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Castello di Rivoli, mostra "artisti in guerra"

 

«La Guerra è il male peggiore che affligge la società umana ed è fonte di ogni male e di ogni corruzione morale... Ad essa non è possibile fornire una cura assoluta e immediata.» 

-Immanuel Kant-


ARTISTI IN GUERRA

Castello di Rivoli

dal 15/3 al 19/11/2023

La nostra attenzione si rivolge nuovamente all'Arte, un'Arte dolorosa, quella che affronta un tema angosciante: la guerra. 

La nostra posizione ormai la conoscete, siamo assolutamente e fermamente votate alla pace. 

Non siamo politologhe, noi affrontiamo il problema dal punto di vista umano/etico e, secondo noi, non c'è mai un motivo valido per  risolvere i conflitti con le armi. La violenza, purtroppo, sembra insita nell'animo umano, retaggio del nostro "cervello da rettile", la parte antica che domina le nostre pulsioni, non sempre controllata dal nostro cervello più evoluto guidato dalla ragione creativa. 

Ben vengano gli artisti che ci aiutano a riflettere sulla condizione umana, sugli abissi di dolore che ogni essere affronta durante un conflitto, sulla percezione della nostra fragilità e sul senso di impotenza che ci avvolge.

La mostra è al Museo d'Arte Contemporanea, Castello di Rivoli(*v.post), e propone 140 opere di artisti contemporanei che elaborano conflitti lontani nel tempo e nello spazio ma ugualmente opprimenti e che ne sono, o sono stati, protagonisti.

"La mostra prende spunto dai Desastres de la Guerra (Disastri della guerra), 1810-1815, di Francisco Goya e sviluppa il tema della guerra e della soggettività post traumatica attraverso opere storiche e nuovi progetti di importanti artisti contemporanei.

 

"L'essere si rivela nella guerra, la guerra è padre di tutte le cose".

-Eraclito-

Artisti in guerra include prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private italiane e internazionali oltre a due nuove committenze, opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964), e l’artista ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982). Entrambi gli artisti condividono una pratica connessa a quella di promotori culturali offrendo un messaggio di grande impatto emotivo e umano oltre che sociale e politico. Originate a partire da scenari di conflitto e di profondi cambiamenti geopolitici, le loro prassi invitano a riflettere sull’importanza di trovare nell’espressione creativa narrazioni di cura e di pace.

Il percorso espositivo inizia nell’atrio del terzo piano, con una selezione di fotografie d’archivio provenienti dalle Collezioni della GAM, raffiguranti Torino distrutta dai bombardamenti avvenuti durante la Seconda guerra mondiale (1939–1945). 

Nella notte tra l'11 e il 12 giugno 1940 Torino viene bombardata dagli alleati per 45 minuti.

Piazza San Carlo,  monumento equestre dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia, conosciuto come il "Caval ëd Bronz",  pur raffigurando un guerriero, il monumento simboleggia la Pace: il cavallo è infatti trattenuto dalle redini e il cavaliere, anziché sguainarla, infodera la spada.

Piazza San Carlo

Santuario della Consolata

Le fotografie sono esposte insieme alla scultura di Ettore Ximenes (Palermo, 1855 – Roma, 1926) Il bacio di Giuda, 1884, gravemente danneggiata durante un bombardamento    degli eserciti alleati nel 1942 e per questo allestita con la cassa contenente i suoi frammenti. 

Il bacio di Giuda

È inoltre presentata  l’opera di Iri e Toshi Maruki (Iri Maruki: Hiroshima, 1901–1995 / Toshiko Amakatsu Maruki: Chippubetsu, Hokkaido, 1912 – Hiroshima, 2000), testimoni diretti degli effetti delle esplosioni nucleari a Hiroshima e Nagasaki. Nella stessa sala ci sono reperti fotografici militari tratti da riviste dell’epoca che compongono "Linguaggio è guerra", 1974, di Fabio Mauri (Roma, 1926–2009)

Linguaggio è guerra, Fabio Mauri

Linguaggio è guerra, Fabio Mauri

Anton Zoran Mušič

L'impatto con l'orrore dei campi di concentramento ci colpisce al cuore  con le opere di  Anton Zoran Mušič (Boccavizza, 12 febbraio 1909 – Venezia, 25 maggio 2005) che è stato un pittore e incisore sloveno, esponente della nuova Scuola di Parigi. Arrestato dalla Gestapo, nel novembre del 1944 fu internato nel campo di concentramento di Dachau, qui su fogli di recupero disegnò 150 opere che furono ritrovate in seguito. La guerra del Vietnam lo riporta ai temi angoscianti di Dachau. Nel 1964 espone a Basilea per la prima volta alcuni dei primi disegni. Poco dopo, realizza la serie Nous ne sommes pas les derniers (Noi non siamo gli ultimi)





LEE MILLER
Lee Miller (Poughkeepsie, New York, 1907 - Chiddingly, 1977) è una delle più grandi fotografe del Novecento, qui immortalata nella vasca da bagno di Hitler. Fu lei a documentare la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald da parte degli alleati fotografando i corpi accatastati. Lei stessa raccontò che entrando in un appartamento immacolato di Hitler sentì il bisogno di lavare tutto quell'orrore. Notate gli scarponi con il fango dei campi di concentramento abbandonati sul tappetino bianco.

foto di David E. Scherman
Monaco, 1945

ALBERTO BURRI
Alberto Burri (Città di Castello, 12 marzo 1915 – Nizza Francia, 15 febbraio 1995). Partecipò  alla campagna d'Africa come tenente medico ma fu catturato dagli inglesi l'8 maggio 1943 e, passato in mano agli statunitensi, fu recluso, nel campo di concentramento di Hereford (in Texas) dove rimase per 18 mesi. Nella primavera del 1944 rifiutò di firmare una dichiarazione di collaborazione e fu catalogato dagli americani tra i fascisti "irriducibili". Fu in questo periodo che maturò la convinzione di dedicarsi alla pittura.
Negli anni '50 iniziò a sperimentare la pittura materica utilizzando i sacchi: ha un successo internazionale e le sue opere sono esposte nei musei di New York

Texas, fronte e retro del quadro, 1945, quadro realizzato durante la prigionia

Sacco e rosso, 1954 
la tela, elemento materico, strappata e ricucita rimanda ad un corpo ferito dopo un trauma
Sacco 1954

SALVATOR DALI'
Salvator Dalì, Marchese di Pùbol, (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989). "Tra i più noti artisti surrealisti ad avere dipinto i disastri della guerra civile spagnola e durante la Seconda Guerra Mondiale, Dalí creava opere “critico-paranoiche” sotto forma di paesaggi spagnoli onirici e desolati. Questo dipinto è un bozzetto per uno dei sipari che egli ha realizzato per la coreografia dell’amica nota come La Argentinite, una famosa ballerina. Gli elementi del quadro sono  riferimenti alla situazione in Europa nel 1943: attraversato da un muro centrale, il dipinto presenta sulla destra uno scenario in rovina sul cui fondale compare un edificio razionalista di ascendenza metafisica e una stella blu che, oltre a raffigurare il cartello del caffè, potrebbe alludere alla stella ebraica, espressione del tormento che affliggeva l’Europa dominata dalle leggi razziali. Dall’altro lato del dipinto, a sinistra, una bandiera rossa pende, simbolo del socialismo rivoluzionario che in quel periodo era alleato contro i fascismi".


Composition avec tour, 1943

PABLO PICASSO

Tête de femme, 1942

E' il ritratto di Dora Maar, ne abbiamo ampiamente parlato in un  nostro post, v. qui, la relazione tra Dora e Pablo Picasso si svolge tra la guerra civile spagnola e la fine della seconda guerra mondiale. Il volto di Dora mostra un'espressione raggelata e angosciata. I toni del bianco/nero e il profilo della donna  collegano questo ritratto a Guernica, il quadro che meglio illustra l'orrore della guerra.


BRACHA L. ETTINGER

Medusa - Rachel – Pietà

L'opera narra il massacro di donne avvenuto nel Mar Baltico nel 1945 dove una nave carica di prigioniere di un campo di concentramento di Stutthof, tra le quali era presente la zia dell'artista, fu fatta esplodere dai tedeschi. Vi sono reminiscenze del salvataggio del 1967 di cui vi parliamo più avanti.

i quaderni dell'artista


particolare

"Bracha L. Ettinger (Tel Aviv, 1948), Medusa - Rachel – Pieta (Medusa - Rachel – Pietà), 2017-2022, da cui emergono volti allucinati ma anche profonda bellezza. Nata poco dopo la guerra e figlia di ebrei polacchi sopravvissuti all’Olocausto, Ettinger era nel bel mezzo del suo servizio militare obbligatorio in uno squadrone di elicotteri dell’aeronautica quando scoppiò la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, tra Israele e i paesi confinanti: Egitto, Siria e Giordania. Tre mesi dopo la fine della Guerra dei 6 giorni, ora con sede a El Arish, in assenza di un alto ufficiale, il soldato Bracha prese da sola l’iniziativa di avviare, organizzare e poi comandare un’importante operazione di salvataggio che salvò dal mare più di 152 giovani soldati della marina in seguito al naufragio dell’INS “Eilat”, e lei stessa rimase ferita durante la notte quando un elicottero prese fuoco e precipitò nella sua direzione. Questa esperienza traumatica ha causato un’amnesia parziale. Pur dipingendo fin dalla tenera età, solo dopo anni di pratica psicoanalitica, prima come paziente, poi come analista, Ettinger ha sviluppato uno stile di pittura intimista sui temi della memoria storica transgenerazionale e dell’affioramento della memoria personale obliterata; quadri enigmatici di fronte all’insondabile mistero della guerra e delle sue tracce. Oggi Ettinger è tra le artiste e teoriche femministe più apprezzate ed è nota anche per le sue attività di collaborazione con i palestinesi a sostegno di una risoluzione giusta e pacifica dei conflitti arabo-israeliani".

Dinh Q. Lê

"Luce e fede.
Voci e schizzi di vita dalla guerra del Vietnam"


Dinh Q.Lê, (Hà Tiên, 1968) è un artista multimediale vietnamita americano fuggito nel 1978 a 10 anni dal Vietnam del Sud dopo la presa di Saigon da parte delle truppe del Nord Vietnam (1975) e l’unificazione del Paese nel luglio 1976 ed è giunto negli Stati Uniti tra i “Boat people” (=viaggi in barche di fortuna nella speranza di essere salvati da una nave di passaggio, l'artista perse 5 fratelli) alla fine degli anni Settanta. L’installazione raccoglie circa 70 disegni realizzati in guerra da diversi artisti Viet Cong e nord vietnamiti attorno al 1968-1973.


"I disegni ritraggono in tempo reale soldati a riposo, donne soldato colte in attività quotidiane, ritratti di volti e paesaggi bucolici offrendo un altro punto di vista sulla guerra. Ho Chi Minh, Presidente del Nord Vietnam dal 1945 al 1969, credeva nell’importanza dell’arte per motivare e mobilizzare i soldati e incoraggiava anche mostre di dipinti nella giungla, con dipinti appesi a corde tra gli alberi".

NIKITA  KADANK

parte superiore
interno

Il giovane artista ucraino è nato a Kiev nel 1982.
"La grande installazione The Shelter II (Il rifugio II), 2023, si configura come il naturale proseguimento dell’opera omonima The Shelter realizzata dall’artista nel 2015 per la 14° Biennale Istanbul e dedicata al Donbass. La nuova opera al Castello di Rivoli è ispirata da immagini che documentano la guerra in Ucraina reperite dall’artista su Internet. Esprime il dramma e il dolore del conflitto russo-ucraino e assomiglia a un rifugio antiaereo diviso su due piani. Lo spazio superiore è un muro composto da pile di libri stipati contro il vetro di finestre; i libri non sono più simboli di cultura e conoscenza ma servono per proteggere gli abitanti e le loro abitazioni dai frammenti di vetro in caso di esplosioni nelle aree di conflitto. Il piano inferiore dell’installazione richiama un luogo di morte, una tomba sotterranea. Sulla terra compatta della parete di fondo si scorge una mano in bronzo fuso da un calco della mano dell’artista. L’installazione nel suo complesso si carica della tragicità della storia corrente, trasformandosi in un ambiente di solitudine, silenzio, rifugio, malinconica impotenza, e incapacità di agire.

RAHRAW OMARZAD

Rahraw Omarzad è nato a Kabul, Afghanistan, nel 1964 dove ha vissuto fino a settembre 2021.  E' artista, scrittore, Professore presso Kabul University e fondatore del CCAA Center for Contemporary Art Afghanistan di Kabul. Il CCAA comprende anche una scuola d’arte, Women’s Center for the Arts, ove sono state formate molte delle giovani donne artiste afghane contemporanee. E' fuggito da Kabul nell’autunno 2021 anche grazie all’impegno del Museo e del Governo italiano. L’installazione Every Tiger Needs a Horse (Ogni tigre ha bisogno di un cavallo), 2022-2023, è un ambiente nato a partire dall’esplosione di un cubo contenente dinamite e pittura, esplosione eseguita in maniera controllata all’interno di una base militare in Piemonte grazie alla collaborazione dell’Esercito Italiano. Le sei tele che ne derivano e ne portano le tracce sono allestite per la prima volta in questa mostra. L’opera prende le mosse dalla percezione di crescente violenza e guerra continua nel proprio Paese d’origine.


Gran parte delle notizie su autori ed opere sono tratte da Artisti in guerra, Castello di Rivoli

simbolo della Pace creato nel 1958 dall'artista Gerald Holtom, come simbolo per il Disarmo Nucleare, diventato poi simbolo dell'antimilitarismo negli anni sessanta. E' la sovrapposizione delle lettere N e D (Nuclear Disarmament)

 

APPROFONDIMENTO

Ma quante guerre ci sono nel mondo? 

Sono 59 tra le quali: Russia/Ucraina e Nato?, Israele e Palestina, Siria, Armenia e Azerbaigian, Iran, Yemen, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Grandi Laghi, Sahel, Haiti, Pakistan e India.


Quali sono le maggiori potenze militari al mondo?

1. USA

2. RUSSIA

3. CINA

7. FRANCIA

8. REGNO UNITO

10. ITALIA, sì avete letto bene, la pacifica Italia è ben armata, ha un esercito efficiente, produce e vende armi.

Chi possiede testate nucleari?

Ci sono 12.500 testate attive, il 90% nelle mani di Usa e Russia, le posseggono anche Regno Unito, Francia, India, Pakistan, Corea del nord e, non ufficialmente, Israele.  Attualmente l'Italia non produce né possiede armi nucleari ma partecipa al programma di "condivisione nucleare" della NATO, quindi ospita una quarantina di bombe nucleari USA nelle basi militari di Ghedi (Brescia) e di Aviano (Pordenone)a breve, i vecchi ordigni saranno sostituiti con altri più moderni. (fonte v. Greenpeace)

Quali sono i paesi che hanno partecipato a più guerre?

Escludendo la Prima e la Seconda guerra mondiale che hanno visto la partecipazione di moltissime nazioni, negli ultimi anni gli stati più belligeranti sono stati:

Francia (49 conflitti)

Regno Unito (43 conflitti)

Russia (19 conflitti negli ultimi 30 anni, un intervento militare ogni 18 mesi)

USA. Dopo la conquista dell'indipendenza gli Stati Uniti hanno partecipato a conflitti in 56 diverse nazioni del mondo: Messico, Libia, Iraq, Filippine, Somalia, Iran, Iraq, Afghanistan....
A testimoniare la grande forza militare del paese, 108 dei 123 conflitti si sono conclusi con una vittoria, totale o parziale, di Stati Uniti e alleati. Solo 14 hanno  visto prevalere le forze contrapposte. Tra questi il caso più emblematico è sicuramente la guerra del Vietnam  fonte 

Per concludere  vorremmo ricordare l'art. 11 della Costituzione italiana:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

ferma il dolore firma la pace

marcia per la Pace Perugia Assisi

l'orologio dell'apocalisse


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