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L'ideologia post-ideologica

E' innegabile che il XXI° secolo si iniziato con il tramonto delle ideologie, ossia i riferimenti che hanno caratterizzato, sotto vari profili, il Corso Politico del Novecento. C'è da chiedersi, però, se tale affermazione corrisponde al vero oppure se, in realtà, non si tratta che di una mistificazione attuata in nome di un totalitarismo culturale ripulito nelle apparenze, ma intransigente nei contenuti. Lo scenario politico italiano ed europeo, infatti, risulta oggi scarsamente caratterizzato sotto il profilo ideologico e le differenze tra partiti sono ormai ridotte a vaghi riferimenti storici o all'abilità comunicativa dei rispettivi uomini di punta. L'impoverimento ideologico è specchio di una cultura politica che rifiuta le posizioni forti e che confonde il moderatismo con la vaghezza dei contenuti, facendo leva sull'equivoco. Tale strategia, in realtà, è un prodotto del Pensiero Unico che ha assunto la guida del pianeta dopo la fine della Guerra Fredda. Quando si afferma che destra e sinistra sono categorie politiche del passato, si deve riconoscere che, seppur in parte, ciò corrisponde ad una certa visione della verità. Però, a riguardo, è bene precisare quale sia l'esatto significato di ciò che vuol far credere il pensiero unico. Tali categorie, infatti, devono ritenersi superate in base alle connotazioni che hanno assunto in Occidente, laddove si sono affermati modelli politici bipartitici o bipolari. E' evidente che in simili contesti, compreso quello italiano, le forze politiche dominanti si siano spogliate dei riferimenti ideologici e simbolici, dai quali è derivato anche un appiattimento sul piano programmatico. In proposito, è sufficiente esaminare il corso politico nostrano degli ultimi vent'anni per rilevare la totale assenza di posizioni chiare sul piano delle idee ed una sostanziale affinità dal punto di vista operativo. Il superamento del dualismo tra destra e sinistra, quindi, è un dogma al quale il pensiero unico tende a voler abituare le masse, convincendole dell'inopportunità e del carattere antistorico di certe posizioni. Accanto a tale forma di propaganda sottile, si è affermato il principio del cosiddetto voto utile, ossia della necessità di concentrare le scelte elettorali verso partiti che, secondo un dato probabilistico, possono avere buone opportunità di ottenere un peso politico sufficiente per agire concretamente in ambito istituzionale. L'ideologia, però, non è un dogma. Non consiste in un fenomeno granitico ed incontestabile, tale da non poter essere adattato al mutare dei tempi. Si tratta, invece, di una ben precisa visione dell'uomo e della società, dalla quale discende un'analisi dei problemi e la conseguente elaborazione di una serie di soluzioni per risolverli. Pur non cambiando l'idea di uomo, il quale presenta proprie caratteristiche indipendentemente alle epoche e dai contesti, mutano le condizioni in cui le masse si ritrovano a fronteggiare le sfide per la sopravvivenza. Perciò, di fronte ad antichi problemi e a nuove sfide, l'ideologia non può che rappresentare un presupposto culturale, ossia un terreno fertile dal quale trarre le risorse programmatiche per fornire le soluzioni necessarie. Il pensiero unico, quindi, tende ad emarginare i presupposti culturali perché la politica sia capace di rispondere efficacemente ai problemi di oggi. Di fronte all'omologazione dei partiti ed alla sostanziale uniformità programmatica, quindi, è opportuno riflettere sul fatto che l'indirizzo comune del corso politico moderno possa a sua volta considerarsi un'ideologia che, contrariamente al passato, si è imposta a vari livelli, senza avere più rivali con cui confrontarsi. Questo modello sociale, basato su presupposti di fatto indiscutibili, che vorrebbe tutti omologati in base a categorie precostituite e senza possibilità di incidere proficuamente sul corso politico, propugnando la tendenza ad accentrare l'azione amministrativa a tutto vantaggio di un asserito e mai dimostrato efficientismo, promuovendo inoltre il progressivo allontanamento dei centri decisionali dai contesti operativi, può essere considerato come una precisa visione del mondo, che non valorizza le critiche e che ostacola l'affermazione di proposte differenti. La democrazia, però, è un'altra cosa.       


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