Tenendo conto del fatto che nessuno mente su quanto non abbia importanza, dovrebbe diventare un gioco da ragazzi distinguere una verità da una bugia anche solo andando ad analizzare, in un dialogo, il livello di dettaglio delle informazioni non richieste che ci vengono imboccate. Per sopportare uno sforzo così grosso, l’interlocutore in malafede fa economia di tutto ciò che non riguarda il proprio obiettivo e che spesso dovremmo invece sapere. Così Facendo, egli ometterà le cose meno importanti, sulle quali sarebbe sincero, facendo quindi di lui un automatico bugiardo.
Non ricordo esattamente da dove sia stato generato questo discorso e non sono sicuro di dove io stesso voglia andare a parare. L’importante, signori della corte, rimane non dare assolutamente seguito a Tizio che, se prima non vi si filava fingendo colpi apoplettici pur di non salutarvi, ora viene a raccontarvi ogni peccato di Caio.
Per dire.