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Obbligazioni bancarie con tassi 6-7% senza cedole

Riprendendo alcuni articoli di stampa torno a parlare delle obbligazioni che non pagano cedole periodiche rimborsando gli interessi solo alla Scadenza o alla data di rimborso anticipato. Si tratta di obbligazioni finanziarie di importanti emittenti bancari. 

In fase di collocamento sono stati presentati evidenziando le cedole allettanti, con tassi del 6 o 7 per cento. Ma il pagamento avviene solo a scadenza o nel momento in cui questi titoli vengono richiamati.

Le simulazioni statistiche indicano infatti che a fronte di tassi tra il 6 e 7% annuo annunciati il rendimento lordo annuo si attesta sotto al 5 per cento. 

Si tratta di titoli con scadenze lunghe, oltre i 10 anni ma con l’opzione call a favore della banca e quindi richiamabili in anticipo. Ciò significa che l’emittente ha la facoltà di rimborsare il titolo anticipatamente, solitamente ogni anno al compleanno del titolo. In tal caso il prezzo di rimborso includerà anche gli interessi pari al Tasso annuo di ciascun titolo per il numero di anni trascorsi sino alla data di rimborso anticipato. 


 

Quando si calcola il rendimento a scadenza di una obbligazione classica a tasso fisso le formule di matematica finanziaria ipotizzano nel calcolo che le cedole pagate nel corso della vita dello strumento vengano reinvestite alle stesse condizioni. Se la cedola invece la accumulo, quel guadagno non matura interessi successivi perché non ho modo di reinvestirla, non mi genererà interessi su interessi e quindi il mio rendimento sarà inferiore. Proprio questo è il caso dei bond che cumulano la cedola. Apparentemente le cedole sono molto attraenti, ma il rendimento a scadenza sarà molto inferiore rispetto a quello che sembra. 

Facciamo un esempio generico di un bond decennale che paga il 6% annuo lordo ma lo accumula e viene pagato solo alla scadenza. Comprando 10.000 euro nominali alla parità il suo rendimento non sarà del 6% come sembra, ma inferiore perché dopo 10 anni mi verrà restituito il capitale iniziale, oltre a 10 cedole da 600 euro (6% su 10.000 per dieci anni), ovvero alla scadenza avrà 16.000 euro. Andando a calcolare il tasso annuo di crescita composto di questo investimento secondo le formule di matematica finanziaria viene un valore del 4,8% lordo. In pratica è la cedola che dovrebbe avere un bond a tasso fisso a pari prezzo e scadenza ma che paga annualmente il tasso maturato. 

In estrema sintesi questi bond non regalano nulla di più rispetto a quanto prezza l’emittente a quella scadenza. A conferma che in finanza occorre far attenzione a non farsi abbagliare da un singolo elemento, non è tutto oro ciò che luccica, l’investitore può essere confuso da un tasso apparente che non verrà mai realizzato.

Il rischio è appunto che l’emittente non eserciti la call e quindi rimborsi solo a scadenza. Ma vista la Riduzione Dei Tassi in corso si potrebbe scommettere sul fatto che l’emittente riacquisti già dal primo anno. Infatti minore sarà il numero di anni e maggiore sarà il ritorno per l’investitore. Se il rimborso avviene il primo anno, si porterà a casa il tasso dichiarato. Queste obbligazioni bancarie quindi diventano tanto più competitive quanto più ravvicinato è il momento del richiamo sul mercato. 

Ma c’è un però! L’emittente è ovvio che rimborserà solo a fronte di un suo vantaggio, vale a dire il poter rifinanziarsi a tassi decisamente inferiori. Chi sottoscrive questo titolo quindi, anche qualora venga rimborsato, rischia di perdersi i vantaggi della riduzione dei tassi. Perché a fine 2024 si troverà il titolo rimborsato ma poi dovrà reinvestire su obbligazioni con tassi decisamente inferiori. 

Lo si è visto proprio nell’ultimo mese. Prendiamo il Btp novembre 2033, tra l’altro con una durata inferiore a queste obbligazioni. Lo prendo a esempio perché è l'attuale decennale di riferimento. Paga una cedola del 4,35% e nell’ultimo mese è salito da 102 a 107.

Prendiamo ora i titoli con call. Hanno cedole del 6-7%, durata superiore ai 10 anni, ma a fronte del crollo dei rendimenti di mercato, il loro valore è salito nell’ultimo mese di 1-2 punti rispetto ai 5 del Btp decennale. 

Quanto è successo spiega bene come sia stato un errore acquistare questi titoli. Le banche non emettono a caso, erano consapevoli che i clienti non sanno prezzare l’opzione call. Ora chi ha acquistato titoli lunghi si trova non solo un guadagno in conto capitale superiore (anche comprendendo la cedola) ma soprattutto potrà usufruire di futuri aumenti nel 2024 quando partiranno presumibilmente i tagli Bce. Chi detiene le obbligazioni con call invece si ritrova con titoli che non potranno salire molto, anzi se venissero rimborsati a fine 2024 tornerebbero a 100. 

A peggiorare la situazione c’è anche la tassazione superiore di questi titoli ma soprattutto la loro poca liquidità. Quasi tutti non scambiano da giorni mentre il Btp decennale scambia ogni minuto.



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