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Calcolare la cedola del Btp Italia. Conviene ancora?

Sono molti gli italiani che hanno investito nei Btp Italia, i titoli di Stato indicizzati all'inflazione nazionale. Ma pochi hanno capito realmente come funziona l'indicizzazione. Anche per questo si è passati all'euforia per le cedole di inizio anno a una certa delusione per le ultime cedole. La domanda di un lettore fatta a Plus del Sole 24 Ore mi consente di chiarire questo punto.

In sede di emissione ho acquistato 50mila euro del Btp Italia emesso il 14 marzo 2023 con scadenza 14 marzo 2028, codice Isin all’emissione IT0005532715. Come da comunicato stampa 32 del 3 marzo 2023 questo BTp doveva rendere il 2% annuo più l’inflazione del semestre precedente al pagamento delle cedole. Alla fine del primo semestre mi sarei aspettato, dunque, un rendimento del 3,6% circa, essendo l’inflazione annua rilevata dall’Istat alla data odierna del 5,2%, cioè (2% + 5,2%) : 2 = 3,6 per cento. In realtà ieri ho ricevuto l’importo lordo di 671,20 euro, pari all’1,34% semestrale, e cioè al 2,68% annuo; vale a dire che l’inflazione annua “sarebbe calcolata” allo 0,68 per cento. Vi prego di volermi dare delucidazioni in merito.

Probabilmente l’incomprensione sta nel fatto che guardare all’inflazione annua (anche nel calcolo realizzato dai vari siti o operatori) può trarre in inganno, in quanto i BTp pagano le cedole semestralmente. Normalmente il calcolo di questo tipo è abbastanza verosimile se l’inflazione è stabile, durante gli ultimi 12 mesi ci troviamo di fronte a due semestri che sono completamente diversi dal punto di vista della crescita dei prezzi. Da un lato, infatti, l’ultima parte del 2022 ha visto l’inflazione aumentare rapidamente e superare quota 10% (media circa 8,05%), dall’altro nel primo semestre di quest’anno il trend è stato poco sopra il 2 per cento. Da qui con buona probabilità la media annua del 5,2 per cento.

All’atto del collocamento, l’indice inflazione italiana fissato dall’emittente governativo e relativo al BTp citato in oggetto fu pari a 118,24 (come indicato nella messa a disposizione dallo stesso Mef ). A quell’epoca, l’ipotesi che il tasso d’inflazione sarebbe salito in misura rilevante, Nel Corso Dei mesi futuri, era largamente diffusa. Sia Tra Gli analisti finanziari, sia tra gli investitori. Nel corso dei sei mesi trascorsi tra la data di collocamento e il primo stacco cedolare, la dinamica dell’inflazione è salita in misura sensibilmente inferiore alle attese, grazie anche alla politica restrittiva attuata dalla Banca Centrale Europea e al calo dei prezzi di alcune materie prime. Al punto che la rilevazione del ricordato indice inflazione italiana, all’atto dello stacco cedolare del 14 settembre è stato fissato a 118,64.

Rapportando i due valori, si ottiene 1,00338. Ne consegue che la rivalutazione del capitale avverrà sulla base del dato di cui sopra che, percentualizzato, diverrà 0,338. Arrotondando a 0,34, il valore lordo della cedola risulterà essere 1,34% (1 + 0,34).

I continui incrementi del tasso ufficiale della Banca di Francoforte hanno prodotto un effetto positivo sul valore del costo della vita in Eurozona, ma hanno penalizzato le aspettative di chi ha investito in BTp Italia. Non è da escludere che, in prospettiva, possa esservi una ripresa del costo della vita, causato dall’incremento del prezzo del petrolio e prodotti similari. Ma di certezze, in campo finanziario, ve ne sono molto poche. Meglio affiancare a questa tipologia di strumenti i classici BTp a cedola fissa: le scadenze medio lunghe, quinquennali e decennali in particolare, sono foriere di flussi per interessi di buon livello.

Questa la risposta dell’esperto contattato dal Sole 24 Ore. Non spiega tutti i tecnicismi dell’indicizzazione del titolo ma basta a capire come sia sbagliato prender a riferimento il tasso di inflazione annuo. E’ probabile, come indicato dalla risposta, che l’indice si riprenda, già l’ultimo mese in Italia c’è stato un aumento dello 0,3% a prescindere dal petrolio.

In merito al consiglio finale mi sento di convenire, con alcune precisazioni. Il Btp Italia è anzitutto una protezione dall’inflazione e ora dovrebbe esser in tutti i portafogli. Lo dico perché ho letto su Linkedin alcuni post di consulenti bancari che riprendono questa lettera per attaccare il prodotto. Dimostrando al contempo ignoranza e probabilmente malafede. Perché non spiegano che per es. i fondi obbligazionari che collocano sono in perdita ma criticano un prodotto che ha fornito buoni rendimenti e protezione dall’aumento dei prezzi.

Sono d’accordo con l’autore della risposta sulla necessità ora di bilanciare anche con Btp o in generale obbligazioni a tasso fisso. Un po’ meno sulla scadenza dei 10 anni adatta a chi può guardar in serenità al lungo periodo e senza pensieri per l’alta volatilità. Certo proprio in questo fine settembre i tassi risaliti hanno aumentato i rendimenti dei Btp a 10 anni ben oltre la soglia del 4,5% lordo, può esser quindi un’opportunità di acquisto per chi accetta il rischio. Per gli altri consiglio di rimanere su scadenze massimo di 5 anni, incluso il Btp Valore.



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