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Bombshell racconta agli uomini cosa non va in un certo modo di “essere uomini”

Bombshell è uno dei primi film che ha cercato di superare l’emergenza COVID-19. Il film infatti sarebbe dovuto uscire nelle sale italiane a fine marzo, ma vista la chiusura obbligatoria dei cinema la 01 Distribution ha deciso di distribuirlo tramite la piattaforma streaming di Amazon, Prime Video, dove da pochi giorni il film è disponibile.

Bomshell è la storia vera della causa di molestie sessuali intentata contro Roger Allies, CEO di Fox News. Nel 2016 infatti Roger Allies venne licenziato dal suo ruolo grazie alle testimonianze dell’anchorwoman Gretchen Carlson e di tante altre giornaliste che misero in luce le molestie sessuali che nel corso degli anni tali donne avevano dovuto subire da lui.

Un argomento ancora troppo attuale, che il cinema e la televisione stanno cominciando a mettere in luce. Ma com’è la risposta di noi uomini rispetto a queste tematiche? Preoccupata, in parte. Perchè ci sentiamo giudicati. Vediamo quegli atteggiamenti come un attacco ad un’intera categoria. Eppure ragazzi, Bombshell può essere l’occasione giusta proprio per non far parte della categoria, per distinguersi, per imparare ed essere in grado di capire cosa non va in un certo modo di “essere uomini e che oggi non ha più senso che esista.

Non lo sai come sono fatti i maschi?

Bombshell ad esempio può insegnare a tutti noi uomini come comportarci (e non comportarci) quando ci troviamo in una situazione di potere.

La scena che ci fa vedere l’atteggiamento predatorio di Allies avviene all’interno del suo ufficio. Kayla è una giovane produttrice che sogna di poter lavorare al meteo e, coraggiosamente, decide di andare a parlare col suo capo per fargli capire Quanto Fosse Adatto a quel ruolo.

Lo so, questa cosa già farà storcere il naso a tanti uomini. Ma come, una donna che da sola entra in un ufficio di un uomo? “Non lo sai come sono fatti i maschi?”. Riformuliamo allora la scena. Diciamo che al posto di Kayla ci fosse stato un giovane Kaylo e che, coraggiosamente, avesse deciso di andare a parlare col suo capo per fargli capire quanto fosse adatto a quel ruolo. Ecco, come prenderemmo questo atteggiamento? Diremmo che Kaylo è un uomo coraggioso, un uomo che sa cosa vuole e che non ha paura di mostrare il suo valore o che è uno sprovveduto a restare da solo nell’ufficio del suo capo a porte chiuse?

Perchè non ha detto di no?

Tramite dei flashback capiamo che una delle azioni che Allies faceva spesso quando “provinava” le donne del network era quello di farle alzare in piedi (chissà se lo facesse anche con gli uomini) e di farle fare un giro su se stessa (le donne erano, per sua stessa richiesta, in gonna). In realtà, all’interno dell’ufficio, Kayla scopre che la storia veniva raccontata solo a metà. Perché è vero, Roger faceva fare un giro su se stesso alle donne con la scusa che “la televisione fosse un mezzo visivo”, ma quello che nessun aveva raccontato è che Roger chiedesse di alzare la gonna per “scoprire le gambe”. E con la scusa di scoprire le gambe pretendeva che la gonna si alzasse sempre di più fino, in pratica, a mostrare l’intimo mentre lui guardava. E questa cosa, Kayla come molte donne prima di lei, la fanno.

E anche qui immagino l’appunto: ma se non “ci stava” non avrebbe potuto dire di no, urlare, scappare, fare qualcosa? Ed è qui che forse è giusto introdurre il significato di molestia.

Per anni abbiamo assoggettato l’idea di molestia a due comportamenti: violenza e fisicità. L’idea che ci siamo fatti della molestia è che fosse molesto un atteggiamento in cui qualcosa venisse chiesto con violenza, e in caso non ci fosse accondiscendenza, che tale violenza venisse tramutata in qualcosa di fisico, di costrittivo. Abbiamo sempre immaginato la molestia con scene di donne che urlano, si dimenano, piangono (grazie cinema e tv per averci insegnato questo!). Ma non è così.

La molestia ha a che vedere con una situazione di sbilanciamento di potere. Che la richiesta venga fatta gentilmente o con un scuse “plausibili” (come mostrare le gambe) e senza che vi sia addirittura una qualsiasi forma di “tocco fisico” da parte della persona, la molestia si perpetua perché la persona viene sottoposta ad una costrizione psicologica dettata proprio dallo squilibrio di potere.

La persona di fronte, in questo caso, è il capo dell’azienda, è la persona che può determinare il proprio futuro lavorativo o addirittura la propria permanenza lavorativa. Non c’è una situazione paritaria per poter dire semplicemente no, per urlare, per scappare. È un abuso di autorità. E la risposta a un abuso non è sempre di difesa.

Immaginate quante volte dei capi in passato vi abbiano potuto offendere per aver fatto male un lavoro. Vi abbiano dato dei deficienti, cretini, imbecilli. Quante Volte Avete risposto? Quante volte avete pensato che rispondere sarebbe stato svantaggioso per voi? Ecco, ora immaginate questo, ma con delle azioni e non solo come uno scambio di parole.

Cosa possiamo imparare allora da Bombshell?

Al di là dell’evitare atteggiamenti molesti (che è pura civilità), capiamo che ad esempio creare un ambiente (lavorativo, familiare, amicale) tale che ognuno possa sentirsi libero di esprimere le sensazioni di disagio permette di eliminare gli squilibri di potere. Permette alle persone non solo di sentirsi libere di essere se stesse, ma di vivere (o lavorare) meglio. Perchè sanno di essere in un ambiente protetto, in che potranno chiedere un aiuto quando si sentono in una situazione di difficoltà per azioni che hanno creato in loro disagio.

Non è in fondo questo il mondo che immaginiamo possa essere utile a tutti e tutte?



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