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Piancastagnaio, antico borgo toscano

 
 “… un Paese remoto e dolce sospeso nel vuoto come un pugno d’api oscillanti sul ramo… il profumo nella sua stanza di mele cotogne…
-E. Montale, descrizione di Piancastagnaio-
 
Si avvicinano la primavera e le vacanze pasquali e con loro la voglia di fare un po' i turisti, vi proponiamo  un post diverso dal solito. 
Abbiamo  un'ospite del blog:  Maida, una nostra amica, che  ha il piacere di farci conoscere il suo paese di nascita, Piancastagnaio,  un comune italiano  di origini medioevali,  di circa 3500 abitanti, nella provincia di Siena in Toscana.

Ringraziamo Maida per questo contributo e le  diamo "la parola" :
"Sono molto legata alla mia terra e rischio di sembrare di parte ma, se passate in zona, fateci un salto e non ve ne pentirete. Munitevi però di scarpe comode per affrontare le strade dotate di forte pendenza e lastricate con schiacce di trachite (=lastre di roccia eruttiva), molto irregolari. 
 
 Piancastagnaio scorcio panoramico

Piancastagnaio (m. 827 s.m.) è un piccolo borgo medievale alle pendici del monte Amiata, antico cono vulcanico. 
La zona è poco conosciuta sebbene trasmissioni come “Linea verde” ne abbiano spesso messo in evidenza le numerose peculiarità.
 
Piancastagnaio, visto dalla Liccia (giardini pubblici) 

Il paese è noto anche per le innumerevoli imprese artigiane che producono borse per le grandi firme italiane e straniere e per le serre che coltivano fiori da inviare in tutto il mondo. Inoltre è stato uno dei primi paesi ad utilizzare la geotermia per ricavare energia elettrica. Fino al 1977, anno della chiusura, un buon numero di persone lavorava nelle miniere di cinabro (pietra da cui si estrae il mercurio) presenti sul territorio. 
 
contrada Coro

Il centro storico è rimasto pressoché intatto. E’ formato da quattro contrade: Borgo, Castello, Coro e
Voltaia che rivaleggiano tra loro specialmente durante il Palio dell’Assunta che si corre il 18 agosto di ogni anno. 
contrada Voltaia

contrada Borgo

contrada Castello

contrada Castello

Nel mese di luglio le 4 contrade organizzano cene propiziatorie per finanziare la corsa che viene effettuata nel campo sportivo del paese. 

il "Cencio"

bandiere Delle 4 contrade

La sfilata storica avviene poco prima di entrare in campo ed è organizzata con rigore e serietà. Il drappo viene dipinto da pittori di una certa rilevanza. Quello del 2019 è stato affidato al fumettista, vignettista e regista italiano Sergio Staino (ideatore di Bobo), anche lui nato a Piancastagnaio.

L'INFIORATA

Con la ricorrenza del Corpus Domini (giugno) il paese si veste a festa e ogni vicolo prepara l'Infiorata utilizzando i petali dei fiori e creando immagini suggestive. (*v. il nostro  tavolino l'infiorata)

 CRASTATONE 

Nel periodo dei Santi, dal 1968, si prepara “Il Crastatone”, la festa della castagna (crastata, ovvero la caldarrosta). In tutto il paese vengono allestite postazioni dove è possibile assaggiare le specialità locali, tra le quali il castagnaccio (*v.post), le crastate (caldarroste), i suggioli della nonna (castagne lessate), le brodolose (castagne prima arrostite e poi lessate) e la pulenna doicce (polenta dolce).. inoltre vengono organizzati concerti, canti popolari, spettacoli, balli in piazza, mostre d'arte ed  esposizioni  di artigianato tipico ...Molto caratteristico!
 
Per quanto riguarda i luoghi di interesse storico si può ammirare la Rocca Aldobrandesca che si trova all’entrata principale del paese, tre torri, di cui due semicircolari (una a nord e una a sud-ovest) e una
quadrata, a ponente della Rocca. 
 
Faccio notare che quella a sud-ovest, conosciuta come “La Torretta” è la più importante perché ci sono nata io!:-))
la Torretta

La gola è un pozzitellu, c'entra la Rocca e tuttu castellu
(proverbio pianese)
 
La Rocca Aldobrandesca

Rocca -particolare-

Quannu tona da la parte de la Rocca, o piscia o scioffia
 (proverbio pianese)

La fortificazione  risale al 1194,  quando fu menzionata per la prima volta in un documento imperiale dell'imperatore Enrico VI  e nel 1210 da  Ottone IV di Brunswick. Faceva parte del feudo della famiglia degli Aldobrandeschi, conquistato  nel  1345  dalla  Repubblica di Siena. Nel 1559 Siena fu annessa ai domini dei Medici, Piancastanaio  fu concessa  in feudo ai marchesi Bourbon del Monte Santa Maria, che trasformarono la rocca in una prigione. Dopo secoli di decadenza e abbandono, l'edificio ha subito due importanti restauri tra  gli anni '60-'90  ed è divenuta proprietà comunale. Oggi, grazie all'individuazione di spazi espositivi, ospita mostre d'arte.

Inoltre sono molto ben conservate la Porta principale, a fianco della Rocca (vecchia Porta Fiorentina) e altre tre più semplici a sud delle mura: Porta Romana, Porticciola e Porta di Voltaia. 
 
Porta Principale
 
Delle antiche costruzioni resta anche il Palazzo Pretorio nella Piazza dell’Orologio, risalente al XIII secolo
 
piazza dell'orologio
 
Altro sito di interesse storico è l’imponente Palazzo Bourbon del Monte detto Palazzo del Marchese, raro esempio di architettura feudale del 1600 che si affaccia su Piazza Belvedere.
 
Palazzo del Marchese

calesse del marchese

Il progetto è da attribuirsi a Valentino Martelli, membro della corporazione dei “pittori di Perugia”, in gioventù allievo di Michelangelo a Roma.  Nel 1871 la residenza venne venduta  a Mons. Antonio Pellegrini e fu trasformata in deposito di derrate agricole; rimase di proprietà dei Pellegrini fino al secondo dopoguerra, quando venne venduto a privati e frazionato in diversi nuclei. Oggi è in ristrutturazione e solo parzialmente visitabile. 
 
Molto belle sono “le Fonti” situate appena fuori dal paese, strutturate con eleganti coperture ad impluvio,  sostenute   da   possenti   pilastri   in   pietra. Erano usate per la macerazione del lino, della canapa, per il lavaggio della lana e la tintura dei panni, fungevano da abbeveratoi ed erogavano acqua potabile attraverso le cannelle.  Erano, inoltre, un  importante   luogo di  aggregazione.

Le Fonti, a destra fontana delle Cannelle

le Cannelle 

Dopo le Fonti, in una zona abbastanza isolata, si trova il Piatto delle streghe, un monumentale piatto di pietra piperina (=pietra magmatica) che, originariamente, fungeva da vasca di una fontana che si trovava nel giardino del Palazzo del Marchese. La sua forma e la collocazione diede origine a una  leggenda
Piatto delle streghe, antica fontana
 
 La leggenda del Piatto delle streghe
La Notte di San Giovanni tre streghe rapirono il figlio di un uomo di nome Ferro per cucinarlo nel Piatto di pietra. Le donne tuttavia erano indecise su chi di loro dovesse mangiare il bambino, poiché tutte avevano un grado di parentela con la famiglia del piccolo. Ferro, accortosi dell’accaduto e giunto nel bosco, approfittò della situazione e intervenne dicendo: “Ce lo metto io, che non m’è parente!”. Le streghe gli consegnarono il bambino e l’uomo fuggì di corsa a casa, mentre le tre arpie si separarono per sempre.
 
La Notte di San Giovanni “tutto può accadere e a
 tutto si può rimediare ”. (Vivere la Toscana)
 
Le chiese principali sono cinque:
 
1. Santuario Madonna di San Pietro


La costruzione attuale è sorta su una chiesetta precedente del XII secolo che era in stile romanico. Secondo la leggenda, un giovane di nome Agnolo Stracchi che ritornava dalla Maremma, nel 1583 si fermò a pregare davanti al dipinto contenuto nell’abside, rappresentante la Madonna Col Bambino del pittore Martino di Urbano e gli sembrò che la Madonna si alzasse e gli chiedesse di pregare per i peccati dei​cristiani.
Nei primi anni del ‘600 fu intrapresa una ristrutturazione totale della chiesa. Il dipinto venne tagliato, incastonato in un dossale di pietra trachitica e posto sul nuovo altare maggiore.
Oltre a quest’opera dedicata alla Madonna di San Pietro, portata in processione il 18 agosto in occasione
della consacrazione del santuario, si possono ammirare affreschi a fumetti, unici nel loro genere,
rappresentanti i Novissimi (=teologia delle ultime cose: morte, Giudizio Universale...), tutti opera di Francesco Nasini, pittore pianese e della sua scuola.
 
2. Pieve di Santa Maria Assunta

esterno
interno

La chiesa, alla quale si accede attraverso una ripida scalinata,  è documentata dal 1188. Inizialmente era chiamata Santa Maria de Cuntaria, nome che le derivò dai massi incerti (saxa cuntaria) su cui fu costruita. Nel tempo ha subito diversi rimaneggiamenti.
Al suo interno si possono ammirare numerosi affreschi barocchi, una vasca monolitica per immersione e un fonte battesimale del XV-XVI sec., un Cristo morto ligneo di Pasquale Leoncini, un pulpito in pietra del 1607, un tabernacolo quattrocentesco per l’olio santo e un affresco di Francesco Nasini.
 
CURIOSITA’: Carla Fendi, una delle famose sorelle stiliste, aveva sposato il farmacista del paese, Candido
Speroni e nel 2014, dopo un anno dalla scomparsa del marito, ha voluto ricordarlo restaurando i due altari laterali della chiesa, entrambi del 1600.

3. Chiesa di San Francesco e Il Convento di San Bartolomeo
 

Risalente al 1278, ospita affreschi con storie della vita di San Bernardino e La Madonna col bambino, opere di un pittore senese del XIV secolo. Dietro al coro ligneo del 1730 c’è un altro affresco della seconda metà del Trecento raffigurante La Strage degli Innocenti. All'esterno, sul fianco sinistro, si trova il chiostro del convento (oggi edificio privato)

4. Chiesa di San Filippo Neri

Risalente al 1577 è di forme estremamente semplici. Nell’abside è posizionata una tela settecentesca con
L’apparizione della Madonna col bambino a San Filippo Neri, riferita all’ambito nasiniano. Nella cappella, sulla destra, è conservata la statua del santo che viene portata in processione ogni 26 maggio in occasione della festa patronale.
 
 5.La Madonna delle Grazie
Di epoca quattrocentesca e ristrutturata più volte, contiene al suo interno tele seicentesche di Giovanni
Bulgherini di Piano e Francesco Corsini, oltre ad affreschi quattrocenteschi di area artistica  umbra (Maestro Giovanni di Pietro da Orvieto)
 
Madonna delle Grazie
interno della chiesetta

altare maggiore con i magnifici affreschi 
quattrocenteschi di scuola umbra

Per gli amanti della natura consiglio la visita alla Riserva naturale del Pigelleto * v. qui, un’area protetta di 862 ettari, tra Siena e Grosseto,  istituita nel 1996 per salvare il Pigello (= l'Abete Bianco) ed il tasso sopravvissuti all'ultima glaciazione. L’area, a 820 m s.l., era uno dei principali siti minerari di mercurio del Monte Amiata; all’interno si trovano ancora due miniere inattive 
Per le escursioni è bene portarsi scarpe comode, zaino ben fornito perché
 non ci sono punti di ristoro!
 
E' possibile visitare anche "Il museo della miniera del Siele"* v. qui

 Scorci.....
Sasso di Brizio, località Pietra Cupa



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