CALABRIA – Il 16 agosto 1972, le profondità marine di Riace rivelarono al mondo un segreto millenario: i Bronzi di Riace. Queste Statue, testimoni silenziosi dell’apice dell’arte greca classica, sono diventate l’insegna dell’illustre patrimonio artistico calabrese. La Calabria, terra di meraviglie naturali e culturali, è un insieme di storia e tradizione. E mentre la sua ricchezza ambientale cattura spesso l’attenzione, è essenziale ricordare le sue inestimabili opere d’arte. Tra queste, i Bronzi di Riace occupano un posto d’onore. Ma chi erano queste imponenti figure che hanno sfidato il tempo? La loro identità e la storia dietro di loro sono avvolte nel mistero. Numerosi sono gli studi e le teorie formulate, ma una delle interpretazioni più affascinanti proviene dal Prof. Paolo Moreno, un’autorità nell’arte greco-romana. Secondo la sua ipotesi, le statue rappresenterebbero Tideo e Anfiarao, protagonisti delle mitiche spedizioni contro Tebe. Le analisi condotte rivelano che le statue potrebbero essere state scolpite da due grandi maestri dell’arte antica: Ageladas e Alcamene. Mentre Ageladas, con la sua bottega ad Argo, potrebbe aver dato vita a Tideo, Alcamene, originario di Lemno ma attivo ad Atene, potrebbe essere stato il creatore di Anfiarao. Questi maestri, ispirati dalla grandezza della Grecia classica, hanno immortalato in bronzo la gloria e la tragedia degli eroi. Le storie di Tideo e Anfiarao, intessute di coraggio, destino e mitologia, sono diventate icone della Calabria. Rappresentano la simbiosi perfetta tra ambiente e cultura, tra la maestosità della natura e la sublimità dell’arte. Queste statue sono un monito costante dell’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio della regione Calabria, sia esso naturale o artistico.

Fabio Guarna