E insomma, c’è Questa cosa qui d’avere un blog, una cosa che andava tanto ai miei tempi. E con “miei tempi”, per inciso, intendo quel periodo non ben definito in cui dovevi preoccuparti solo del pieno allo scooter e poco altro. E quindi, vi dicevo, c’era questa sorta di tendenza fra ragazzi e un po’ meno ragazzi, prima ancora dei social network, persino prima del sexting and… you know, things like that. Oh no! Forse quello esisteva già. Vabbè!
Insomma era qualcosa come… non saprei… incontravi gli amici al bar intorno alle 18, poi tornavi a casa, facevi partire quel nuovissimo us robotics 33.6 e andavi sul tuo live space – o come diavolo si chiamava – a scrivere o leggere puttanate. E di tutte le persone che conosco, pochissime riuscivano a vincere la tentazione di diffondere urbi et orbi i fatti di casa propria.
Ecco! Ora partendo da così tanta poesia early-new-cyber-age che richiama i tempi di The Matrix, Hackers di Iain Softley o Nirvana di Gabriele Salvadores, come si sia giunti oggi a ben 4,99 €/mese di abbonamento alla pagina delle fotografie dei piedi delle adolescenti caucasiche, ve lo giuro, rimane per me il mistero più imperscrutabile del web. E forse in assoluto. E, quindi, abbastanza degno da essere affidato a questo blog e qui custodito in saecula saeculorum.

Sì d’accordo! Avete ragione: Youtube esisteva già, ma voi eravate impegnati con le prime edizioni del Grande Fratello.
Mica è colpa mia ora!