia uno striscione, “Onore alla Tigre Arkan”, esposto forse su richiesta dello stesso Mihajlovic, allora difensore della Lazio. Le sue parole dopo l’accaduto, risultano abbastanza eloquenti:”Era un mio amico, era il capo degli ultras della Stella Rossa. Io gli amici non li rinnego”.

Mihajlovic, uno che ha sempre unito sport e politica, facendo del nazionalismo il suo segno distintivo. Come in occasione della guerra in Kosovo, quando difese Milosevic, accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani: ”So dei crimini attribuiti a Milosevic, ma nel momento in cui la Serbia viene attaccata, io difendo il mio popolo e chi lo rappresenta”.

Durante un’intervista, Mihajlovic confesserà: ”Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così”. Strano però che un personaggio tanto impegnato politicamente non conosca la vicenda di Anna Frank, divenuta simbolo della Shoah.

di Antonella Gioia

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