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Il residuo

Questo sconosciuto. Questo deprecato. Questo che noi produciamo.
Il residuo è quella parte di rifiuto che proprio non vuole saperne di riciclarsi.
Quindi va nell’inceneritore o in discarica.

Le società post-contemporanee, direi anche post-consumiste, hanno nel rifiuto il loro tallone d’Achille. Essere felici comprando le cose, anche quelle inutili, genera la maledizione del rifiuto, e quella schizofrenia etico-ambientalista che non sa più trovare una definizione di felicità. Siamo felici perché generiamo progresso, più consumiamo e più siamo felici, più il PIL sale più la società cresce… ma insieme ai beni di consumo cresce il rifiuto, e anche l’infelicità, addirittura il terrore di vedere la nostra Terra sommersa dai rifiuti, invivibile, pericolosa – altro che giungla! Questa metafora malsana che vorrebbe la nostra vita e le nostre città come una giungla. Nella giungla c’è un equilibrio, nelle nostre città non sempre. Ma andiamo avanti. Da qui al ritorno alle origini, al richiamo ad un consumo etico, ad affermare che il consumismo è una strada sbagliata, il passo è breve. Ma dalla strada del consumismo non ci toglie nessuno. L’abbiamo imboccata e non torniamo indietro. Però prestare più attenzione si può fare. Ecco allora che il tentativo delle amministrazioni locali di aumentare le percentuali di raccolta differenziata può avere un senso.

La scorsa settimana partecipo ad una riunione di quartiere, presenti Assessore e tecnici dell’Azienda che tratta i rifiuti. Il tema è quello della raccolta del rifiuto per mezzo dei “contenitori con calotta”.
Un po’ di dati presentati dall’Assessore.
Quanto ci costa una tonnellata di rifiuto residuo non riciclabile? 110 euro.
Percentuali della raccolta differenziata nella mia città, Vicenza
1997 = siamo al 15% di rifiuto riciclabile
2011 = arriviamo al 56%
2016 = tocchiamo il 70%
Abbiamo ancora dei margini per migliorare la percentuale. Con il nuovo sistema della raccolta per mezzo dei “contenitori con calotta” questo 70% dovrebbe ancora salire.

Alcune note:
1. la normativa italiana prevede che i Comuni arrivino ad un 65% di rifiuto riciclabile
2. i contenitori di plastica delle bevande non vanno piegati a fisarmonica, ma schiacciati per il verso lungo. In questa maniera le macchine automatizzate dei centri di raccolta hanno più facilità a riconoscere, tramite scanner, il tipo di plastica, e quindi eventualmente a dividerla da altri materiali.
3. quando gettiamo un rifiuto non adatto nelle campane del vetro o della carta – ad esempio quando buttiamo la ceramica dentro al contenitore del vetro – aumentiamo i costi di riciclaggio. I costi del riciclaggio li paghiamo noi.

Nella foto sotto: una bottiglia di plastica piegata nel modo corretto


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