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Tips from Barcelona – Fàbrica Moritz

Fàbrica Moritz è la fabbrica di birra nel cuore di Barcellona. Laura ce la racconta!
Di Laura Torre

Che in Spagna la birra sia una bevanda ampiamente consumata non è certo un segreto. Ma che una delle birre spagnole più famose, nata e tuttora prodotta a Barcellona, sia di origine alsaziana forse non lo sanno proprio tutti. Almeno non tutti quelli che non sono cittadini della città di Gaudí.
Di che cerveza stiamo parlando? Della birra Moritz, ovviamente. E della sua fabbrica-birreria nel cuore della capitale catalana, in Ronda Sant Antoni, a due passi da plaça Universitat e a cinque – o forse anche sei – dalla centralissima plaça Catalunya.

La storia della Birra Moritz inizia nella seconda metá dell’800, quando nel 1851 un giovane Louis Moritz arrivava a Barcellona dall’Alsazia, portando con sé l’arte del brassage, l’arte alsaziana dell’elaborazione della birra. Una tradizione trasmessa di generazione in generazione nella famiglia Moritz e che continua ad essere viva ancora oggi.

Nel 1856 il giovane Moritz inizia così la sua produzione “birraia” nella capitale catalana, in pieno centro storico, nel quartiere del Raval. Pochi anni dopo, però, nel 1864, Moritz cambia sede e trasferisce la propria fabbrica nella sua location attuale, senza più lasciarla. Una posizione in pieno centro, che potrebbe sembrare molto strana, ma che si spiega (anche) per il fatto che la produzione birraia si svolgeva soprattutto nei sotterranei – in parte ancora oggi conservati ed utilizzati. In più, il nuovo complesso è decisamente molto grande.

La storia della birra Moritz si va così delineando e sviluppando, intrecciandosi con quella di Barcellona, anche a livello artistico: la nuova fabbrica inaugurata nel 1864 rappresentava infatti una delle prime costruzioni dell’Eixample, il famoso quartiere cittadino progettato dall’architetto catalano Ildefons Cerdà.

Con gli anni, la birra Moritz inizia a vincere degli importanti premi, come la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Barcellona (1888) e la medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi (1889). Nel 1892, poi, Louis Moritz costruisce l’edificio in Ronda Sant Antoni 41, quello centrale dell’attuale complesso, decorando la facciata con diversi motivi legati al tema della birra. E nel 1897 viene finalmente inaugurata la birreria Moritz. Che, 13 anni dopo, diverrà teatro della seconda elezione di Joan Gamper come presidente del Football Club Barcelona.

Durante la Guerra Civile la fabbrica viene quindi collettivizzata, continuando però sempre la propria produzione. Ma già nello stesso ’39 torna nelle mani della famiglia Moritz. Nel 1966, poi, la Moritz si unisce a Lamot e nasce così Cervezas Barcelona S.A., ma già nel 1978 l‘impresa si scioglie e la birra Moritz smette d’esser prodotta. La famiglia recupera quindi il marchio e nel 2004 ecco il ritorno della birra Moritz, con la quinta e sesta generazione. Nel 2011, infine, si inaugura l’attuale locale-fabbrica Fàbrica Moritz.

Veniamo però al cuore della produzione Moritz: com’è che produce la sua birra? La cerveza Moritz viene preparata attraverso la cottura di malto molto chiaro e con un preciso tipo di acqua, del massiccio del Montseny-Guilleries, parte della marca Vichy Catalán. In più, la birra è aromatizzata con un’infusione di fiori di luppolo di Saaz, che le danno un aroma caratteristico e particolare.

Le birre che questa casa barcellonese ci propone sono principalmente di quattro tipi: la Moritz, la Moritz Epidor, la Quintu e la Aigua de Moritz. La prima è la classica della casa, una pilsner a bassa fermentazione, dal sapore un poco dolce e leggermente amaro e con una spuma bianca e abbondante; la seconda, invece, è una birra forte e tostata, una strong pale lager, sempre con una fermentazione bassa, ma in questo caso lunga, e dal sapore moderatamente dolce, con un tocco anche di caramello. La Quintu, al contrario, è nuovamente una pilsner a fermentazione bassa, dal sapore soave, al gusto di cerali e malto. La Aigua de Moritz, infine, è una birra totalmente analcolica, ma con un aroma al luppolo, anzi al sapore di fiori di luppolo, un poco amaro e un poco di frutta matura.

Tutta la birra che si consuma nella Fàbrica, però, ha una caratteristica chiave: non solo è prodotta in situ, nella micro-birreria della Fabbrica stessa, ma non è pastorizzata, presentandosi in una versione “fresca”.
In più, la microbirreria della Moritz non si limita a produrre solo birra: sono infatti diversi i prodotti, dal pane ai cosmetici, passando per il cacao per fare la cioccolata, a base – appunto – degli stessi ingredienti della cerveza, siano luppolo o malto.

Fin qui la storia della Moritz e le caratteristiche delle sue birre. Ma come si presenta oggi il complesso della fabbrica e della birreria Moritz? Restaurato e rimesso a nuovo dall’architetto Jean Nouvel, troviamo che al piano terra ospita la birreria, con un’ampia sala ristorante: la birreria, infatti, offre diverse proposte gastronomiche per poter degustare le sue birre durante un pranzo, un aperitivo, una cena.
Inoltre, troviamo anche un bar dedicato ai vini ed un negozio – dove è possibile acquistare, ovviamente, la birra, ma anche libri ed oggetti, dedicati alla birra e non solo. Il tutto, con vetrine e un arredamento molto particolari, moderni e per nulla banali.

Infine, sempre al piano terra, ecco anche un forno di pane e alcuni locali della fabbrica vera e propria.

Al piano sotto il livello della strada, invece, troviamo nuovamente alcuni locali della fabbrica (la sala di fermentazione) e la cucina.

Entrando nella birreria, l’ambiente si presenta – come dichiara Moritz stessa nel proprio sito web– ispirata ai locali di Germania, Francia e Nordamerica, ma con aspetti anche legati alle birrerie spagnole, tra Andalusia, Madrid e Galizia. Questo locale, infatti, vuole ispirarsi tanto ad aspetti nazionali come internazionali, proponendosi come una birreria contemporanea.

Varcata la soglia, troviamo subito sulla destra un lungo bancone di stagno, dove vengono servite le birre per chi vuole prenderle direttamente al banco. In più, disseminati tra diverse pareti, troviamo enormi pannelli luminosi colorati, che raffigurano immagini simbolo della Moritz, e numerosi tavoli per pranzare, cenare, prendere un aperitivo. Tutto ciò, “presidiato” dalle caldaie della birra. E il tutto in un contesto moderno, elegante, ma al contempo alla mano ed essenziale.

Ma alla Fàbrica Moritz, come abbiamo già anticipato sopra, non c’è solo birra. C’è spazio anche per il vino, con il Bar à Vins, un piccolo spazio che propone diversi vini, in una forma molto particolare: “a peso”, al bicchiere e in bottiglia. Mentre queste ultime due sono una versione classica e conosciuta del poter degustare i vini, quella “a peso” è decisamente qualcosa di originale. In questo caso, infatti, le bottiglie vengono collocate in spillatori di argon e il cliente sceglie quanti grammi di vino vuol consumare, pagando precisamente questa parte. O, al contrario, sceglie quanto vuole spendere e gli vengono fatti degustare i relativi grammi di vino. Un metodo con cui alla Moritz si possono degustare diversi vini, specialmente i più esclusivi e costosi – come il Ribera de Duero o quelli dell’Alsazia francese.

La carta dei vini “a peso” presenta più di 400 bottiglie, dai dolci a gli spumanti, passando per i bianchi, i rossi o i rosati. Il tutto, tra etichette catalane, di Valencia, delle Baleari, dei territori al confine tra Francia e Spagna. E ancora, etichette di tutta la Spagna e 80 scelte tra le élite internazionali. Se invece si preferisce bere il vino in forma più classica, Moritz presenta 40 vini che si possono degustare al bicchiere.

Noi siamo stati alla birreria Moritz in una fresca – ma non troppo – giornata di marzo di quest’anno. E, ovviamente, ne abbiamo gustato la sua birra. Ma anche i suoi piatti: siamo infatti andati a conoscerla di sera, per una cena. Prima di accomodarci, però, abbiamo degustato un paio di birre al banco, per ingannare l’attesa. Ed entrambi – la sottoscritta e il suo fidato accompagnatore di sempre – abbiamo degustato una Moritz classica. Per entrambi non si trattava di una novità, conoscevamo già questa birra, ma il berla servita direttamente dai gli spillatori e in versione “fresca” ha fatto sì una gran differenza: il sapore era molto più marcato e aromatizzato, la frizzantezza era molto più viva e anche la spuma era decisamente molto “allegra”.

Accomodatici in uno dei numerosissimi tavoli delle sale della birreria, abbiamo quindi dato inizio alla nostra cena. Accompagnati da una nostra amica, abbiamo scelto tre piatti differenti. La sottoscritta ha voluto provare uno degli entrepans (panini), volendo gustare il pane direttamente preparato alla Moritz. E ha così scelto “El vegà”, panino con melanzane a strisce, maionese di miso, formaggio fresco e foglie di spinaci crudi.

Il fidato accompagnatore, invece, non solo ha voluto anche lui gustare un prodotto da forno della casa, ma ha voluto gustarne uno dei più tipici, una flammkuchen. Una pizza tipica alzaziana, preparata con crème fraîche (crema agra di latte fresco di mucca), bacon affumicato e pezzettini di cipolla, guarnita con pezzetti di salsiccia artigianale.

La nostra amica, infine, è andata su un piatto meno tipico della cucina Moritz: una porzione di petto di pollo, con un ricco contorno di verdure cotte.

Tutto ciò, ovviamente, accompagnato dalla Moritz “fresca” , scelta tanto dalla sottoscritta che dal fidato accompagnatore. E da una porzione di “patatas bravas de aquí, ovvero patatas bravas alla catalana, con la salsa alioli – una salsa tipica dell’area mediterranea della Spagna, fatta di olio d’oliva, aglio e sale – e non con la salsa brava – tipica, invece, delle patatas bravas nella loro versione originale.

Il verdetto di tutti noi tre è stato positivo. Anzi, più che positivo. Il panino vegà, anche se molto semplice per i suoi ingredienti, era ottimo, in primo luogo per il pane in sé: fresco, croccante e molto saporito. Chi ha mangiato la pizza alsaziana, da parte sua, l’ha definita davvero buona anche qui in primo luogo per il suo impasto, croccante, ben cotto e reso speciale proprio per la sua guarnizione di crema al latte.
Anche il piatto di petto di pollo, benché molto semplice, è stato giudicato molto buono, per il pollo in sé – servito in una porzione abbondante – e per le verdure, cotte al punto giusto, mantenendosi croccanti.
Le patatas bravas, infine, gustate da tutti noi tre, ci sono semplicemente piaciute tantissimo, tanto per la cottura ed il sapore delle patate come per la salsa alioli, densa al punto giusto e non eccessivamente piccante.



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