La notizia che apprendiamo dal sito lastampa di Biella arriva come un fulmine a ciel sereno. Come si apprende dal portale, l’Esercito scarica 3 atlete di primo piano in chiave azzurra. È una notizie veramente scioccante e rivoluzionaria per l’atletica nazionale perché campionesse del calibro di Elena Romagnolo (olimpionica nel 2008 e 2012), Nadia Ejjafini (azzurra ai Giochi Olimpici di Londra) e Valentina Costanza escono dal gruppo sportivo.
LE DICHIARAZIONI DELLE TRE ATLETE:
«Ho deciso di dire addio all’atletica professionistica non sull’onda di un evento negativo, ma è stata una scelta ponderata Negli Ultimi anni – dice Romagnolo, classe ’82 -. Da troppo tempo si susseguono infortuni e stop che mi hanno impedito di allenarmi con continuità. Dopo la maternità le cose non sono per nulla cambiate, da ciò la decisione. La corsa resta una grande passione e un amore, per cui vorrei continuare a Correre, ma con altri ritmi». Di questo mondo Elena conserverà splendidi ricordi. «Ho passato anni bellissimi: l’atletica mi ha chiesto tanto, ma mi ha regalato tantissimo, sia in termini di risultati, sia di vita, amicizia e valori. Posso solo dire grazie a tutto questo mondo: grazie a Tiziano che mi ha portato alla prima olimpiade, ad Andrea, mio secondo coach e al Gruppo sportivo dell’Esercito, per finire con Valentina e il dottor Migliorini». La strada sembra già delineata: «Adesso faccio la mamma e ho dei progetti per il futuro – conclude -. Cercherò di correre un paio di volte la settimana, ma ora la precedenza va alla famiglia».
Di venir congedata Costanza un po’ se l’aspettava. «I miei risultati poco eclatanti hanno fatto la differenza – spiega l’atleta di Veglio, classe ‘87 -, Un pochino ero preparata, ma devo ancora abituarmi all’idea. Ho corso per 11 anni e mezzo per l’Esercito e negli ultimi tempi troppi acciacchi non mi hanno permesso di rendere al meglio». Anche lei vuole continuare a correre, ma prima aspetta di conoscere la nuova destinazione. «Spero di restare in Piemonte. Le mete possibili sono Lenta, Vercelli o Torino».
Per Ejjafini le cose forse erano un po’ scontate. «Spiace abbandonare perché è il mio corpo a non reggere più – dice la quarantenne italo-marocchina -. Mi dispiace tanto, ma era diventato un calvario. Correre non era più un piacere, ma un lottare con il male. Ho fatto un anno di cure, ma la situazione è la stessa di prima. Vorrei però in futuro tornare a correre, perché ce l’ho nel sangue: magari anche solo per fare una gara nel paese».
