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Il ricordo che ne ho…, Ferracane: “Quel pomeriggio al Clip Line e il gelido silenzio”

«La mafia?». Sorride l’attore Fabrizio Ferracane mentre si gode una giornata di pausa dal set di “Misericordia”, il film che sta girando con Emma Dante nel Trapanese. Sorride, e non a caso, perché pensa a ciò che, qualche giorno addietro, ha raccontato agli studenti del Liceo pedagogico di Castelvetrano. Un fatto vero che gli è successo davanti a una farmacia della sua città, raccontato con gesti e parole: due file di persone e uno che balza da una all’altra e si piazza davanti a lui con sguardo di sfida. «Ecco, la mafia è, innanzitutto, una questione culturale, di comportamento…».

Indietro nel tempo, Fabrizio Ferracane, oggi 47enne, quel 23 maggio 1992 lo ricorda bene. Riaffiorano ricordi e aneddoti di quel sabato pomeriggio, quando a un certo punto scese un gelido silenzio: «Mi trovavo con l’amico Luca Cortimiglia al “Clip Line”, un pub di Castelvetrano e, a un certo punto, la tv era accesa e iniziammo a capire cosa fosse successo dalle edizioni straordinarie dei tg. Ricordo Che uscimmo fuori in strada e volsi lo sguardo al cielo, quasi come se cercassi di vedere il fumo di Capaci…». Il 23 maggio 1992 Fabrizio Ferracane aveva 17 anni e frequentava il Liceo Scientifico della città. «Di Falcone, fino al momento delle stragi, sapevo solo che faceva il magistrato ma non oltre. Dopo Capaci ho conosciuto la sua storia e il suo impegno».

Chi uccide è contro il dialogo. Ne è convinto Fabrizio Ferracane: «La prevaricazione, l’egoismo non porta a nulla. Dialogare e confrontarsi, invece, sì. Alla fine il bene vero sono le persone e spesso ci sfugge di porre la giusta attenzione». Il rischio di dimenticare è pure quello che danneggia la memoria di chi l’antimafia l’ha vissuta e praticata. Non eroi ma testimoni. «Gli anni del dopo stragi sono stati quelli del riscatto – racconta ancora Ferracane – ricordo sempre con grande commozione il corteo “I love legalità” che si realizzò anni dopo: partecipai con altri colleghi attori e poi c’era una marea di giovani castelvetranesi: il volto bello della mia città».

Trent’anni dal ’92 è il tempo di due generazioni che hanno avuto raccontate le stragi, chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Poco più di un quarto di secolo durante il quale lo Stato ha dato risposte alla criminalità mafiosa. «Che fare? Parlare di bellezza, invogliare chiunque a leggere, fare sperimentare nei giovani interessi nuovi – dice Ferracane – dare speranza che un mondo migliore possiamo averlo. A partire dall’impegno di noi stessi per andare avanti. A tutti i miei concittadini dico: partecipare è un dovere morale, è un segno di democrazia pieno di valore», conclude Ferracane, prima di tornare sul set nella Riserva di Monte Cofano.

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