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Sotto processo per la posidonia. Assolti tre castelvetranesi

Il giudice monocratico Dr. Maria Pia Blanda del Tribunale penale di Marsala, ha assolto ai sensi dell’art. 530 c.p.p. per insussistenza del fatto di reato, l’arch. Michele Caldarera (difeso dall’avv. Franco Messina) e il Geometra Raffaele Giobbe (difeso dall’avv. Maika Giacalone), all’epoca entrambi in servizio all’Ufficio Tecnico del Comune di Castelvetrano e l’imprenditore Nicolò Clemente (difeso dall’avv. Francesco Moceri) che, nel giugno del 2012, avrebbero violato le norme a tutela dell’ambiente (D. Lgs. N. 152/2006) poiché avrebbero abbandonato o depositato in modo incontrollato rifiuti scaricandoli in un terreno agricolo di via Cavallaro a Marinella di Selinunte, senza la prescritta autorizzazione.

Il Nucleo di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato che aveva posto sotto sequestro l’ingresso del Parco archeologico di Selinunte per infondati sospetti di rifiuti depositati all’interno delle dune di recinzione, in altro procedimento penale anch’esso definito con sentenza assolutoria, passando casualmente dalla via Cavallaro si accorge di un cumulo di posidonia deposte ad essiccare in un oliveto.

Gli agenti, intuendo trattarsi delle piante rimosse dal porticciolo di Marinella di Selinunte, contattano l’Ufficio Tecnico comunale e pongono sotto sequestro l’intero fascicolo d’ufficio consistente in una nutrita elencazione di documenti, compresa la delibera sindacale di somma urgenza emessa, su sollecitazione del Prefetti di Trapani, dall’allora sindaco di Castelvetrano Gianni Pompeo.

Viene posto sotto sequestro anche il terreno agricolo di proprietà di un uomo che aveva sottoscritto un’autorizzazione al deposito delle piante nel suo oliveto.

Il processo penale pendente dal 2015, ha messo in luce che i lavori de quo, erano stati debitamente concordati dall’Ufficio Tecnico comunale con la Capitaneria di Porto competente, mediante la sottoscrizione di apposita Ordinanza n. 12/2012 emessa il 4 maggio 2012 proprio dalla Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo.

Il Comune aveva richiesto l’autorizzazione al conferimento dei rifiuti alla ATO TP 2 Belice Ambiente SpA in liquidazione ed ha curato le prescritte comunicazioni con l’Assessorato regionale al Territorio ed Ambiente della regione Sicilia e messo in pratica tutte le metodologie e gli accorgimenti tecnici necessari alla tutela della salute pubblica.

Peraltro gli imputati avevano previsto un trattamento preventivo di essiccazione prima del definitivo conferimento all’impianto di smaltimento attraverso il temporaneo deposito dei cumuli di posidonia su un terreno privato in convenzione sottoscritta dalla proprietà e di cui alla contestazione penale, che si è reso necessario per ragioni di tutela dell’area cittadina della località balneare, al fine di allontanare i rifiuti che avrebbero provocato l’olezzo putrescente che si sarebbe propagato dal luogo di cantiere, vicinissimo a bar, ristoranti ed attività commerciali stagionali e permanenti della borgata turistica di Marinella di Selinunte, proprio nel periodo della stagione balneare già iniziata.

Il deposito temporaneo al fine dell’essiccazione delle foglie di posidonia, è stato disposto attraverso atti formali e apposite comunicazioni, peraltro previste da consuete note dal Dipartimento dell’Ambiente dell’Assessorato Territorio ed Ambiente che di anno in anno, consolidano il rapporto istituzionale con riguardo alla ripetuta emergenza dell’ammasso periodico nello specchio d’acqua del porticciolo di Marinella di Selinunte e agli annuali lavori di rimozione, stoccaggio e smaltimento.
Proprio con riferimento alle norme in materia ambientale ed in particolare alle disposizioni del D. Lgs. 3/4/2006 n. 152, è lo stesso decreto legislativo che prevede l’alternativa del raggruppamento temporaneo dei rifiuti.

Ed in vero, subito dopo il deposito temporaneo nel terreno in proprietà privata di via Cavallaro, già con provvedimento dirigenziale del 25 luglio 2012 è stata incaricata per lo smaltimento la ditta CADA snc e si è regolarmente proceduto al conferimento del cumulo di posidonia presso l’impianto individuato per il recapito finale del rifiuto.

Il giudice ha accolto in pieno le tesi difensive degli avvocati Franco Messina difensore dell’arch. Caldarera, di Maika Giacalone in difesa del geom. Giobbe e di Francesco Moceri difensore di Nicolò Clemente e ha assolto i tre imputati con la più ampia formula assolutoria.

Uno dei casi di eutanasia di un processo penale che non avrebbe dovuto mai assurgere agli onori delle cronache, a voler soltanto meglio analizzare i documenti autorizzativi e le comunicazioni agli Enti competenti che dimostrano la correttezza dell’operato del vituperato Ufficio Tecnico comunale allora diretto dall’Ingegner Giuseppe Taddeo”, dichiara l’avv. Franco Messina che esprime la propria soddisfazione per la decisione del giudice che ha posto fine ad un processo affetto da “anomalie evidenti” e che non ha superato l’attenta verifica dibattimentale.

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