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IL PAESE

Tags: paese casa loro



“Un Paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli.”
“I got a sixty-nine Chevi with a 396 Feulie heads and a Hurst on the floor. She waiting tonight down in the parking lot. Outside the Seven-Eleven store, me and my partner Sonny built her straight out of scratch.”
Il primo brano e' tratto da “La luna e i falo'” di Cesare Pavese, il secondo da “Rancing in the street” di Bruce Springsteen.
Del primo mi innamorai alle superiori, del secondo un po' piu' tardi.
Il primo era di S.Stefano Belbo, il Boss e' del New Jersey che confina con le Langhe, almeno nel mio cuore.
Tutti 2 parlano del paese, del luogo da dove arrivano e che, in fondo, con la testa, non hanno lasciato mai.
Non ho la fortuna di avere avuto un paese, sono nato e ho vissuto la mia adolescenza in un quartiere periferico di Torino, la Torino operaia, Comunista e quasi meridionale degli anni 60.
Pero' ho avuto un barrio, non a caso tutti noi Villans ci ritroviamo ancora oggi a giocare in un campo che e' in quel quartiere e anche a cena...restiamo in zona.
Qualcosa dentro ci e' rimasto.
Tutti e 2, il Boss e Pavese,  mi hanno insegnato che certi luoghi, anche nella loro bruttezza, possono essere magici, basta saperli guardare con l'occhio giusto.
Un paese mi sarebbe davvero piaciuto; ricordare le colline, gli amici, le gite in bicicletta, l'albero del primo bacio e via discorrendo.
Poi me ne sarei andato, certo, maledicendo inizialmente quel posto e il nulla che aveva da offrirmi ma poi, con gli anni, avrei compreso che se sono l'uomo di oggi e' anche grazie a quei posti, quell'aria.
Invece sono cresciuto in una grande citta' facendo a botte, per strada, con quelli delle Vallette quando questi sconfinavano....
Questo concetto di luogo, di paese, l'ho riscoperto a Cuba, o meglio me lo hanno fatto riscoprire i cubani.
Nessun popolo al mondo e' cosi' morbosamente legato alla propria terra come i cubani.
Ne conosco piu' di uno che, all'exterior, ha saputo costruirsi una buona vita, qualcuno lo conoscerete anche voi, eppure, malgrado che oggi le possibilita' economiche siano discrete, ogni volta che torna a Cuba va a vivere nella Casa, spesso fatiscente, dove e' cresciuto, frequentando la gente del barrio che e' rimasta e che spesso, per le motivazioni che sappiamo, si attacca a lui come autentiche sangiusughe.
Loro lo sanno ma gli va bene cosi', perche 'e la loro casa, il loro barrio, la loro citta'.
A volte non parliamo neanche di un centro abitato, a volte si tratta di una casa di madera terrificante, ai piedi dell'ultimo monte in fondo all'ultimo campo.
Piuttosto di comprare casa in un posto migliore, preferiscono rimettere a posto quella vecchia, piu' che metterla a posto, tumbarla e rifarla nuova.
E' anche vero che molti si sono trasferiti a La Habana, anche' li cercano di ricrearsi il loro piccolo mondo, il tunero solitamente, va a vivere in case vicine ad altri tuneri e via discorrendo.
Esattamente come fecero il siciliano, il calabrese, il pugliese che, negli anni 60, hanno colonizzato cittadine alla periferia torinese come Caselle, Borgaro, Settimo e Venaria facendole diventare un'appendice della loro terra.
Clima a parte.
Una delle ragioni per cui, alla fine, anche se magari solo per un tempo della mia vacanza, torno a Tunas e' proprio perche', nel mio immaginario, ha sostituito quel paese che mi e' mancato da ragazzo.
Le vie, le strade, le piazze, i locali, la gente, le ragazze oramai diventate donne mi hanno accompagnato in questi quasi 20 anni facendomi davvero sentire come a casa.
Molto spesso meglio che a casa.
Langhe, New Jersey, Torino, Las Tunas.....un luogo accanto all'altro nelle stagioni della vita.

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA
casa-betty-mar 


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