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28 anni fa l’omicidio di Libero Grassi, era rimasto solo

Ventotto anni fa a Palermo l’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi. Era il 29 agosto del 1991. Grassi si era ribellato alle continue richieste di pizzo. In mattinata, in via Alfieri, il ricordo delle istituzioni.

Addiopizzo ha organizzato le iniziative per rilanciare la lotta alle estorsioni. Iniziative che cominceranno alle 7,40, ora in cui Libero Grassi venne ucciso. Stava andando alla Sigma, la sua azienda di biancheria intima maschile. Aveva 67 anni. Nella lotta contro il racket e la mafia era rimasto solo senza l’appoggio dei colleghi e senza il sostegno di Confindustria, dopo aver denunciato pubblicamente sui giornali e in televisione i suoi estortori che vollero spegnere con i proiettili la voce di un uomo “Libero”.

A Castelvetrano, durante l’amministrazione Errante, è stata presentata la richiesta di intestare una via cittadini al “padre dell’antiracket” dalla Pro Loco Selinunte, presieduta da Pier Vincenzo Filardo e dai responsabili dell’associazione Antiracket Libero Futuro Castelvetrano, Nicola Clemenza, e dalla cooperativa sociale Girasole, Vincenzo Tura, e dal Cresm, Alessandro La Grassa.

Libero Grassi – Biografia

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Libero Grassi (Catania, 19 luglio 1924 – Palermo, 29 agosto 1991) è stato un imprenditore italiano, ucciso da cosa nostra dopo aver intrapreso un’azione solitaria contro una richiesta di pizzo senza ricevere alcun appoggio da parte delle associazioni di categoria.

Nato a Catania, ma trasferitosi a 8 anni a Palermo, i genitori gli danno il nome di Libero in ricordo del sacrificio di Giacomo Matteotti. La famiglia è antifascista e il ragazzo matura anch’egli una posizione avversa al regime di Benito Mussolini. Nel 1942 si trasferisce a Roma, dove studia scienze politiche durante la seconda guerra mondiale. Entra in seminario, “decisione questa presa, non per una vocazione maturata nell’avversità della guerra, bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti”. Ne esce dopo la liberazione, tornando a studiare. Passa però alla facoltà di giurisprudenza all’Università di Palermo.

Malgrado l’intenzione di divenire diplomatico, prosegue l’attività del padre come commerciante. Negli anni cinquanta si trasferisce a Gallarate, dove entra nel meccanismo dell’imprenditoria; in seguito torna nel capoluogo siciliano per aprire uno stabilimento tessile. Nel 1961 inizia a scrivere articoli politici per vari giornali e successivamente si dà anche alla politica attiva con il Partito Repubblicano Italiano, dal quale viene nominato, nella seconda metà degli anni settanta, “suo rappresentante in seno al consiglio di amministrazione dell’azienda municipalizzata del gas”
Minacce di Cosa nostra e assassinio.

Dopo aver avuto alcuni problemi con la fabbrica di famiglia, viene anche preso di mira da Cosa nostra, che pretende il pagamento del pizzo. Libero Grassi ha il coraggio di opporsi alle richieste di racket della mafia, e di uscire allo scoperto denunciando gli estorsori. I suoi dipendenti lo aiutano facendo scoprire degli emissari, ma la situazione peggiora.
La condanna a morte di Grassi arriva con la pubblicazione sul Giornale di Sicilia di una lettera sul suo rifiuto a cedere ai ricatti della mafia. La sua lotta prosegue in televisione, intervistato da Michele Santoro a Samarcanda su Rai 3, e anche dalla giornalista tedesca Katharina Burgi della svizzera Neue Zürcher Zeitung (NZZ Folio) colpita dal suo comportamento positivo volto a denunciare i mafiosi. Libero Grassi fu lasciato solo nella sua lotta contro la mafia, senza alcun appoggio da parte dei suoi colleghi imprenditori, venendo infine assassinato il 29 agosto 1991. Il 26 settembre successivo Michele Santoro e Maurizio Costanzo gli dedicano una serata televisiva a reti unificate (Rai 3 e Canale 5).

Per il suo omicidio sono stati condannati nel 1997 Marco Favaloro, mentre 2004 vari boss, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pietro Aglieri.

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