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Nell’ipotesi che

Oh, io quando studiavo mi ero Fatto Molto presto l’idea che la realtà italiana non richiedesse di non delinquere ma di farlo coscientemente, consapevole cioè delle possibili quanto improbabili conseguenze. Sta cosa è tornata prepotente negli ultimi giorni, in occasione di un confronto con un amico. L’autorevole compagno di bevute ha comprensibilmente concluso come il fatto che i due americani non comprendessero bene la lingua italiana costituirà almeno un’attenuante. E quindi, nella scellerata ipotesi che due assassini scontino la pena prevista dal codice, l’ergastolo dovrebbe essere già escluso. Io non ci prendo troppo con questi calcoli ma, conoscendo la realtà, il fondamento logico mi pare che regga.
Tutto è partito da un fatto molto semplice. Mettiamo che vi troviate in un Paese straniero, le prime parole che avete imparato a pronunciare sono cose tipo “cazzo”, “ciao”, “figa”, “bamba” e poco più. Altro che “ospedale”, “aiuto” e “polizia”! Chi non è stato in gita scolastica al liceo non può capire a pieno. Mettiamo che abbiate anche appena consumato il reato di estorsione verso un soggetto che sapete essere almeno un malvivente di livello 3 su una scala che va da 1 a 5. All’appuntamento poi si presentano due ragazzoni. Chi non avrebbe paura? Sarebbe facile imbastire una sgangherata linea difensiva che ammette ma non giustifica la reazione definitiva di un ragazzetto impaurito, tale da ammorbidire la severità della legge in maniera scellerata.
Ecco, in definitiva aumentare le pene dei reati a botte di riforme, forse, non serve a un bel nulla se prima non si accetta l’idea che l’effetto deterrenza della certezza della pena è molto più efficace della predica sulla rieducazione. Che, fra l’altro, non sempre interviene o interviene in contesti e circostanze spesso inadeguate. E’ tardiva, talvolta precoce.
E quindi niente. Dal momento che non voteremo mai/non voteranno mai in Parlamento su temi di questo taglio, potete continuare a dormire tranquilli.
Non tanto tranquilli.



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