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Esempio immenso di dignità, l’eredità di Giuseppe Di Rosa

La scomparsa di Giuseppe Di Rosa ha commosso la comunità di Castelvetrano. Nonostante da 13 anni vivesse a Londra con sua moglie e la figlia, manteneva ancora forte il legame con la sua città di origine. E proprio qui dove era rimasto per le vacanza ha scoperto di avere un terribile male. Era rimasto per godersi il mare di Triscina, il suo luogo del cuore, ma è dovuto partire per seguire un duro percorso di cure presso una struttura ospedaliera nel Veronese.

Giuseppe Di Rosa aveva 54 anni ed era un ingegnere che lavorava nel campo della logistica, appassionato di filosofia, psicologia, astrologia e in generale di tutto quello che poteva essere funzionale ad approfondire la conoscenza di sé e degli altri. “E’ riuscito ad affrontata la malattia con lo stesso approccio con cui ha sempre affrontato la Vita – racconta la sorella Serenella a CastelvetranoSelinunte.itlucido, razionale, ma anche visionario e trascendentale, nella convinzione che solo la comprensione profonda di ciò che ti sta accadendo può dare un senso a qualunque esperienza della vita, anche quella della malattia e magari, chissà, superarla e guarire. Purtroppo non è stato così. In soli 2 mesi il suo fisico forte, robusto che è stato annientato dalla malattia”.

Giuseppe Di Rosa lascia una grande eredità che è racchiusa in una lettera che la famiglia ha pubblicato sui social: Adorato Giuseppe nostro, è impossibile per la tua famiglia comprendere il perché di quello che ti è successo e ci è successo. Ma ci vogliamo provare. Da te abbiamo appreso che ogni esperienza, anche quella della malattia, rappresenta un percorso di conoscenza di se stessi. Non hai, infatti, odiato la tua malattia, ci hai dialogato, l’hai accolta come parte di te e come tale doveva per forza svelarti quale fosse il vulnus, l’irrisolto della tua vita che l’aveva generata, per porvi rimedio, se possibile, o anche soltanto per conoscere meglio te stesso. Sei arrivato a considerarla una vera e propria opportunità che la vita ti offriva per accantonare definitivamente il superfluo, il non necessario a liberare pienamente la tua anima bella. Era la sfida delle sfide e, mentre gradualmente la vita ti lasciava, pensavi di averla persa.

E, invece, no, grandissimo amore nostro, sei stato un titano, un esempio immenso di dignità, di forza, resistenza, non hai ceduto mai un minuto allo sconforto, alla rabbia, alla disperazione, anche quando il tuo fisico iniziava a non reggere più il peso di questa devastante malattia. Anche se speravamo tutti che l’epilogo fosse diverso, sei il nostro campione, hai vinto la sfida, amore nostro, perchè hai saputo caricare di un significato profondo questa esperienza di sofferenza. Ed è, forse, nella nuova dimensione in cui adesso ti trovi che hai trovato la serenità e la felicità di vedere compiuto il percorso di consapevolezza di te che hai perseguito per tutta la tua vita.

È un’eredità importante quella che ci lasci, la terremo sempre viva e la onoreremo, promesso. Anche se la tua assenza fisica nelle nostre vite, Giuseppe nostro adorato, inutile negarlo, sarà insopportabile. Ma tu pensa ad essere felice perché te lo meriti. Noi ti amiamo infinitamente e perdutamente.

Mamma, Nelly, Jo, Anna Lisa, Serenella, Christine”

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