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DIEGO, CHAVEZ E GLI ALTRI

Secondo ed ultimo pezzo sulla morte di Diego Maradona, un doveroso omaggio personale e di questo blog al piu' grande calciatore (non solo...) che abbia mai calcato un campo di calcio. Nel pezzo precedente vi ho parlato del rapporto fra El Pibe e Cuba, in special modo con Fidel e di tutto il processo di disintossicazione che effettuo' sull'isola nell'anno 2000. Oggi parliamo di lui e dei grandi leader latino americani con cui ha condiviso molti momenti importanti per il continente. Dopo Fidel il leader con cui lego' di piu' fu sicuramente Hugo Chavez, il rapporto era diverso rispetto a quello con Fidel che Diego considerava un secondo padre, ma ugualmente intenso. Del resto nel 2000 Fidel era over 70, aveva tutto il carisma del Padre Nobile mentre Chavez era nel pieno del suo percorso storico, credo fosse normale che gli approcci siano stati differenti. Chavez ad esempio non era un grande amante della pelota che considerava uno sport yankee, quindi si accosto' al calcio, anche grazie a Diego, piu' facilmente. Chavez, con l'aiuto fattivo di Maradona investi' molto denaro nella costruzione di campi da calcio nel paese per i bambini meno fortunati. In uno storico comizio del 2009 Diego si presento' alla destra di Chavez con una maglietta “Con Chavez si allo sport”. Forse gli incontri fra i due sono meno documentati rispetto a quelli con Fidel ma Diego ando' varie volte in Venezuela tanto che nel 2010 Chavez gli fece una sorpresa presentandosi senza preavviso durante una conferenza stampa, dopo la morte del leader Maradona ha visitato la sua tomba insieme a Maduro. Di Chavez diceva;”Ha liberato il Sudamerica dalle grinfie degli Stati Uniti, ci ha presi per mano e ci ha fatto alzare la testa, rendendoci orgogliosi di essere latini e camminare da soli”. Lo scorso anno, mentre Trump minacciava di invadere militarmente il Venezuela Maradona disse; “Saremo Chavisti fino alla morte, quando Maduro me lo ordinera' combattero' come un soldato per un Venezuela libero, contro ogni imperialismo e contro chi vuole toglierci la nostra bandiera, la cosa piu' sacra che abbiamo”. Ha sotenuto Djilma e Lula in Brasile, Ortega in Nicaragua lo ha insignito dell'Ordine Sandinista, ha sostenuto la Kirchner nelle elezioni argentine criticando a muso duro quell'incapace di Macri. Quando Nestor Kirchner mori' si presento' alla Casa Rosada alle esequie con Evo Morales l'allora presidente boliviano con cui aveva giocato una partita di calcio in cui partecipo' anche Ahmadinejad al quale Diego regalo' la sua maglia n.10. Amava l'idea antiamericana dell'Iran, il gesto fece scoppiare un vespaio di polemiche in tutto il mondo con la comunita' ebraica di Argentina che pretese le scuse dal Pibe, mai pervenute. Era grande amico di Pepe Mujica, l'ex presidente uruguaiano che si taglio' del 90% lo stipendio da capo dello stato e che andava in giro con un vecchio maggiolone ed i sandaletti. Stimava molto Correa ex presidente dell'Ecuador, meno estremista dei suoi colleghi Socialisti, che aveva studiato in Belgio e negli Stati Uniti e per questo, secondo Maradona, aveva una visione piu' allargata dei problemi. Quando venne elettro Bergoglio disse “De ahora en adelante soy el capitan del equipo de Francisco”, Diego considerava il pontefice una sorta di Comunista d'altri tempi, tesi sempre smentita dal Vicario di Dio, anche se chi conosce i filosofi “rossi” ha rivisto tracce di un certo passato “mancino” del Papa, non a caso odiato da tutta quella frangia conservatrice che pervade parte della chiesa. Gia' nel 1992 Maradona espresse la volonta' di lottare per il popolo Palestinese, spesso lo si vedeva anche in simposi importanti girare con su scritto nella maglietta “Viva Palestina!”. Due anni fa e' stato vicinissimo ad essere allenatore della nazionale palestinese, gratis, ma poi non se ne fece piu' nulla. Maradona e' stato uno che ha spostato gli equilibri geopolitici, come lui solo in ambito sportivo Muhammad Ali'. Non a caso Diego riteneva Ali' uno dei piu' grandi uomini che abbiano calcato questa terra. Essere di sinistra per lui e' stato molto di piu' di un tatuaggio del Che o di Fidel, era una militanza convinta, appassionata, pagata alcune volte con l'isolamento. Evo in questi giorni ha detto;” E' con un dolore all'anima che ho saputo della morte di mio fratello Diego, una persona che lottava per gli umili, grande amico della Bolivia”. Lula;”La sua intensita' nella vita ed il suo impegno per la sovranita' del Sudamerica hanno marcato la nostra epoca”.



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