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Mercato olive, società di Castelvetrano condannata a pagare 44 mila euro

Una società con sede a Castelvetrano, che si occupa di commercializzazione di olive da mensa, dovrà pagare quasi 44 mila euro, di cui 6.000 circa di spese legali, all’azienda agricola Valentina Blunda di Partanna. La condanna è arrivata dal giudice della sezione civile del Tribunale di Marsala che ha rigettato l’azione proposta dalla società in opposizione al decreto ingiuntivo che l’azienda agricola Blunda aveva ottenuto nel marzo del 2021 nei confronti della società stessa. La questione riguarda il mancato pagamento di una fattura a fronte del conferimento di olive che l’azienda Blunda aveva effettuato nella campagna olivicola 2020. Tra la società e l’azienda agricola partannese venne stipulato un contratto per la vendita “a corpo” (sulla pianta) per una quantità stimata di 600 salme di olive da tavola. Tuttavia, dopo i primi conferimenti, il titolare della società acquirente ha ritenuto di non accettare più il prodotto contestandone solo verbalmente la pezzatura che, sulla scorta delle modalità di contrattualizzazione delle olive, non era viceversa contestabile.

La titolare dell’azienda agricola ha, quindi, proposto ricorso per decreto ingiuntivo per una fattura non pagata di 28.335,90 euro. Ora il Tribunale di Marsala, ritenendola infondata, ha rigettato l’opposizione e ha reso definitivamente esecutivo il decreto ingiuntivo: oltre l’importo della fattura l’imprenditore dovrà anche pagare gli interessi di mora, le spese legali, per un totale di quasi 44 mila euro.

La titolare dell’azienda Valentina Blunda (che è anche avvocato e si è difesa nella causa col collega Armando Butitta) ha dichiarato: «Oggi giustizia è stata fatta rispetto a un operato commercialmente discutibile da parte della società grossista di olive, che ha ritenuto di poter inadempiere un contratto regolarmente sottoscritto e chiarissimo nelle clausole. A motivo del rifiuto del pagamento della fattura è stata sollevata l’eccezione che le olive conferite, accettate e contrattualizzate a corpo sarebbero state inidonee alla lavorazione in quanto non conformi per pezzatura. A distanza di mesi e, soprattutto dopo averle trasformate ed utilizzate, dalla società hanno ribadito che le olive sarebbero state inidonee alla lavorazione da mensa in quanto, nonostante fossero state raccolte in pieno ottobre, sarebbero state addirittura acerbe».

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