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Accettazione, coraggio e il libro fantasma

In siciliano si dice “dopu a quarantina, un mali ogni matina” ossia superati i quaranta anni un male ad ogni nuovo giorno. La memoria non mi ha mai accompagnato, ma ormai…

Una mattina di questa settimana mi sono svegliato, ho guardato la libreria e sono rimasto “amminchiato”. Ho rivisto, come d’incanto, un libro che non trovavo da tempo. Era sempre stato lì, ma era come se fosse stato invisibile. Per un periodo ero stato certo di averlo perduto nei vari traslochi, in altri momenti avevo pensato che forse l’avrei ritrovato, ho pensato che avrei voluto ricomprarlo, ma alla fine avevo deciso di non fare nulla. Sentivo che era ancora a casa. A un certo punto ho deciso che non l’avrei più cercato. Era un libro a cui tenevo tanto, perchè ha accompagnato un periodo della mia vita e in cui avevo segnato tante e tante frasi.
Quando l’ho ritrovato, in mezzo a tanti altri libri, non l’ho nemmeno notato subito. Ho realizzato di averlo visto dopo qualche secondo, quando ormai mi ero allontanato dalla libreria.

Semplicemente, avevo accettato che sarebbe bastato attendere.

Qualche tempo fa ho letto un aforisma attribuito a Oscar Wilde che ammonisce a stare attenti a ciò che desideriamo, perchè prima o poi potremmo ottenerlo. E se certi desideri (magari espressi tanti anni fa) dovessero avverarsi potrebbe diventare difficile accettarli oggi, quando abbiamo impostato la nostra vita, come spesso è difficile imparare l’accettazione delle Cose che capitano, le brutte come, alle volte, le più belle.

Piano piano, guardando le vicende di persone a me care, sto iniziando a imparare che riconoscere e accettare la realtà per quello che è, è complesso. Ci capitano le cose, belle o brutte, ma chi di noi non prova a resistervi, per paura, orgoglio, ansia…? Anche una cosa bella (forse soprattutto una cosa bella, come amare una persona quando non te lo aspetti) può mettere in crisi una parte della nostra vita, le scelte fatte, e indurci necessariamente a ripensare quanto stiamo vivendo, il nostro stile di vita, le cose che credevamo di desiderare.

Da un po’ di tempo mi sembra che sia più facile tollerare l’accettazione delle cose brutte che accadono rispetto alle cose belle. Alla fine, tutti siamo più o meno consapevoli delle bruttezze e delle storture della vita, tutti sappiamo che prima o poi dobbiamo soffrire e diventiamo quasi avvezzi alle mancanze, ai vuoti, all’idea che tanto non potrà andare bene. Ci accontentiamo di ciò che abbiamo e smettiamo di combattere. Insomma, mentre siamo pronti al dolore, siamo meno pronti alla gioia. Da una circostanza dolorosa inattesa, ci si difende cercando di ridurre le situazioni che scatenano un’emozione, o cambiando l’interpretazione dei fatti o magari studiando la reazione adeguata. In fin dei conti, una cosa dolorosa la gestiamo, ci lamentiamo, piangiamo, cerchiamo conforto.

OK, ma quando arriva qualcosa di bello è quasi più dirompente! Mettere in discussione la nostra quotidianità o pezzi di essa per qualcosa di bello ci impaurisce, ci lascia increduli e spiazzati, come se non potesse mai capitare a noi una cosa del genere o come se cercassimo la fregatura dietro l’angolo (insomma il dolore). Di fronte ad una cosa brutta si cambia per necessità, di fronte ad una bella lo si fa solo per scelta e, si sa, scegliere è roba da supereroi.

Siamo sempre più spaesati dall’accettazione delle cose belle che ci accadono rispetto a quelle dolorose.
Eppure, nella vita come nel lavoro, la capacità di accettazione può salvarci dalla sofferenza.
Soffriamo quando non sappiamo come gestire il bisogno di qualcosa che non abbiamo in quel momento o che, pur avendolo e avendolo desiderato, non abbiamo il coraggio di affrontare.

Di fronte ad un evento bello per la nostra vita, sembra quasi che, pur di mantenere lo status quo, siamo pronti a desiderare o a imporci di desiderare qualcosa di diverso da quello che ci accade. Questo ci mette sempre nella posizione di negare o allontanare i nostri sentimenti o, nel peggiore dei casi, di combattere la realtà, allontanando anche coloro che ci stanno vicino.

Ho imparato che l’accettazione è tutt’altro che un atteggiamento passivo. Accettare le cose che ci accadono non significa gettare la spugna, direi piuttosto che è una strategia pratica, uno stato mentale che ci permette di fare i conti con le cose difficili che ci capitano e che non possiamo cambiare.

Fermarsi, ascoltare con attenzione, scegliere e avere pazienza sono gli ingredienti per riuscire ad accettare, per vedere con distacco e lucidità ciò che ci accade.

Accettazione della realtà equivale a vedere più chiaramente la situazione che stiamo vivendo, analizzandola e prendendone le distanze.

Ecco, in siciliano si dice anche “lu pisu di l’anni, è lu pisu cchiù granni“, ossia il peso degli anni è il peso più gravoso da portare. Con gli anni, impari ad accettare per portare un peso lievemente più leggero.

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