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Chiedere scusa… al momento giusto

“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi evita una passione,
chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i
piuttosto che un insieme di emozioni;
emozioni che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti agli errori ed ai sentimenti!

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

Martha Medeiros

Forse, Lentamente Muore anche chi non è capace di chiedere perdono per i propri errori.

Questi sono i giorni in cui più spesso mi sono chiesto quando sia giunto il momento di chiedere scusa a sè stesso e agli altri, come capire quali siano i modi e momenti. Sono certo che non basti ripetere ‘scusa-mi dispiace-ho sbagliato’ oppure ‘è-tutta-colpa-mia’ per essere ascoltati o magari venire perdonati o, meglio, per iniziare a perdonarsi.

Credo che per tutti le scuse palesate quando si è ancora in pieno conflitto, puzzino di menzogna: quando si è troppo arrabbiati, è difficile guardarsi dentro, perciò chiedere automaticamente scusa è poco credibile. Suona semplicemente come un mantra imparato a memoria per gettare acqua sul fuoco, ma spesso con effetti opposti. Un po’ come il termine “sorry” che gli inglesi ripetono anche quando non hanno nulla di cui scusarsi e che si può sintetizzare in un “mi dispiace” capace alle volte di disorientare l’interlocutore, fino quasi a zittirlo per il contenuto di sarcasmo che porta con sè.
Credo sia fondamentale evitare di scusarsi lasciando che il significato di questa parola derivi verso il sarcasmo.

Non mi ritengo mai soddisfatto quando ricevo delle scuse in piena guerra: è solo un’arma per calmarmi. Non chiedo mai scusa quando le acque sono ancora agitate, perchè certamente sarebbero scuse che non verrebbero da cuore. 

La parola “Scusa” è chiara, asciutta e potente nella sua semplicità. Non credo di avere mai avuto grosse difficoltà a pronunciarla con sincerità, non l’ho mai vissuta come atto di sottomissione, di umiliazione o di debolezza.

Oggi mi trovo a sentire di dover chiedere scusa per molte cose a me stesso e ad altre persone, perchè, oltre alla necessità di ammettere i miei errori, oltre ad accettare la mia debolezza, devo anche iniziare a perdonare me stesso.

So che chiedere scusa è un atto importante, perché si abbandona, per sempre, un pezzo di sé. Chiedere perdono, non solo per cercare assoluzione e mettersi in pace con la coscienza, è strettamente correlato al modo di interpretare la vita.
Scusarsi e perdonarsi è liberatorio, ma è anche un atto di rottura che spazza via la staticità, il silenzio e apre spazio a nuove possibilità. Mettersi a nudo, onestamente, consapevoli dei propri sentimenti, davanti a qualcuno richiede coraggio. E’ un modo per non morire lentamente.

Sentirsi coraggiosi, anche se solo per un attimo, ci fa sentire forti, capaci di ogni cosa.
Chiedere scusa dimostra carattere, coraggio, personalità e senso della giustizia.
Non credo che la capacità di chiedere scusa sia propria solo delle persone sicure di sé, che non temono di ‘abbassarsi’ e umiliarsi, ma al contrario penso che sia connaturato nelle persone sicure di poter migliorare e non ripetere l’errore.

Insegnamo ai bambini fin da piccoli a comprendere l’errore, per gestire la propria arroganza, anche se involontaria. Insegnamo loro che questa arroganza rovina i rapporti, ma poi per gli adulti, chissà perché, valgono altre regole.

Le scuse sincere, quelle che sono la conseguenza di una riflessione, sono anche uno sforzo sincero di entrare nelle emozioni altrui, di capirle, di discuterle, di condividerle o meno, ma sempre di accettarle, anche se non ci appartengono. 

Penso che non ci siano tempi specifici per scusarsi (anche se la parte offesa alle volte le pretende immediatamente più per senso di rivalsa che per altro), dipende dalla gravità dei fatti, dalla disponibilità della persona offesa (noi stessi compresi) ad ascoltarci, dalla voglia e dalla possibilità di ricucire lo strappo, dal tipo di rapporto. Di sicuro serve calma, riflessione, tranquillità e soprattutto sincerità. 

Lasciare che tutto rimanga nell’indifferenza, nel silenzio, magari ritornando in rapporti formalmente buoni per quieto vivere, si trascina dietro il rancore. E il rancore è il sentimento che più detesto! 

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