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Tari inquilino non residente: chi la paga? Ecco come regolarsi

La questione relativa alla tassa rifiuti di un inquilino non residente è una delle più spinose che un padrone di casa si trova costretto ad affrontare. In un caso come questo come ci si deve comportare?

A chi spetta il pagamento della suddetta imposta?

Visti i numerosi dubbi che, a ragione, possono influenzare la questione, abbiamo deciso di affrontarla in questa guida, allo scopo di fare chiarezza una volta per tutte. In essa, infatti, parleremo di cosa sia la Tari, spiegando chi è tenuto a pagarla per legge e quando invece ne può fare a meno.

Per poterlo fare, svilupperemo il discorso a partire da una semplice domanda: la Tari la paga l’inquilino o il proprietario? Se siete curiosi di conoscere la risposta, dovete solo proseguire con la lettura. 

– Che cos’è e chi paga la Tari: facciamo un po’ di chiarezza

Per poter affrontare il discorso relativo al pagamento della Tari, è bene partire dal principio, spiegando cos’è e in che cosa consiste questa particolare imposta e soprattutto chi è la persona che la deve pagare e perché.

Cos’è la Tari

“Tari” è un acronimo che sta per Tassa sui Rifiuti ed è l’imposta che si paga per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Il suo ammontare non è fisso, ma dipende da una serie di fattori inerenti all’immobile cui è riferita, che sono:

  • l’ammontare della sua superficie calpestabile; la sua destinazione d’uso;
  • la tipologia dell’immobile;
  • il numero di persone in esso residenti;
  • la quantità di rifiuti prodotti;

Basandosi su questa serie di dati, dunque, è possibile effettuare il calcolo corretto della Tari, giungendo così a una cifra chiara e definitiva che si è tenuti a pagare.

A questo proposito, la legge prevede che il versamento debba essere obbligatoriamente fatto entro il 31 maggio di ogni anno o, in alternativa, suddividendolo in due parti: entro il 31 è infatti possibile versare anche un semplice acconto, a patto però che il saldo completo giunga entro il 30 novembre. L’ovvia domanda che ne consegue, a questo punto, è: chi è tenuto a pagarla?

Chi paga la Tari?

Sono tenuti al pagamento obbligatorio della Tari i seguenti soggetti:

  • Il proprietario di un determinato immobile nel quale risiede lui stesso;
  • l’inquilino residente in un immobile da lui affittato, a patto però che il contratto non sia temporaneo e abbia una durata superiore ai sei mesi all’interno dello stesso anno solare;
  • il soggetto che si fa garante dei servizi nelle aree commerciali e nei locali in multiproprietà.

Al contrario, non sono soggette al pagamento della Tari le seguenti aree:

  • le aree condominiali utilizzate in comune e non via esclusiva;
  • gli ambienti particolari quali cantine, terrazze e balconi;
  • le aree scoperte accessorie ai locali tassabili.

Queste sono, in linea generale, le regole inerenti il pagamento della Tari. Come si evince dall’elenco dei soggetti paganti, tra di essi figura anche l’inquilino, vale a dire quella persona cui il proprietario cede un appartamento in cambio del pagamento di un affitto.

Ma cosa succede se l’inquilino, per un qualsiasi motivo, non è residente?
Il pagamento spetta sempre a lui o in questo caso le regole sono diverse?

Se v’interessa scoprirlo, vi rimandiamo al prossimo paragrafo che, per l’appunto, tratterà specificatamente della Tari per i non residenti.

– Inquilino non residente: chi paga la Tari?

Nel paragrafo precedente abbiamo introdotto il discorso relativo alla Tari, spiegando in che cosa consiste questa imposta, chi è obbligato a pagarla ed entro quali tempistiche.

Tra i soggetti tenuti a versare il pagamento figurano anche gli inquilini, intesi come quelle persone che risultano residenti in un determinato immobile, dopo aver sottoscritto un regolare contratto di affitto non temporaneo di durata superiore ai sei mesi.

Fin qui la situazione è perfettamente chiara, ma cosa succede Nel Caso in cui l’inquilino non risulti residente? Chi paga in questo caso?

Ma soprattutto, è davvero necessario pagare la Tari di una casa in cui non risulti un’effettiva residenza? Cerchiamo di rispondere con calma e chiarezza a tutte queste domande.

La residenza: cos’è e perché importante

Per poter comprendere al meglio la correlazione tra Tari e residenza, è bene innanzitutto avere ben chiaro in testa quest’ultimo concetto che, a differenza di come viene spesso usato nel linguaggio comune, non coincide con il domicilio, che è tutt’altra cosa.

Mentre quest’ultimo rappresenta infatti il luogo in cui una persona svolge il proprio lavoro o si sta occupando di determinati affari, per “residenza” s’intende invece il luogo fisico e tangibile nel quale ella sceglie ufficialmente di dimorare.

La scelta della residenza è obbligatoria per legge, in quanto essa porta con sé una serie d’importanti conseguenze, che si traducono negli obblighi che il residente ha nei confronti del suo comune. Tra questi obblighi, dunque, figura anche il pagamento della Tari.

Esistono circostanze, tuttavia, nelle quali pagarla diventa complicato, in quanto una persona può decidere di non fissare la propria residenza in un luogo, nonostante lo abbia preso in affitto. A prescindere dalle motivazioni che determinano una tale decisione,  cosa bisogna fare in questi casi?

Inquilino non residente: quando non è obbligatorio pagare

Come abbiamo già avuto modo di spiegare, la legge prevede che, se si risulta proprietari di una seconda casa, si è obbligati a pagarne l’imposta sui rifiuti: questo a meno di non affittarla in modalità non temporanea e per un periodo superiore ai sei mesi, nel caso in cui si parla di Tari dell’inquilino, poiché il pagamento spetta a lui.

Se, tuttavia, egli non sposta la residenza, allora la casa non risulta ufficialmente affittata e, di conseguenza, la Tari rischia di ricadere sul proprietario di casa.

Esiste però una maniera per evitare ciò accada e che consiste, molto semplicemente, nel riuscire a dimostrare legalmente che non solo quell’immobile non è teatro di alcuna residenza, ma è del tutto disabitato e, in quanto tale, in esso non possono in alcun modo prodursi dei rifiuti.

Come fare? È sufficiente staccare tutte le utenze e i servizi, ossia il riscaldamento, la luce e il gas, rendendo così la casa di fatto inabitabile. Oltre a questo, è anche necessario svuotarla, rendendola quindi priva di qualsiasi tipo di mobilio: altro fattore che serve a provare il fatto che essa sia disabitata.

Così facendo, la casa non sarà più soggetta al pagamento della Tari e il problema sarà dunque risolto.

Inquilino non residente: quando è obbligatorio pagare

Mentre nel caso precedente, dimostrando l’effettiva inabitabilità dell’immobile, è possibile evitare di pagare la Tari, ci sono altri casi nei quali essa dev’essere invece pagata per forza, anche se l’inquino non ha stabilito la residenza nell’immobile in questione.

Ciò avviene nel caso in cui, per esempio, la casa venga regolarmente affittata, ma l’inquilino, per varie ragioni, decida di soggiornarvi solo saltuariamente. In un caso di questo tipo, infatti, si parla di tassa rifiuti dell’affittuario, nel senso che spetta sì a lui, ma a un costo inferiore rispetto alla persone che risiedono nel comune in maniera fissa e continuativa.

Del resto è piuttosto logico: una persona che vive in una determinata abitazione soltanto in maniera saltuaria produrrà inevitabilmente meno rifiuti rispetto a chi invece ci abita in modo continuativo.

Di conseguenza, è giusto che paghi la Tari a un prezzo più basso rispetto a quest’ultima, visto che il calcolo dell’imposta si basa anche sulla quantità di rifiuti prodotti: ciò, naturalmente, solo se è effettivamente in grado di stabilire di non essere un abitante fisso dell’immobile, cosa che è possibile fare mostrando per esempio le bollette che attestano di aver usufruito dei consumi solo in determinati periodi dell’anno e non sempre.

Oltre a questo, il comune è libero di effettuare sopralluoghi allo scopo di verificare personalmente l’effettiva validità della situazione.

Cosa succede se l’inquilino non paga la Tari

In caso di tassa rifiuti non pagata dall’inquilino, il comune non può in alcun modo rifarsi sul padrone di casa, che è pertanto esentato dal dover pagare l’imposta. In una situazione di questo tipo, dunque, all’inquilino verrà recapitato un avviso di pagamento da parte del comune di residenza, tramite il quale lo s’inviterà a saldare il proprio debito.

Nel caso in cui egli ignori l’avviso, si potrà procedere con le sanzioni previste dalla legge in casi come questi, mentre il proprietario dell’immobile non verrà in alcun modo interpellato.

Questo perché, come abbiamo già detto, il pagamento della Tari è di assoluta pertinenza della persona che produce i rifiuti e dev’essere lei la sola e unica responsabile, soprattutto nel caso di mancato pagamento.

– Conclusione

Siamo ufficialmente giunti al termine di questa guida incentrata su una delle problematiche più comuni che un padrone di casa si trova a dover affrontare: il pagamento della Tari da parte di un inquilino non residente.

Abbiamo visto come nella quasi totalità dei casi si parli di Tari dell’affittuario, intesa come imposta a carico dell’inquilino, vale a dire colui che materialmente produce la spazzatura.

Trattandosi comunque di un problema di tipo legale, nel caso in cui sorgano dubbi o complicazioni, la cosa migliore da fare è affidarsi a un professionista del mestiere che, in quanto tale, saprà fornire le risposte migliori e consigliare il modo più corretto di comportarsi.

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