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Sono di nuovo in partenza (38/50)

Grazie alla generosità delle vostre donazioni e degli sponsor che sostengono questo progetto, sono di nuovo in partenza verso gli Stati Uniti: venerdì 20 ottobre partirò per la California, dove passerò nove giorni.

Ho scelto la California perché credo possa in qualche modo completare il racconto che ho cercato di portare avanti quest’anno: a marzo sono andato in Michigan, uno stato che è il cuore del Midwest, esemplare delle gravi cicatrici lasciate dalla crisi economica del 2008, dove i Democratici andavano bene da tempo ma dove Trump nel 2016 ha vinto per poche migliaia di voti; poi a giugno sono andato in Texas, uno Degli Stati Americani dall’identità più forte e peculiare, molto Repubblicano ma che attraversa un momento di grandi cambiamenti demografici e politici, tanto da sembrare un po’ una specie di America in miniatura; ora tocca alla California, che invece è una roccaforte dei Democratici, ma con un’identità forte quanto quella del Texas e una montagna di storie.

La California è il più popoloso stato americano, quindi quello che assegna più grandi elettori alle presidenziali; è il terzo più grande per estensione e di gran lunga quello con l’economia più prospera. Se fosse una nazione indipendente, avrebbe la sesta economia al mondo. Ospita la seconda più popolosa città d’America, cioè Los Angeles; la contea in assoluto più popolosa e quella in assoluto più grande. Ed è presente in ognuna delle nostre vite, in modo concreto: è lo stato di Apple, Google e Facebook, per fare soltanto un esempio, ed è quello di Hollywood, il singolo posto al mondo che più di ogni altro ha plasmato il nostro immaginario culturale. La California è uno stato solidamente Democratico, tanto che Hillary Clinton nel 2016 ha vinto con la percentuale più alta dai tempi di Roosevelt – sarà il primo stato ad aver votato Clinton che visiterò quest’anno, cercherò di capire come se la passano – ma è anche un posto che ha avuto relativamente poco tempo fa un apprezzato governatore Repubblicano, e che governatore: Arnold Schwarzenegger.

È un posto pieno di fascino, descritto spesso come il paradiso, e che per certi versi ci somiglia – Los Angeles, Malibu, Santa Barbara, Venice, eccetera – ma che non è privo di problemi, anzi. San Francisco è una delle città con le diseguaglianze economiche più gravi d’America, e ha un settore immobiliare notoriamente feroce. Attorno alla Bay Area e alla Silicon Valley ruotano alcuni dei temi più importanti per lo sviluppo del genere umano, dal futuro di internet a quello dei nostri dati, dalle intelligenze artificiali agli attacchi informatici condotti per falsare le campagne elettorali. Sia la Bay Area che Los Angeles e le loro industrie, peraltro, sono state scosse negli ultimi mesi da discussioni importanti sull’uguaglianza di genere. A Los Angeles, poi, c’è da sempre una dolorosa e delicata questione razziale: pensate alle rivolte di 25 anni fa, per esempio. Infine c’è il clima: la California è uno degli stati americani più esposti alle complicazioni provocate dal riscaldamento globale. Ha avuto pochi anni fa una terribile siccità e proprio in questi giorni sta facendo i conti con i più gravi incendi della sua storia, che hanno già provocato la morte di 36 persone. Ed è una cifra che crescerà, visto che centinaia sono disperse.


Cosa rimane di interi quartieri di Santa Rosa.

Parto venerdì prossimo, come vi dicevo. Se volete dare un contributo per finanziare il mio lavoro, oppure semplicemente per offrirmi una birra o un hamburger quando sarò lì, qui trovate le istruzioni (non serve avere per forza un account Paypal, si può usare la carta di credito: se avete problemi scrivetemi a [email protected]). Vi racconterò questo viaggio col podcast che uscirà il 4 novembre, ma quando sarò in California giorno dopo giorno userò i social network per mostrarvi cosa farò, cosa vedrò, dove andrò, soprattutto con le storie di Instagram e sulla mia pagina Facebook.

Veniamo alle notizie di questa settimana.
(e leggete fino alla fine, che c’è un regalo per voi)

Trump vuole fare esplodere Obamacare dall’interno
Dopo aver fallito per tre volte nel tentativo di abolire e sostituire la storica riforma sanitaria approvata su spinta dell’amministrazione Obama, Donald Trump ha deciso di sabotarne il funzionamento e mandarla all’aria, per costringere così il Congresso a occuparsene: è la strategia degli ostaggi di cui parlavamo qualche newsletter fa.

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