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10 Gennaio: tre anni dopo

Il 10 gennaio 2014, in partenza dal porto di Palermo per il trasferimento a Londra, scrissi questo post.
Partivo con i miei due cani, una macchina carica e la volontà di rendere quest’avventura un successo.
Scrissi che non era una fuga in senso stretto, ma, forse, a guardarla oggi, sotto certi aspetti un po’ lo fu.
Dovevo mettere distanza tra me e il mio passato, alcune persone, alcuni sentimenti e dovevo ritrovare un equilibrio.

Oggi inizia una nuova fase della mia vita.
Forse la più sfidante, quella in cui sto investendo davvero tutto, senza paracadute.
Altre volte (qualcuno direbbe troppe) ho cambiato radicalmente, altre volte ho deciso di introdurre delle discontinuità nel mio percorso di vita personale e professionale.
Forse perchè ho saputo anticipare problemi che sarebbero arrivati o per crescere professionalmente o solamente per dare sfogo alla mia naturale inquietudine e voglia di cambiamento.
Oggi lascio Palermo, la città in cui tredici anni fa ho deciso di ritornare perchè volevo a tutti i costi dimostrare che anche in un contesto come il nostro qualcosa può nascere.
Qui ho trovato persone che hanno creduto in me e mi hanno dato l’opportunità di realizzare questo sogno.
Lascio Palermo dopo avere contribuito alla creazione di una realtà che oggi si permette di sfidare il mercato internazionale con dei propri prodotti e delle competenze appetibili sul mercato. Questo è stato possibile solo grazie al contributo di tutti coloro che lavorano con me e grazie alle “nostre” intelligenze locali.
Nulla è stato frutto del caso o della “raccomandazione”. Abbiamo rifiutato le vie brevi, le facilitazioni e abbiamo allontanato chi non la pensava come noi. Abbiamo seguito la nostra strada, magari facendo meno, faticando di più, ma senza compromessi.
Ci siamo guadagnati tutto sul campo, lavorando duramente e seriamente. Combattendo fino all’ultimo secondo del match.
Non siamo certo tra le eccellenze, quelli che attirano fondi o che finiscono sui giornali. Siamo un gruppo di persone che con le proprie risorse fa innovazione e ricerca ed eroga servizi e prodotti di qualità (o almeno crediamo di farlo).
Questo ci ha permesso di guardare oltre, di non cullarci e di non accontentarci mai.
Oggi, per la prima volta nella mia vita mi sento davvero orgoglioso del mio lavoro e della squadra che mi aiuta.
Non fuggo da Palermo, come qualcuno ha insinuato, anche se questa città, nelle sue assurde contraddizioni, mi ha dato momenti belli, indimenticabili, ma anche momenti bui, rabbiosi e dolorosi.
Ci sono state persone che mi hanno dato tanto, ci sono i miei amici di sempre e quelli nuovi, ci sono quelli che sono più che amici, i veri punti fermi Maurizio, Francesco, Luigi, Pippo, Lidia, Isabella, Agostino,.. ma ci sono state anche persone che mi hanno trascinato in fondo, lasciandomi lì, impedendomi di risalire.
Qui sono caduto e qui ho rialzato la testa, dopo avere visto forse il peggio di me stesso.
Sono riuscito a rimettermi in piedi più forte, non da solo, grazie alle persone che mi sono state e mi stanno vicino.
Devo tutto a loro, a tutte loro.
Non fuggo da Palermo, ma sono certo che se questa città e questa nazione non riscopriranno l’amor proprio, la dignità e il senso dell’onore e dello Stato, della solidarietà e del rispetto reciproco non saranno capaci di dare un futuro alle generazioni come la mia e come quelle che seguono.
Noi continueremo a scommettere sulla nostra città e sulla nostra Italia. Noi continueremo a lavorare seriamente e duramente, dimostrando che anche qui si può crescere. Ma prima o poi, dovremo tutti renderci conto che tutti, proprio tutti (politici, dipendenti pubblici, dipendenti privati, precari, casalinghe, pensionati…) dobbiamo avere rispetto per noi stessi, per la nostra città, per la nostra nazione e per il prossimo.
Senza questo, purtroppo, non basteranno quelli che continuano a scommettere e lavorare seriamente.
Non so se abbiamo davvero toccato il fondo, come comunità e come nazione, o se abbiamo iniziato la risalita e ci stiamo allontanando dal baratro. So però che vedo troppo pochi segnali.
Non fuggo da Palermo, ma voglio fare in modo che tutte le persone che lavorano con me abbiano un futuro professionale e che questo futuro non sia funzione delle scelte di altri (spesso dettati da interessi che non ci riguardano).
Non fuggo da Palermo, voglio solo essere capace di orientare il nostro futuro.
E’ un nuovo inizio.
Voglio solo provarci.

Oggi 10 Gennaio 2017, a tre Anni di distanza, credo di averci provato, credo che le cose non siano andate affatto male, credo di avere dimostrato che un’azienda come la nostra, se lo vuole davvero e si impegna, può giocare una partita internazionale, che può ottenere riconoscimenti a livello mondiale e mettere sul mercato roba davvero innovativa.

Oggi 10 Gennaio 2017, ho deciso ufficialmente di tornare a Palermo e iniziare, a 45 anni, una vita in cui io verrò prima della mia azienda e del mio lavoro. Dopo cinque anni senza respiro, in cui ho sacrificato tutto me stesso (per responsabilità ma forse anche per volontà di “narcotizzarmi” di lavoro) credo sia giusto iniziare a passare la mano ai più giovani. Questo vuol dire prima di tutto delegare e responsabilizzare, ma anche fare un passo indietro su alcune cose che mi hanno portato a non avere più una vita personale e a mettere da parte emozioni e sentimenti.

Per me, il 2016 è stato di sicuro l’anno più difficile degli ultimi sette anni, forse per la stanchezza accumulata in questi ultimi 5 anni o forse perchè invecchio, ma di sicuro è stato un anno di cambiamento, di travaglio interiore, di estrema paura e, sul finire, anche di grande speranza e di maggiore chiarezza.
Per la prima volta dopo sette anni, ho nuovamente delle aspirazioni e desidero qualcosa.

E’ stato l’anno in cui l’azienda ha ottenuto grandi risultati, in cui ho riposto fiducia nelle persone sbagliate e in cui ho dovuto sviluppare un’ ostinata diffidenza verso altre, ma in cui ho trovato anche Persone Che mi hanno teso la mano e sostenuto.

E’ senza dubbio stato un anno di sfide lavorative, di persone che ho conosciuto (tante), di incontri e parole, ma è stato anche pieno di persone che hanno saputo esserci in silenzio (di norma sono le mie preferite).

E’ stato l’anno in cui ho capito che un bacio in fronte può guarire tante ferite, accendere speranze, e che, sempre sempre, dopo le lacrime potrà esserci un sorriso.

Al 2016, devo la consapevolezza di avermi messo duramente alla prova, ma di avermi fatto crescere e capire che è giunto il momento, a 45 anni, di iniziare a rallentare (prima che sia troppo tardi) e di lasciare un po’ di tempo a Kairòs.

Il 2017 è iniziato con un pugno nello stomaco, ma non tutte le nuvole portano tempesta. So che ci saranno nuove sfide, che la vita che mi attende non sarà facile, che alcune scelte saranno dolorose, ma, tutto sommato, sono consapevole e sereno di ciò che devo fare.

Allora, non posso che rimboccarmi le maniche, chiederlo a coloro che mi sono vicino, perchè quest’anno sarà duro, ma bello e, soprattutto, mi riporterà alla mia #Mondello.

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