D’inverno, la pioggia può rivelarsi molto sgradevole, un’ulteriore oppressione che si aggiunge al buio di giorni spesso cupi. In questi mesi così gelidi e privi di sfumature, manca la quieta, arcana, delicata poesia autunnale. Durante l’autunno, la pioggia assume volti diversi a seconda dei momenti: a volte è leggera e silenziosa – timida presenza che non vuole disturbare -, a volte è intensa ma fortemente evocativa grazie allo sfacelo delle foglie colorate sui marciapiedi, lungo le strade, nelle aiuole più insignificanti, negli angoli meno accessibili, nei vicoli dimenticati e stanchi. Così, la pioggia autunnale diventa un canto, un’emozione indefinita, un sussulto nell’anima, persino una speranza. Ma non potrebbe essere altrimenti, perché l’autunno è un compagno fedele e rispettoso, che sa amare e perciò non è mai arrogante.
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D’inverno, invece, la pioggia è un’assenza: assenza di compassione, assenza di delicatezza, assenza di sensibilità. E allora non resta altro che chiudersi in casa e attendere che finisca. Non ci sono sfumature di colori da osservare, strane connessioni da comprendere, segreti da infrangere. D’inverno è tutto molto più semplice: bisogna difendersi, bisogna proteggersi, bisogna ripararsi. Aspettando che il groviglio di pioggia e di gelo e di oscurità svanisca.