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Mondello

Stanotte, dopo una giornata veramente pesante in cui ho ricominciato a fare i conti con i pesi sotterrati tanti anni fa, sono tornato da te.

Insieme abbiamo ascoltato il nostro mare nel Silenzio più assoluto. L’una di notte di un martedì, autunno, non c’è freddo e non passa anima viva. Solo una coppia sulla spiaggia, ma seduti, in silenzio anche loro.

Tu sei sei stata per anni la mia compagna fedele, valvola di sfogo, colei da cui mi sono rifugiato la mattina presto con i miei cani o la sera a tardi, insomma quando il silenzio era il padrone di uno dei golfi più belli di italia.

Sei stata la compagna che mi ha ascoltato nei momenti peggiori e che mi ha donato attimi di serenità e gioia. Eri lì per me quando ero disperato. Hai ascoltato le lunghe passeggiate in silenzio con mio papà. Eri sullo sfondo nelle mie prime fotografie e in alcuni dei miei ricordi più belli. Hai visto crescere le mie rughe.

Mi hai accolto tra le Tue Braccia quando non era possibile dormire a casa. Nonostante la folla delle giornate di agosto hai sempre trovato spazio per me.

Da te sono fuggito quando ho deciso di andare via da Palermo, quasi fossi il simbolo di tutto ciò che dovevo lasciarmi alle spalle. Non sono tornato se non pochissime volte, di sfuggita, quasi per non incrociare lo sguardo. Come amanti traditi, non ci siamo più guardati perché sapevamo che proprio uno sguardo di troppo ci avrebbe fatto ritrovare e sarebbe stato impossibile partire.

E proprio come un amante da cui si ritorna in piena notte, disperati, a cui si bussa per un abbraccio, stanotte sono tornato da te. Proprio come un amante eri lì ad aspettarmi. Non è stato necessario parlare, perché dopo 35 anni, basta guardarsi negli occhi per capire se conosci bene i pesi della mia anima che avevo nascosto negli anni: gli errori, le fughe, le scelte errate, le paure… Mi hai abbracciato e coccolato, come la migliori delle amanti, hai capito e mi hai tenuto tra le tue braccia in silenzio, senza chiedere spiegazioni o fare domande a cui non potevo rispondere, senza recriminare la mia assenza. Le tue onde leggere sulla spiaggia, in una notte chiara e calda, mi hanno sussurrato parole di miele e cannella, come una mamma a un bambino che si è svegliato in preda agli incubi.

Sei la sintesi della mia Sicilia, un luogo amato alla follia, con cui si litiga, si soffre, ci si dispera, che si lascia con la promessa di non voltarsi più indietro e che poi si ritrova così in una notte d’autunno come se lo si fosse lasciato ieri.

Domani spero di poter dare il buongiorno più bello che ho letto: “Cercala tra gli spicci del cassetto la gioia di cominciare la giornata, tra le ciglia insonnolite di chi ti vuole bene, nella linea della mano che promette amore, nel verbo che chiude in sé poesia. Cercala nell’acqua del tempo che corre e non si ferma manco per dirti buongiorno, ché già il giorno passa e ti ritrovi a sera e di oggi ti resta una cucchiaiata di sostanza in fondo al cuore.

Grazie di avermi aspettato.

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