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Stavolta Trump mi ha spiazzato (34/50)

(in via eccezionale, oggi “Da Costa a Costa” esce di nuovo in formato newsletter: per recuperare, seguiranno due sabati consecutivi di podcast)

Vi faccio leggere una cosa, prima di tutto.

«Trump non è stato capace fin qui di darsi un’agenda legislativa né di fornire ai suoi dipendenti la minima idea di cosa vuole che facciano. Il Congresso è fuori dal suo controllo e non lo teme: lo ha umiliato sulla Russia, e quando i suoi più stretti alleati hanno puntato tutto sulla riforma sanitaria, gli altri lo hanno scaricato. Il capitale politico che gli rimane viene in gran parte dalle politiche che Obama gli ha lasciato, che sono come degli ostaggi: l’accordo di Parigi sul clima, quello con l’Iran sul nucleare, l’accordo commerciale TPP e, più di tutti, il programma DACA e i quasi 800.000 giovani americani che grazie a quel programma vivono una vita tranquilla e, in certi casi, straordinaria.

Il fatto che Trump abbia deciso di abbandonare tutte queste cose, di ucciderle, invece che usarle per aumentare il suo potere contrattuale, aiuta a spiegare la sorprendente debolezza della sua presidenza. Non è certo questo l’unico modo in cui Trump ha scialacquato il suo potere. Ma se sei politicamente debole, avere degli ostaggi può darti enorme potere. Quando minacci di distruggere qualcosa che sta disperatamente a cuore ai tuoi avversari, persino i tuoi nemici saranno pronti a trovare un accordo.

Steve Bannon lo aveva capito, e infatti – nonostante sia un nazionalista ortodosso senza nessuna simpatia per i “Dreamers” – voleva usarli come merce di scambio: nella sua idea, Trump poteva dare loro la cittadinanza in cambio di una riforma dell’immigrazione che raggiungesse il vero grande obiettivo dei nazionalisti: ridurre in modo permanente le quote per l’immigrazione legale e limitarla alle persone altamente qualificate. Non sarebbe stato facile, ovviamente, ma Trump non ci ha nemmeno provato.

E così Trump, abolendo il DACA solo per fare contenta la sua base, si prenderà le peggiori conseguenze da entrambi i lati. Infliggerà sofferenza vera su centinaia di migliaia di persone solo per rassicurare quel 30 per cento di americani che ancora lo sostiene; e dal punto di vista politico rinuncerà a una merce di scambio in cambio di niente, dilapidando ancora un po’ del suo capitale politico. Questa non è una strategia; questa è la reazione istintiva di una persona nell’angolo.

Gli americani che non sono d’accordo con questa mossa daranno la colpa a Trump (lui la darà al Congresso). E se il Congresso dovesse salvare i beneficiari del DACA, sarà grazie a un accordo trovato al Campidoglio, con il presidente come semplice spettatore. Il potere a Washington si accumula se sei rilevante; svanisce se sei ai margini. Nonostante questo, la mossa di Trump è in linea con la traiettoria generale della sua presidenza, che sembra rivolta a cercare il punto minimo di potere esercitabile da un presidente (che è comunque tanto!).

I sequestratori tengono gli ostaggi in vita per proteggersi e per ottenere quello che vogliono. A volte gli sparano, però, perché cercano la stessa cosa che Trump sembra cercare abolendo il DACA: l’attenzione. È già successo che Trump sia stato costretto a scegliere tra l’attenzione e il potere, tra una narrazione da reality show e la complessa realtà del governo. Ha sempre scelto l’attenzione, e non c’è motivo di pensare che questa cosa cambi».

Questo che avete letto è un editoriale di Ben Smith, il direttore di BuzzFeed; probabilmente la sua testata vi fa venire in mente innanzitutto video di gattini e meme virali, ma Smith è un veterano di Washington, ha lavorato per molti anni a Politico, ha ottime fonti ed è tuttora una delle persone più lucide tra quelle che commentano la politica americana. Ho letto questo articolo mercoledì e mi ha convinto molto. Poi sono passati i giorni, ci ho ripensato e credo di aver cambiato idea.

Cominciamo dall’inizio.

Sabato scorso vi avevo raccontato che questa settimana sarebbe arrivata l’abrograzione del DACA da parte della Casa Bianca, e così è stato. Di cosa parliamo: per più di dieci anni il Congresso ha tentato di far passare una legge nota come DREAM Act, i cui eventuali beneficiari per questo sono noti come “DREAMers”, sognatori. DREAM è un acronimo che sta per “Development, Relief, and Education for Alien Minors”. Questa legge, mai approvata, avrebbe dovuto proteggere e offrire un percorso per ottenere la cittadinanza statunitense a una specifica categoria di persone: gli immigrati irregolari arrivati Negli Stati Uniti da bambini. L’idea alla base di quella Legge Mai Approvata è che le persone senza cittadinanza arrivate da bambine negli Stati Uniti non abbiano colpe, non possano essere accusate di avere infranto la legge e quindi non dovrebbero pagare per le colpe dei propri genitori; inoltre, al contrario dei propri genitori, queste persone non hanno un paese in cui tornare: spesso gli Stati Uniti sono l’unico paese che hanno visto, l’unico di cui conoscano la lingua, quello di cui si sentono cittadini.

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