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Fisco, le idee di Tremonti: dichiarazioni precompilate e autonomia impositiva

«Sarà la prima, la più importante, la più grande Riforma che si possa immaginare in campo economico. Sarà la riforma Delle riforme». Così il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, annuncia ufficialmente l’apertura dei cantieri per la modifica del sistema tributario. E lo fa raccogliendo, come lui stesso afferma, «la sfida» ai cambiamenti strutturali lanciata dalla delegazione del Fondo monetario internazionale al termine della missione in Italia. E anche sfruttando la nuova forza data dai risultati del voto amministrativo: «Abbiamo davanti tre anni senza elezioni: è un periodo sufficientemente lungo per fare le riforme. Le avremmo fatte ugualmente, ma certo i risultati delle urne ci hanno reso più forti».

 

Si inizia dunque e non si tratterà di cambiamenti parziali, di altri «rattoppi» al meccanismo studiato negli anni Sessanta e attuato negli anni Settanta. Da allora «il mondo è cambiato» e quella fiscale sarà una vera riforma di sistema, dice Tremonti. Un po’ come quella delle pensioni varata nel ’95 dal governo Dini. Nelle intenzioni del ministro c’è prima di tutto la voglia di semplificare, sciogliendo l’intreccio sempre più intricato tra fiscalità e assistenza. «È arrivato il tempo di separare» afferma. E contemporaneamente di dare attuazione al federalismo fiscale, che passerà entro giugno per una tappa obbligata: il secondo decreto attuativo della legge delega approvata l’anno scorso, quello sull’autonomia impositiva. Sarà questa la chiave di volta del sistema e della riforma.

I vari passi nel cammino della riforma, spiega Tremonti, sono in grande sostanza indicati dai cambiamenti avvenuti. I mutamenti nel mondo dell’industria e nella competitività, laddove prima c’era solo l’Europa a fare da riferimento e ora c’è il mercato globale, richiedono un ripensamento sull’Iva. Il cambiamento del modello sociale che ha ribaltato il rapporto fra giovani e anziani esige, aggiunge il ministro, di attribuire all’assistenza il suo proprio ruolo, separandolo dal Fisco. La maggiore consapevolezza del valore dell’ambiente suggerisce di legare incentivi all’eco compatibilità. Infine il modello istituzionale che da centrale deve diventare, non solo politicamente, ma anche fiscalmente, regionale. Già perché secondo Tremonti il federalismo è ancora ben lontano dall’aver esplicato i suoi effetti visto che attribuisce i poteri ma non le responsabilità. Ed è per questo che «il federalismo non determinerà maggiori costi ma li diminuirà» sostiene chiamando ad esempio le pensioni di invalidità o la sanità: « Quando nel 2006 si decise il commissariamento delle Regioni cosiddette canaglia pensavamo a uno o due casi: oggi la metà delle gestioni sanitarie regionali è commissariata», perché appunto non ci sono le responsabilità.

Insomma il disegno di Tremonti, come lui stesso ha più volte segnalato, si esplica in tre formule: dalle persone alle cose e cioè lo spostamento progressivo del carico dell’Irpef alle imposte indirette come l’Iva. Dal centro alla periferia, cioè il federalismo fiscale e dal complesso al semplice, cioè la divisione tra fisco e assistenza. Cosa che vuol dire il sostanziale sfoltimento della giungla delle detrazioni, troppe e troppo spesso utilizzate per fini assistenziali o sanitari o quant’altro ma non fiscali. Infine l’obiettivo della lotta all’evasione. «Rimane primario» dice Tremonti che aggiunge «Stiamo già facendo qualcosa a riguardo: 9 miliardi di recupero nel 2009 non sono certo pochi». Ma c’è altro. Nell’idea del ministro, al termine del processo di cambiamento del sistema, che si gioverà anche della rodata collaborazione tra l’Agenzia delle entrate e l’Inps, c’è anche l’obiettivo di alleggerire al massimo il compito del contribuente, di smitizzare l’appuntamento annuale col fisco. Come? Con l’invio a casa della dichiarazione precompilata. Senza il rebus delle detrazioni, semplificando al massimo, si può fare come fa qualche Paese del Nord Europa. Una suggestione? Forse, ma è necessario, è solito ripetere Tremonti, che «il fisco torni a fare il fisco».

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