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Il contesto familiare in adolescenza: 7 chiavi per comunicare

Durante il periodo dell’adolescenza, il sistema familiare entrerà in una delle sue crisi decisive dal punto di vista psicologico.

Ciò avviene prima di tutto perché la famiglia tende per sua natura all’omeostasi ovvero a fare in modo che non cambi nulla nelle abitudini e nelle regole familiari, ma inevitabilmente, con la crescita dei figli questa stabilità verrà messa in discussione.

La tendenza della famiglia sarà quella di continuare con le stesse linee guida e regole che venivano usate con i figli durante l’infanzia, tuttavia con l’adolescenza, i giovani adulti richiedono un nuovo tipo di regolamentazione.

Ciò determinerà la comparsa di tensioni relazionali all’interno della famiglia che potranno risolversi solo con il cambiamento e la rinegoziazione di alcune norme familiari.

Sarà necessaria una maggior autonomia per i ragazzi (organizzativa ed emozionale) e un maggiore adattamento della famiglia a questi cambiamenti.

Lo svincolo (la progressiva autonomia del figlio) deve essere considerato un obiettivo fondamentale per la salute del nucleo familiare.

 Inizialmente vi sarà una percezione di “perdita relazionale”, si percepirà la distanza, la separazione sia comunicativa che fisica tra genitori e figlio, ma ciò è un processo emotivo fondamentale per riequilibrare e ri-creare una relazione matura tra genitori e adolescente.

Il distacco del figlio non solo modifica le relazioni dirette, ma avvia una catena di reazioni di cambiamenti relazionali tra tutti i familiari.

La separazione dell’adolescente è un processo piuttosto complicato, e perché abbia successo richiede che gli obiettivi di filiazione e individuazione siano stati raggiunti in modo soddisfacente:

solo se nel tempo, durante la crescita del figlio, dall’infanzia all’adolescenza, si sono costruite e mantenute relazioni reciproche strette e fiduciose con i membri della famiglia, e se queste relazioni sono state interiorizzate, il figlio sarà in grado di tagliare i legami familiari  e sostituirli con legami iperfamiliari.

Come detto l’autonomia del figlio deve essere l’obiettivo primario dei genitori in questa fase di crescita del figlio ma perché ciò avvenga positivamente i genitori devono fungere da “base sicura” per il figlio che desidera “spiccare il volo”.

Dovrà essere un processo progressivo che conduce l’adolescente a sperimentare le proprie capacità e risorse al di fuori della famiglia oltre che sviluppare nuove abilità di comunicazione e negoziazione con i genitori attraverso un dialogo “alla pari” con loro. Attraverso la contrattazione di nuove regole condivise con i genitori, sperimentando un dialogo “tra adulti” potrà iniziare a vedersi e sentirsi visto come un adulto. L’adolescente desidera essere visto e preso “sul serio” nei suoi pensieri e decisioni da adulto ma allo stesso tempo possiede solo alcune abilità rudimentali che andranno ad affinarsi nel tempo.

Per facilitare la creazione di una nuova relazione armonica e di confidenza con i figli in questa tappa fondamentale della loro vita, ecco alcuni punti chiave che ritengo utili da seguire.

SETTE PUNTI CHIAVE PER COMUNICARE

Sette punti chiave per facilitare la comunicazione con l’adolescente e ottenere una relazione solida e di confidenza con esso. Dalla qualità di questa comunicazione dipenderà il grado di confidenza, il rispetto e l’autonomia dell’adolescente.

  1. la qualità dell’ascolto. Se vogliamo che si sentano ascoltati e capiti, dobbiamo concentrare la nostra attenzione solo su di loro. Essere attenti a loro significa osservarli e andare oltre, ovvero cercare di sentire i loro sentimenti. Possiamo anche condividere con loro ciò che stiamo osservando e ciò che ci sembra che stiano provando in quel momento. Ciò può aiutarli a riconoscere quali sono le loro emozioni e desiderare di condividerle con noi. Es: “mi è sembrato di vederti teso e pensieroso oggi, è così? E’ successo qualcosa di particolare oggi?”

  1. parlare senza giudicare, incolpare o presupporre. Se quando parliamo con nostro figlio adolescente emettiamo sentenze o diamo colpe, finirà per non ascoltare. Questo è il motivo per cui non dovremmo usare frasi come “tu sei un bugiardo” ma “ciò che hai detto non è vero”. Non usare il verbo “essere” quando litighiamo, perché c’è qualcosa di innato e immodificabile nel verbo essere. Non è utile nemmeno presupporre o predire dei comportamenti o dei risultati che non sono ancora stati fatti o messi in atto come ad esempio “non credo che ce la farai se ti comporti così!”. Se il nostro modo di comunicare ha dei toni accusatori, nostro figlio si chiuderà e la comunicazione sarà inesistente.

  1. non fare confronti tra fratelli e non etichettare. Ogni figlio è unico ed è un tesoro in sé. Ognuno ha le sue qualità, punti di forza e talenti. Se facciamo confronti, i nostri figli si sentiranno “sbagliati” perché sono peggio dei loro fratelli e non si sentiranno nè amati nè valorizzati.

Inoltre non è necessario etichettare i figli. E’ molto comune tra i genitori definire il figlio con un aggettivo specifico: uno è il bello, l’altro l’intelligente, l’altro il ribelle. O nel peggiore dei casi un figlio ha tutte le virtù, mentre l’altro tutti i difetti. Tutto questo provoca una sensazione negativa, l’etichetta dà un senso di immodificabilità, la sensazione di essere così e di non poter far nulla per cambiare.

  1. non valorizzare solo le qualità scolastiche

È un errore molto comune! Se valorizziamo solo i voti che prendono a scuola e concentriamo tutta l’attenzione sui compiti e sui doveri scolastici senza tener conto anche dei loro talenti in altre aree, appena qualcosa andrà male a scuola, l’autostima cadrà sotto zero e poichè non vedranno un altro percorso possibile tranne la scuola, si chiuderanno in se stessi e si isoleranno. Oggi è noto che ci sono diversi tipi di intelligenza, non solo linguistica, cognitiva e matematica, che è quella che è utile per ottenere buone qualifiche scolastiche ma esiste anche l’intelligenza emotiva, quella visuo-spaziale, quella creativa, quella manuale e molte altre che si sono rivelate fondamentali per il successo lavorativo.

Nelle mie sedute vedo adolescenti di grande talento ma che non riescono ad ottenere buoni voti e che sono molto demotivati alla vita, si nascondono e si isolano dal mondo ed è molto difficile farli uscire di lì, integrarli socialmente e aiutarli a condurre una vita serena nonostante le difficoltà scolastiche. Se diamo uguale valore e riconoscimento a tutto quello che riescono a fare bene, in tutti i contesti di vita, si sentiranno più motivati anche a studiare piuttosto che concentrandoci soltanto sui voti.

Un altro errore molto comune è non congratularsi con i ragazzi se ottengono buoni voti, perché si suppone che sia il loro dovere. Valorizzare invece l’impegno e la dedizione del ragazzo oltre che il riconoscimento della professoressa attraverso il voto è la strada migliore per rinforzare il ragazzo a migliorare sempre più.

  1. responsabilità, autonomia e capacità decisionale. Far sentire l’adolescente che la sua vita dipende da lui, che ha quel potere, che noi genitori siamo lì a guidarlo, ma che il modo in cui vuole percorrere la sua vita lo può decidere solo lui. Dobbiamo dare loro le responsabilità appropriate per la loro età e gradualmente aumentarle.

È molto importante anche dare loro uno spazio di libertà in modo che imparino a prendere decisioni. Ci sono molte piccole cose che possono essere decise da loro: attività extra-scolastiche, vestiti, amici… Se diciamo a un adolescente, “questo lo fai perché lo dico io,” lo stiamo trattando come un bambino piccolo e non stiamo incoraggiando la loro autonomia.

  1. riconoscere i loro traguardi, in quanto è il modo per sapere dove desiderano andare. Bisognerebbe concentrarti sul positivo e non sul negativo. Dobbiamo riconoscere i punti di forza, i talenti naturali, tutto ciò che imparano o fanno bene e dove si appassionano e ottengono migliori risultati. È lo specchio in cui guardare per vedere se sono sulla strada giusta. Il riconoscimento del genitore viene dal cuore, descrivendo al figlio ciò che si vede o si prova, non è solo un modo per complimentarsi ma anche per descriverlo come persona, ciò va a formare la loro identità. Per esempio: “organizzi bene il tuo tempo per fare i compiti e vedo che ti concentri benissimo quando studi”.
  1. chiedete scusa se avete commesso un errore. I genitori non sono superiori ai figli. E si sbagliano molte volte. Ecco perché è necessario dare ragione al figlio, se ce l’ha, e chiedere scusa se abbiamo commesso un errore. Stiamo imparando insieme e anche se i genitori hanno più esperienza, a volte ci potremmo anche sbagliare. L’autorità incondizionata può portare alla sottomissione o alla ribellione. L’educazione invece proviene dall’amore.


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