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Gli “ascensori della morte” in Italia sono potenzialmente 700mila

In Italia diminuisce il numero di ascensori che cadono, ma 700 mila non sono ancora revisionati. E secondo un’indagine di Anacam, Associazione Nazionale Imprese di Costruzione e Manutenzione Ascensori, gli incidenti causati dal malfunzionamento degli ascensori si verificano più frequentemente di quanto pensiamo.

D’altronde “ne uccide di più l’ascensore che la spada”, riprendendo una nota citazione del film ‘Il vedovo’, diretto dal regista Dino Risi e interpretato dal grandissimo Alberto Sordi. Già allora infatti, un giovane industriale megalomane proprietario di una ditta di ascensori, sempre sull’orlo della bancarotta, decide di pianificare l’uccisione della ricca coniuge per mezzo di un montacarichi prodotto dalla sua azienda con l’intento di potersi ritrovare erede del patrimonio della moglie. Un piano che, almeno sulla carta, sembra funzionare; fino a quando a trovarsi vittima del suo piano malefico non è che il marito stesso, intrappolato nell’ascensore – manomesso ad arte per far sembrare l’uccisone della moglie un incidente – che precipita malamente trascinandoselo con sé.

Forse, al giorno d’oggi, un piano simile – grazie soprattutto alla tecnologia di cui gli ascensori dispongono – sarebbe alquanto complicato da mettere in pratica, ma nemmeno così impossibile nel nostro paese. 

Già, perché l’Italia dispone di numerosissimi impianti: nel nostro paese “ci sono più ascensori che in tutti gli Stati Uniti, eredità del benessere economico degli anni ‘50 e ‘60 e del boom edilizio”. Nulla di strano fino a questo punto, se non fosse che l’Italia è anche l’unico Paese europeo che, oltre a detenere il maggior numero di impianti, non ha recepito la Raccomandazione 95/216/CE per l’adeguamento della sicurezza degli ascensori installati prima del luglio 1999. «Se il rinnovamento del parco mezzi diventasse norma, infortuni e incidenti diminuirebbero sensibilmente e tutti gli utenti potrebbero viaggiare su questi mezzi, fondamentali nella vita quotidiana, in totale comfort e sicurezza», afferma il presidente di AssoAscensori, Vincenzo de Martino.

La denuncia arriva da AssoAscensori, che contava, nel solo 2013, la bellezza di 1300 incidenti inerenti a scale mobili e ascensori, con conseguenze gravi o addirittura mortali per gli utenti che usufruivano dei suddetti mezzi di trasporto. Un dato che appare ancor più aggravato se pensiamo al fatto che questi mezzi di trasporto siano tra i più usati al mondo: l’ascensore, dopo l’automobile, è infatti il mezzo di trasporto più diffuso. 

Un vero e proprio handicap per il nostro paese, che causa il verificarsi di numerosi incidenti che potrebbero facilmente essere evitati: si conta, secondo l’ultima indagine condotta nel 2013, che su quasi un milione di ascensori in servizio in Italia, circa il 40% (400mila) ha più di 30 anni e almeno il 60% non è dotato delle più recenti tecnologie in materia, garanzia di un miglior livello di affidabilità. 

Un vero e proprio problema dunque, che dovrà necessariamente essere risolto per bloccare questo ripetersi di incidenti mortali, quasi sempre per cause ben individuabili: un terzo degli infortuni denunciati in Europa ogni anno sono originati dalla presenza di dislivello, dall’imprecisione di arresto al piano; segue l’urto con le porte, che colpisce soprattutto le persone anziane; e l’intrappolamento in cabina, che comporta gravi conseguenze a cardiopatici o claustrofobici.

“Un numero che negli anni è rimasto elevato – segnalano gli industriali – pena anche il mancato adeguamento delle disposizioni in materia di manutenzione, quest’ultima spesso con un canone mensile troppo basso rispetto ai costi reali del servizio, fornendo un servizio non sufficientemente remunerato che diventa inadeguato per la sicurezza degli impianti”.

Che sia tutta colpa della crisi? Così come denunciava l’associazione ascensoristi di Confartigianato in questi anni «Il consiglio di Stato ha eliminato le commissioni per l’abilitazione dei tecnici perché troppo costose». Altro che sdrammatizzare dunque. Gli incidenti degli ultimi giorni sembrano più da thriller che da commedia: l’incidente di mercoledì al Tribunale di Roma ripropone, ancora una volta, il tema del controllo e dell’adeguamento degli impianti anche nei palazzi residenziali. Troppo spesso lasciati incuranti delle loro condizioni.

Alla faccia dello sciagurato megalomane Alberto Nardi (interpretato da Sordi nelle vesti di un assassino decisamente sfortunato): qui avrebbe avuto certamente vita facile. 

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