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La bufala dei giovani in pensione a 74 anni

In Italia, ma non solo, i media non sono certo meglio dei social nel fare informazione o meglio disinformazione. Purtroppo la tendenza a cercar il titolo ad effetto oltre che una certa incompetenza e superficialità di molti giornalisti spinge in prima pagina titoli che non meriterebbero nemmeno di esser pubblicati.

Una cosa che ho imparato nella vita è di dar retta più a chi ha fatto che a chi dice. E’ pieno di guru che ti spiegano come fare cose che loro non hanno fatto. Se voglio imparare a guadagnare in Borsa seguo Buffett, Munger o Lynch che hanno ottenuto risultati. Non certo chi vende libri e corsi sul trading o chi dai forum di finanza sparge le sue sicurezze senza risultati.

Premesso questo veniamo al tema dell’articolo. Ha fatto molto scalpore anche perché la fonte appare autorevole, la notizia per cui in base a uno studio realizzato dal Consiglio nazionale dei giovani (Cgn) assieme a EU.R.E.S. i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 Anni andranno in pensione a quasi 74 anni con un importo di 1.577 euro lordi mensili (1.099 al netto dell’Irpef). Per i lavoratori in partita Iva l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili (1.128 al netto dell’Irpef).

Per i giovani entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni in Italia si prevede raggiungeranno l’età pensionabile solo a 71 anni. Ora è vero che ormai gli italiani, specialmente i più giovani, sono abituati a vedere l'asticella della loro presunta età di pensionamento fissata sempre più in alto. Ma quanto c’è di vero in questa stima che prevede i 74 anni (o 71 per chi è entrato nel mondo del lavoro nel 2020 a 22 anni)?

Le risposte di un esperto

Mi ha fatto piacere che in proposito per chiarire il dubbio Milano Finanza abbia intervistato un vero esperto, il Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla. Se dovessi chieder qualcosa in fatto di pensioni in Italia chiederei infatti a lui.

Domanda. In pensione a 74 anni. Una stima credibile? Risposta. Oggi l'età di pensionamento è di 67 anni. Anche ipotizzando che l'aspettativa di vita, in una visione ottimistica, aumenti di quattro-cinque settimane all'anno, tra 12 anni arriveremmo a 68 anni, tra 24 a 69 e tra 36 a 70. La stima potrebbe essere credibile se, per assurdo, stessimo ragionando in un'ottica che va oltre il 2100. Ma non è questo l'unico punto del rapporto che mi lascia perplesso.

D. In che senso? R. Se una persona arriva a 70 anni contino stipendio di 1.000 curo è evidente che non gli si potrà dare una pensione di 2.000 euri, perché una moltiplicazione di questo tipo semplicemente non ha senso di esistere. Non dimentichiamo che oggi chi lavora e si impegna uno stipendio da 1,200-1.300 euro è già in grado di portarselo a casa a 30 anni.

Quale potrebbe essere una stima più realistica? R. Credo che prima o poi il governo dovrà riprendere la quota 102, quindi 64 di età e 38 di contributi, per ripristinare una forma di pensione anticipata. Un giovane che iniziasse a lavorare a 24 anni, se riuscisse a mettere da parte 35 anni di contributi o anche qualcosina in meno, potrebbe andare tranquillamente in pensione tra i 65 e i 68 anni. Occorre ovviamente modificare alcune regole della legge Monti-Fomero, che ha spaccato radicalmente la platea dei lavoratori tra misti e contributivi puri, ma una volta fatto questo non vedo particolari problemi.

D. E questo è il primo punto. R. Il secondo è che questi giovani devono lottare per modificare la parte della riforma Monti-Fornero per cui se non si arriva a 2,8 volte l'assegno sociale come pensione è necessario lavorare di più. Con 2,8 volte si può andare in pensione a 64 anni di età, altrimenti bisogna arrivare a 67 con almeno 1,5 l'assegno sociale, altrimenti a 71. Sicuramente la maggior parte dei nostri giovani, se si impegnerà, avrà buoni lavori e una pensione corrispondente, ma sarebbe importante equiparare il trattamento di chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi a quello di tutti gli altri, comprese integrazione al minimo e maggiorazione sociale.

L’intervista tocca altri punti ed è molto interessante perché sfata falsi miti come il lavoro per i giovani e il salario minimo. Ma non è questo il punto di questo 'articolo.

Di Alberto Brambilla ti invito a leggere “Le scomode verità”  che parla di tasse, lavoro e pensioni. Recentemente ha pubblicato “Italia 2045. Una transizione demografica e razionale” che ragiona più sul tipo di società in cui viviamo.



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