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Rose bianche alla “Quarto Savona 15”: i piccoli gesti che commuovono

Il cielo è azzurro a Castelvetrano, il sole tiepido, ma l’aria è immobile e velata di malinconia. Al centro del Sistema delle piazze la teca, scoperta affinché tutti possano vedere l’orrore del 23 maggio 1992 quando il boato di Capaci scosse la vita e la coscienza degli italiani. Poi nel piazzale la vita arriva, arrivano in pellegrinaggio i ragazzi, gli studenti e tra loro gli alunni delle classi IV e V del 2° Circolo didattico “R. Settimo”. Non erano ancora nati nel 1992. Ma oggi sono qui. Arrivano per vedere con i loro occhi la testimonianza di quel giorno lontano nel tempo, ma sempre vivo nella memoria di tutti per ricordare Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone che, insieme ai suoi colleghi Vito Schifani e Rocco Dicillo, viaggiava sulla “Quarto Savona 15” quel tragico pomeriggio di maggio. 

I gesti dei piccoli alunni commuovono: depongono ai piedi della teca rose bianche simbolo di purezza, innocenza e forza d’animo; scrivono pensieri, recitano una poesia dedicata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dal titolo “Non viviamo da vittime ma da eroi” e donano un manufatto intitolato “Legalità è… il filo invisibile della libertà” che ricorda le toccanti parole di Paolo Borsellino proferite durante il suo ultimo discorso in memoria di Giovanni Falcone. 

La scuola e la cultura fanno paura alle mafie, perché rendono più “robusti” i giovani contro ogni forma di prevaricazione. Così i piccoli ma “robusti” alunni sono intervenuti nel corso della manifestazione “Memoria Nostra” dello scorso aprile, esprimendo le loro considerazioni sull’importanza della legalità, della corresponsabilità, del rispetto delle regole già a partire dal contesto “classe”, mostrando il loro impegno al fine di crescere come cittadini onesti, consapevoli e, quindi, liberi.

Momenti come questi rappresentano non solo un esercizio della memoria, ma anche un forte richiamo al dovere etico di ciascuno, un dovere che, soprattutto per i giovani, deve diventare uno stile di vita da apprendere e coltivare. I docenti, in sinergia con le famiglie, hanno il compito di indicare alle giovani generazioni quale sia la vera strada da percorrere ed i veri valori cui ispirarsi. Straordinaria, a tal proposito, la sintesi di Gesualdo Bufalino secondo cui «la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari». Un motto divenuto ormai celeberrimo, che però assume un tono peculiare in giorni come questi: credere ciecamente nel domani, trasmettendo, a partire dalla scuola, il valore della libertà di scegliere e di  scoprire l’esistenza della bellezza in ogni piccola o grande azione, giorno dopo giorno; mostrare, ai più piccoli, che nel deserto del male, dell’oppressione, della privazione di sé, si può piantare un fiore destinato a moltiplicarsi.  

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