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La palestra del piccolo onorevole

Dei politichetti in erba non detestavo tanto il pregiudizio che sprigionavano già soltanto con lo sguardo. Alle soglie dei vent’anni, assistendo ai miei coetanei di allora che iniziavano ad orbitare attorno a questo o quel partito attratti o spinti da parenti o amici, mi imbarazzava perlopiù questa loro sollecitudine che “bisogna subito fare qualcosa” e che “io ho la soluzione“. Grazie! Non ci aveva pensato ancora nessuno negli ultimi cento anni. Così, per considerare un periodo di tempo sufficientemente impressionante per i lettori. Poi arriva l’epoca dell’attività politica come mestiere e fonte di reddito, e quindi stop.
Il pregiudizio, a ben vedere, è solo la semplificazione infantile che, poco più che adolescente, facilitava l’incasellamento fra buon e cattivi in base al ceto sociale, in base alla condizione di vita più o meno disperata della gente. Fra i “lui mi darebbe il voto, lui no“. Doveva essere la palestra del piccolo onorevole. Poi, se vi capiterà di essere inclusi in una legislatura in un tempo abbastanza rapido, avrete svoltato e potrete permettervi di tornare al paesello nel weekend fingendo di non conoscere nessuno.
Chissà se li costruiscono ancora così.



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