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Basta stupri.... Basta rumeni !!!!!


L'uomo aveva accoltellato e stuprato una studentessa tre giorni prima a roma
Il romeno aggredisce anche la psicologa
Joan Rus, in carcere, s'è scagliato contro la donna. Fermato dalle guardie e messo in isolamento
ROMA — Deve odiare molto le donne, Joan Rus, il romeno che tre giorni fa ha accoltellato e stuprato M.S., la studentessa universitaria del Lesotho. Giovedì notte, appena entrato a Regina Coeli, s'è scagliato anche contro la psicologa del carcere, ha tentato d'aggredirla, ma le guardie del penitenziario l'hanno fermato in tempo, immobilizzato e rinchiuso in cella d'isolamento, dove adesso è sorvegliato a vista, giorno e notte. Su di lui pendono le accuse di tentato omicidio, sequestro di persona e violenza sessuale. Gli inquirenti ritengono ormai di avere in mano «un quadro di prove schiacciante». Nei campi della Storta, ieri, dopo l'ultimo sopralluogo, i carabinieri hanno trovato anche il fazzoletto sporco di sangue con cui il romeno aveva pulito il coltello a serramanico che ancora impugnava al momento dell'arresto. Le analisi sulle impronte, molto probabilmente, finiranno per inchiodarlo. Adesso per lui si profila il giudizio immediato: il pubblico ministero Erminio Amelio sembra orientato a chiedere un processo in tempi rapidi, così come accadde già per un altro romeno, Nicolae Mailat, l'assassino della signora Giovanna Reggiani, selvaggiamente aggredita il 30 ottobre scorso a Tor di Quinto. Joan Rus, originario di Tarnaveni, provincia di Mures, Romania centrale, era arrivato a Roma a gennaio. Senza tetto né legge, si era accampato in una delle baracche fatiscenti vicino alla stazione ferroviaria della Storta, dov'è avvenuto lo stupro. In Romania era già stato in carcere tre volte con l'accusa di furto, ma mai prima d'ora nel suo curriculum penale risulta avesse usato un'arma.

I DUE «ANGELI» - Intanto, si sono materializzati i «due angeli» che giovedì notte, passando per caso in auto vicino al campo dove si stava consumando la violenza, hanno visto la scena e avvisato i carabinieri. Era stata M.S. la ragazza africana, sabato scorso all'ospedale San Filippo Neri, a chiamarli così («Vorrei incontrarli, vorrei ringraziarli, se sono ancora viva è tutto merito loro», aveva detto la ragazza). I due italiani, un meccanico di 53 anni e un tecnico di computer di 31, ieri mattina avrebbero voluto farle visita, ma i medici hanno preferito rimandare l'incontro. «Passavamo di lì per caso quando io e il mio amico abbiamo visto una donna in mutandine e reggiseno ha raccontato il meccanico - . Poi ci siamo accorti che c'era un uomo che con un braccio copriva la bocca alla ragazza. All'inizio abbiamo avuto paura e siamo saliti in macchina, ma poi siamo andati a chiamare i carabinieri. Adesso vorremmo solo vedere un sorriso sul volto di quella povera studentessa. Ma non ci sentiamo per niente angeli o eroi, abbiamo solo fatto il nostro dovere». Infine, ecco M.S. che lentamente si sta riprendendo e alla fine della settimana, forse, sarà dimessa. Al Tg1 ieri sera ha dichiarato: «Non lascio Roma, voglio continuare la mia vita com'era prima di questo incubo, continuerò a studiare, tra pochi mesi finirò il master in economia e non sarà nessun criminale a cambiare i miei progetti».

CONSIDERO LA VIOLENZA SESSUALE UN ATTO BECERO.... UN ATTO DA VILE DA PAVIDO... DA PUSILLANIME.... CONSIDERO GLI EXTRACOMUNITARI CHE DELINQUONO E CHI ANCORA LI DIFENDE IN ITALIA... PERSONE CHE NON MERITANO DI SVEGLIARSI IL MATTINO DOPO....

ORA POTERE ALLA LEGA.... POTERE A CHI ANCORA VUOLE DIFENDERE QUEL BRICIOLO DI DIGNITA' UMANA.....
ROMANAMENTE SALUTO


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